«Il nuovo emendamento sull’Inpgi, approvato dalla commissione Bilancio della Camera a meno di 72 ore dal via libera al precedente, è la conferma della volontà di una parte della maggioranza di governo di colpire l’informazione, i giornalisti e l’autonomia del loro istituto di previdenza», è il commento del segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, Raffaele Lorusso.
«Se l’obiettivo è quello di aprire una resa dei conti senza precedenti, ricorrendo magari fra qualche mese alla figura di un commissario, si tratta di un’operazione pericolosa quanto inutile perché, come riconosce chiaramente il testo dello stesso emendamento, la messa in sicurezza dell’istituto passa attraverso l’allargamento della platea degli iscritti ad altre figure di professionisti del settore», prosegue Lorusso.
Si tratta, aggiunge il segretario della Fnsi, di «un passaggio imprescindibile anche rispetto ad altri auspicati interventi, ai quali il Cda dell’istituto non si è mai sottratto e che andrebbero adottati soltanto dopo averne verificato la rispondenza alle leggi e ai principi costituzionali. Ogni altra ipotesi appartiene a forme di propaganda e di demagogia d’accatto che esprimono bene lo spirito dei tempi», conclude.
«Con un intervento dell’ultimo minuto è stato nuovamente modificato, su richiesta del Mef, l’emendamento a favore dell’lnpgi creando incertezza e confusione», osservano da via Nizza. «Infatti, se da una parte si dice che l’istituto ha 12 mesi di tempo per approntare interventi che siano efficaci per la stabilità di medio-lungo periodo, dall’altra si sospende il possibile ricorso al commissariamento solo fino al 31 ottobre 2019. Come se fosse possibile per il Cda dell’istituto, che non si è mai sottratto alle proprie responsabilità e continuerà a farlo, fare un lavoro serio in poco più di tre mesi», aggiungono.
«E ancora – rileva l’ente – da una parte si riconosce la validità della strada di ampliamento della platea degli iscritti, ma dall’altra si stanziano le risorse per attuarla solo a partire dal 2023. Non vorremmo che dietro queste evidenti contraddizioni ci sia un unico obiettivo: colpire i giornalisti e l’intero settore editoriale attraverso la figura di un commissario che tagli tutele e welfare di un’intera categoria e finisca per deprimere ancora di più il sistema dell’editoria al quale l’lnpgi ha garantito finora un sostegno decisivo».