Il razzismo non è sempre odio puro. Spesso è l’opinione che un gruppo sociale o un popolo siano propensi più di altri al crimine o alla violenza. Idee che maturano e vengono poi esternate nella convinzione che siano vere e giuste, spesso addirittura umane e a difesa della collettività. Le ricerche e i documenti giudiziari ci dicono, al contrario, che popoli e gruppi sociali non sono diversi l’uno dall’altro in quanto a etica dei valori fondamentali o comportamento. Eliminando ebrei, rom, omosessuali, mendicanti, disabili, liberi pensatori e altre minoranze i nazisti pensavano di realizzare la società perfetta. Non andò come pensavano, nonostante fossero convinti delle idee che professavano.

Italiani, razzisti inconsapevoli
Da un po’ di tempo non partecipavo più alle discussioni che fioriscono ovunque – si fa per dire: non sono fiori, ma muffe – in Facebook riguardo agli stranieri e alla loro presunta “invasione”. Ieri e oggi, però, non ho resistito e ho pubblicato, qua e là, alcuni commenti, anche per supportare chi si sentiva infastidito dalle più pesanti espressioni di intolleranza. Una costante che ho notato da parte chi professa il rifiuto di chi è diverso è una marcata permalosità di fronte a chi definisce “razziste” le sue esternazioni: “Non si permetta di darmi del razzista o dovrà assumersene le responsabilità! Razzista è chi odia e io non odio, ma sono solo uno dei tanti che non ne può più della paura e dell’insicurezza che migranti e rom portano nel nostro Paese”. A loro beneficio ho commentato con una breve aggiunta alla più comune definizione di “razzismo”: