Fa settanta Maryl Streep, compagna di mille battaglie e interprete di una miriade di film straordinari che ci hanno indotto a riflettere sul nostro futuro e sui grandi, e spesso amarissimi, temi del nostro presente. L’ultima personalità che ha saputo incarnare con rara maestria è stata Katharine Graham, la storica editrice del Washington Post che negli anni Settanta fece tremare il potere, dapprima con le rivelazioni sui Pentagon Papers e poi con l’inchiesta che è costata la Casa Bianca a Nixon ed è valsa la gloria imperitura a Woodward e Bernstein.
Maryl contro ogni aberrazione, Maryl contro il razzismo, il sessismo e la misoginia, Maryl contro gli abusi sessuali che hanno sconvolto il dorato ma peccaminoso mondo di Hollywood, Maryl e l’incarnazione di quell’America democratica che non ha nulla a che spartire con la barbarie trumpista.
Ce la ricordiamo sempre sulle barricate, sempre in lotta per un mondo più giusto, sempre in contrasto con i potenti, sempre critica, scettica, bastian contraria. Al pari di altri attori eccezionali, da Dustin Hoffman a Robert Redford, senza dimenticare Robert De Niro, George Clooney e molti altri ancora, le dobbiamo tanto anche al di là del grande schermo, di cui pure era e resta una protagonista indiscussa.
Una società in cui il cinema ha ancora il suo ruolo forte e di denuncia, una società in cui gli anticorpi esistono e resistono, una società in cui il contropotere non ha paura di esercitare il proprio ruolo è senz’altro una società più libera. E l’America, nonostante tutto, sappiamo che può farcela. Certo, sarà indispensabile che gli americani non concedano a Trump un secondo mandato e comincino ad affrontare, a partire dai democratici, almeno una parte delle proprie contraddizioni, altrimenti sarà impossibile per l’umanità continuare a guardare al domani, se non con ottimismo, quanto meno con un po’ di speranza.
Grazie, compagna Maryl: sappiamo che tu ci sarai sempre.
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