di Rita Di Giovacchino
A quattordici anni dalla prima edizione “Il libro nero della Repubblica”, edito da Castelvecchi e scritto da Rita Di Giovacchino, una giornalista che ha raccontato l’Italia dei segreti e non si è mai arresa alle verità di comodo, è tornato in libreria aggiornato agli sviluppi di fatti recenti a partire da Mafia Capitale.
Non un libro di storia, mette sull’avviso l’autrice, perché la ricostruzione storica è tuttora ostacolata dai troppi depistaggi che hanno accompagnato le indagini sui delitti di mafia e terrorismo, piuttosto un ampio reportage sul “volto oscuro del potere”. Dall’affaire Moro, ai crimini mafiosi, fino alle agenzie del crimine che hanno manovrato la catena di ricatti che ha condizionato la vita del Paese e che può essere svelata, in mancanza di documenti ufficiali, soltanto da una ricostruzione puntigliosa dei fatti e delle testimonianze.
Nel “libro nero” troviamo la storia di una costante pratica dell’eversione che ha lasciato
sul campo centinaia di vittime, triste primato dell’Italia sugli altri paesi occidentali, eventi tragici mai del tutto chiariti perché le prove sono state sotterrate e manomesse, o semplicemente ignorate grazie alla ragion di Stato e alle manovre di centri occulti di potere, come la P2 di Licio Gelli, che in cambio della gestione del silenzio hanno inquinato la vita pubblica con il ricatto e la corruzione.
Riportare all’attenzione la “galleria degli orrori” della Repubblica diventa così un esercizio della memoria utile a capire l’Italia di ieri, ma anche il presente e il futuro di un Paese uscito a pezzi dalla Prima Repubblica.
“A chi non ha letto Il Libro Nero suggerisco di farlo perché è ancora terribilmente attuale- spiega Rita Di Giovacchino: “La guerra fredda è finita trenta anni fa, ma non è finita la corruzione e il patto tra mafia e poteri non è stato sconfitto. A chi invece lo ha già letto e lo ha amato consiglio di acquistare la nuova edizione perché vi troverà le risposte ai misteri che avevo lasciato irrisolti soprattutto riguardo al caso Moro. Anche se posso dire con soddisfazione che i risultati delle nuove indagini hanno dato ragione ai dubbi che avevo sollevato. Hanno un nome e un volto gli uomini della ‘ndrangheta presenti in via Fani, è stata circoscritta la mappa della zona al centro di Roma dove con l’uccisione di Moro si è consumato l’ultimo atto del più grave attentato politico compiuto in Italia. Non sappiamo ancora chi ha materialmente eseguito la sentenza, anche se ormai è noto il nome del “Legionario De” indicato da Pecorelli, ma è quasi certo che le Brigate rosse ormai accerchiate abbiano ceduto l’ostaggio a personaggi legati alla Banda della Magliana e dunque alla mafia. E ai servizi segreti. C’erano dieci miliardi sul tavolo della residenza del Papa a Castel Gandolfo, all’epoca Paolo VI, pronto a pagare per la salvezza di Aldo Moro ma una mano dall’alto lo ha fermato per conto di interessi internazionali. Ed è forse questo il retroscena più appassionante su cui la Commissione parlamentare Moro2 ha alzato il velo”.
Nella nuova edizione c’è anche un capitolo interamente nuovo su Massimo Carminati, uno dei protagonisti del “Libro nero” fin dall’inizio, ovvero fin dall’omicidio di Mino Pecorelli il “giornalista che sapeva troppo” sui segreti del sequestro Br. Il suo ritorno all’attualità con Mafia capitale consente di riallacciare i nodi del passato e ci offre una foto inedita della Roma di oggi, dove troviamo ex terroristi neri che si sono trasformati in manager del crimine organizzato. “Riscrivere questa storia, fatta di molte storie che si intrecciano- conclude Di Giovacchino- è stato come chiudere il cerchio di un’inchiesta che ha accompagnato tutta la mia vita professionale. Molte vicende ruotano attorno a Giulio Andreotti e a Licio Gelli, che se fossero ancora vivi avrebbero oggi 100 anni, invece se ne sono andati tutti e due pochi anni fa lasciandoci un groviglio di segreti da sbrogliare. Io semplicemente ho cercato di farlo e spero almeno in parte di esserci riuscita”.