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Conte le spara grosse. Alla Ue: allontanare la procedura di infrazione

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Dateci un Commissario. Bagnai (Lega): minibot? Meglio i buoni pasto. I problemi dell’Italia li ricorda Landini: gli scioperi si fanno per ottenere. Piazze piene

Di Alessandro Cardulli

La lingua italiana è bellissima. Con poche parole descrive fatti, situazioni spesso molto complicate. I proverbi, davvero un tesoro linguistico, di provenienza popolare spesso, anzi quasi sempre, aiutano a capire meglio di tanti discorsi, di mille e mille parole che girano attorno all’argomento che vuoi segnalare. Vediamone alcuni: se non è zuppa è pan bagnato, allarga allarga il cerchio stringe, per non parlare del “redde rationem”e cose simili. Veniamo al caso in questione. Per mesi e mesi i nostri media hanno goduto di una smisurata libertà. Parliamoci  chiaro non  intendiamo la libertà, o meglio la possibilità  di produrre conoscenza rispondendo a quella  norma non scritta che dovrebbe essere il vangelo per i giornalisti, il loro diritto ad informare  e insieme, il diritto dei cittadini ad essere informati. Un diritto sottratto dai media ai cittadini, a partire da quelli  televisivi, campione il TgUno, per non parlare della rubrica di Buno Vespa. È accaduto infatti  che su un problema vitale per il nostro paese, il rapporto fra il governo gialloverde e la Commissione della Unione europea se ne sono lette di cotte e di crude. In primo luogo chi tratta a nome del nostro, anzi il loro di Lega e M5s, governo con gli organismi dell’Unione. Problema non di poco conto visto che è in ballo la possibilità che la Commissione, o meglio gli organismi previsti dallo Statuto Ue,  decidano ai aprire una procedura di infrazione per debito eccessivo, con pesanti conseguenze per la nostra economia. Se ne sono dette e scritte di tutti i colori.

Salvini (Lega): sarò io a decidere. Di Maio (M5S): non siamo fessi

Per esempio, Salvini, Lega, scavalcando il presidente del Consiglio, Conte, il viceministro Di Maio, CinqueStelle e il ministro Tria, il titolare del Tesoro, quindi, nel caso l’unico a trattare, ha fatto sapere che non gli importa niente di chi siede ai tavoli di Bruxelles, che sarà lui e solo lui a decidere. Di Maio è stato  più prudente. Facendo una specie di “maramao” ai “burocrati” di Bruxelles ha detto “Non siamo fessi”, riferito ovviamente a se stesso, quasi fosse lui a trattare. Il ministro Tria, l’unico abilitato visto che le decisioni sulle situazioni economiche sono prese dagli appositi organismi europei, a partire da Ecofin, dalla Commissione cui partecipano i responsabili dei governi, addirittura si è presentato in Parlamento, Camera e Senato, per indicare la linea del governo, ma non ha detto niente che la lasciasse intravedere. Rompe la monotonia, smonta, già proprio così, le  immagini tv che non parlano al Paese reale, il quasi silenzio dei media, Maurizio Landini, segretario generale della Cgil intervistato da Lucia Annunziata in “Mezz’ora in più”. Ricordiamo anche qualche giornalone che invece di parlare dello sciopero generale dei metalmeccanici ha intervistato qualche lavoratore che partecipava ad una delle tre grandi manifestazioni indette da Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil  che aveva votato alle europee per la Lega. Dice Landini: “Il governo finora non ha ascoltato il sindacato, noi ci stiamo mobilitando per chiedere di aprire dei confronti e delle trattative vere”. Ricorda le manifestazioni delle varie categorie, dal pubblico impiego ai metalmeccanici. “Gli scioperi – ha detto – stanno andando bene, e la partecipazione non era scontata”. Annuncia che quella di sabato prossimo a Reggio Calabria sarà “una grande manifestazione”. Quanto allo sciopero generale Landini ha detto “ne stiamo discutendo, e con tutte le iniziative messe in campo è chiaro che se il governo nelle prossime settimane non ci convoca noi non escluderemo nulla”.

Le grandi questioni: lavoro, sviluppo, eguaglianza, ignorate dai gialloverdi

Parole che dovrebbero essere tenute ben presenti in particolare dal presidente del Consiglio. Ma non sembra proprio che questo sia il suo orizzonte quando affronta il rapporto fra l’Italia e la Ue. La grande questione del lavoro, dello sviluppo economico e sociale, il problema dell’eguaglianza non sembra facciano parte della agenda gialloverde. Accade che Conte scenda direttamente in campo. Un giorno sì, e l’altro pure fa sapere che è lui a condurre la trattativa con la Ue insieme al ministro Tria oppure se ne va, tutti a casa. Salvini e Di Maio acconsentono. Piena fiducia a Conte, il quale incontra anche il Presidente della Repubblica. Ma dalle parole ai fatti il passo è lungo ed ogni giornalista offre una sua interpretazione della “linea Conte”. L’ultima in ordine di tempo è quella di uno “scambio”. Conte cercherebbe di prendere tempo prima di inviare la lettera alla Commissione in cui annuncia ciò che il governo italiano intende fare per evitare la procedura di infrazione. Uno “scambio” alla pari, io ti do una cosa a te, per esempio in  merito alla futura presidenza Ue e tu mi dai un salvagente per evitare la procedura di infrazione. Perciò il Consiglio europeo che si  terrà il 20 giugno prossimo per discutere le nomine dopo le europee dovrà precedere la “correzione dei conti”. Il che significa, di fatto, che la “lettera” da inviare alla Commissione potrà slittare. Non solo, già che ci siamo, sarebbe utile  spostare le date relative alle varie fasi della procedura in modo tale da far saltare un eventuale  ricorso  alle urne  a settembre, cosa non gradita a Di Maio e ai Cinque Stelle. Insomma il trionfo del “politichese”, l’esatto contrario di quanto affermato da Landini.

La riunione del Consiglio Europeo sugli assetti futuri dell’Unione

Torniamo ai proverbi. Questa sarà una settimana chiave per dipanare la matassa. Si parte giovedì con prosecuzione venerdì quando si riuniscono i capi di Stato e di governo  a Bruxelles per il Consiglio europeo di giugno per cercare un accordo sugli assetti futuri dell’Unione. La partita è tutta aperta. Trattative sono in corso tra le forze politiche in Parlamento europeo. In testa alle “preoccupazione” dei paesi Ue il ‘caso Italia’ e la partita con la Commissione europea sui conti pubblici. La Ue insiste sulla richiesta al governo italiano di inviare a Bruxelles misure sufficienti a evitare la procedura per violazione della regola del debito. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ad oggi ha solo fatto presente che più della lettera valgono “i contenuti”, che la lettera “è quasi pronta”. Forse si scrive a tappe? Un po’ di Salvini, un po’ di Di Maio, il timbro di Tria, sempre più taciturno. Dichiarazione sibillina, ma non troppo. Se non si parla di “contenuti” di che diavolo si dovrebbe parlare? Mistero. Conte, si dice, dovrebbe avere colloqui con gli altri leader e con il presidente della Commissione Jean Claude Juncker. A Lussemburgo, in programma un Consiglio Affari Esteri, un Consiglio Affari generali e una riunione dei ministri dell’Agricoltura. Se ne saprà di più, a meno che Conte non faccia come Tria che in audizione, come abbiamo detto, si guardò bene dal dire alcunché, in particolare sul commissario pesante, quello dell’economia, in pole il sottosegretario leghista Giorgetti, l’uomo ombra di Salvini, rivendicato dall’Italia. Il premier riferirà in Aula, si spera anche sulle misure da inserire nella prossima manovra, con la Lega che spinge sulla flat tax mentre i 5 stelle rilanciano sul salario minimo. Qualcosa di più di come si sta muovendo il governo, sulla collocazione di Lega e M5s si  apprende sempre da “Mezz’ora in più” con l’intervista della Annunziata ad Alberto Bagnai, presidente della Commissione Bilancio, leghista doc, che non nasconde la sua posizione contraria all’euro.

Il  presidente leghista Commissione Bilancio: l’euro non è una buona idea

Dice il Bagnai: “Abbiamo un contratto di governo ma non penso di poter decidere da solo i destini del Paese; non rinnego nulla di quanto ho scritto da un punto di vista scientifico ma bisogna rispettare il contratto di governo”. Il parlamentare della Lega, secondo “fonti giornalistiche” come lui stesso ha detto, sarebbe in pole per diventare ministro degli Affari europei, “anche se non avrei né reticenze né ambizioni se mi venisse chiesto”.  Bagnai ha fatto presente che  nel governo si sono liberate due posizioni oltre al ministero degli Affari europei anche due sottosegretari. “La mia risposta – ha proseguito rispondendo alla   Annunziata – è che un economista non può dire che l’euro sia una buona idea ma un politico deve fare altre cose e occuparsi del benessere dei cittadini e anche di chi non la pensa come lui”. Quanto a una precedente affermazione che in caso di uscita dall’euro “mi berrei un caffè” Bagnai, riportano le agenzie di stampa, ha precisato “non l’ho detto recentemente, e ho detto che in caso di uscita dall’euro o di un altro importante shock macroeconomico, di un’altra catastrofe come Lehman, il giorno dopo la gente andrebbe a lavorare e andrebbe al bar. E questo non significa dire che il mondo si ferma perché l’assetto è cambiato”. Un bell’esempio di qualunquismo, ce lo consenta il Bagnai.  Aggiungiamo, perché non riportato dalla agenzie di stampa, che il presidente della Commissione Bilancio  dice che non è un sostenitore dei minibot  ma che ricorda, “sono nel programma del governo. Nessuno se ne era mai accorto?”. Allora che significa? Lui fa presente che invece dei minibot sarebbe favorevole ad usare dei bot “simili ai buoni pasto”. Pensate che effetto farà a Bruxelles la notizia dei buoni pasto per sanare  il debito  ed evitare la procedura di infrazione. Poi candidato come ministro agli Affari Europei? “Sono anticipazioni giornalistiche. Se mi verrà chiesto sono a disposizione”. Poi  torna sui minibot e dà una notizia. “A me non risulta che il M5s non voglia i minibot – dice – in questo momento c’è evidentemente bisogno di creare un incidente che tenga l’Italia sotto un sostanziale potere di ricatto: ti faccio la procedura se tu non accetti una serie di cose”. Poi si lancia in una filippica a tutto campo e guarda caso, è in particolare un  “avvertimento” per il ministro Tria. “A questo atteggiamento ricattatorio, mafioso, se dovessero evidenziarsi dinamiche di questo tipo, non dico che siano di questo tipo, ma se si dovesse vedere che l’attacco al nostro paese è pretestuoso, sono il primo a dire, ma lo farebbe senza che nessuno glielo dica, che il ministro Tria opporrebbe un fermo no”. Ministro avvertito, mezzo salvato.

Torniamo a Landini che rischiara l’oscuro panorama fornito dai gialloverdi

“Gli scioperi –  dice rispondendo alla Annunziata – si fanno si fanno per ottenere cose, non si fanno per protestare. Noi abbiamo un consenso forte, le piazze sono piene”. C’è un clima di sfiducia, di rottura nella “rappresentanza politica” da parte del mondo del lavoro, e gli stessi elettori dell’attuale governo scendono in piazza con i sindacati a protestare contro il governo che hanno votato”. Landini ha sottolineato il fatto che il 44% degli italiani alle Europee non è andato a votare e a protestare oggi ci sono anche i “giovani”, lavoratori come i rider che non hanno le stesse tutele e gli stessi diritti di altri con i quali magari lavorano insieme. “Il nostro compito – ha concluso – è riunificare i diritti”. “Ho qualche dubbio sui minibot ma faccio una proposta, comincino a pagarci i parlamentari”.

Da jobsnews


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