Su “Radio Radicale”, a quel ministro che parla di stipendi favolosi intorno ai cento milioni di euro, voglio dire alcune cose con molta pacatezza.
Sono grato a tutti coloro che si sono adoperati per la salvezza di questa storica emittente. E’ solo un primo passo, ma e’ un primo importante passo. L’alternativa era soffocare una delle non molte voci libere che consentono di conoscere e poter valutare senza condizionamento e in piena liberta’. Questo enorme valore non ha prezzo.
A “Radio Radicale” sono particolarmente grato: le sono debitore non solo del patrimonio di conoscenza che quotidianamente mi assicura. In questa radio ho mosso i miei primi passi giornalistici. Quel tanto o quel poco che so fare come come giornalista l’ho appreso in quella “palestra”. Come si dice: qualcosa ho dato, ma tantissimo ho avuto. Non nei termini che, a quanto pare, sono i soli parametri con cui il detto ministro sembra misurare le cose. Parlo di “avuto” in senso di soddisfazione di lavoro ben fatto e apprezzato, di risultati conseguiti, di “mestiere” appreso, di amicizie e frequentazioni, possibilita’ di conoscere ed essere conosciuto. Questo si’, e’ stato, ed e’, un patrimonio “favoloso”.
Non so, e neppure mi interessa sapere, quale sia l’esatta retribuzione del direttore di “Radio Radicale” e degli altri lavoratori dell’emittente. I 100mila euro (lordi, evidentemente) vanno comunque ridotti ad almeno due terzi, e divisi per quattordici mensilita’ come previsto da contratto giornalistico nazionale. Ecco dunque che il “favoloso” diventa stipendio “dignitoso”, come quello di quasi tutti i miei colleghi con contratto. Dico quasi tutti perche’ sono ben consapevole che ci sono colleghi che lavorano per letterali quattro soldi (e pure lordi) anche per giornali di un certo prestigio. Non credo che il ministro del Lavoro pensi che quei miei colleghi, costretti a lavorare in quelle condizioni, costituiscano il “modello” ideale per chi fa questo mestiere. Dal ministro che si e’ vantato di aver abolito la poverta’ mi auguro piuttosto che operi e lavori perche’ tutti abbiano uno stipendio “dignitoso”.
Concludo: comincia a essere irritante questo fatto che tutto si riduca a questione di denaro e costi: riduciamo i parlamentari, cosi’ si risparmia; abbassiamo i vitalizi, cosi’ si risparmia; aboliamoli o riduciamoli agli ex parlamentari, cosi’ si risparmia; basta “Radio Radicale”, cosi’ si risparmia… Non se ne puo’ piu’ di questo voler ridurre la democrazia a pura questione di costi e di risparmio. E’ avvilente pericolosa china. Qualcuno prima o poi potrebbe suggerire di abolire il Parlamento, abolire le elezioni, affidare tutto a Rousseau. Sarebbe un risparmio (e un disastro) definitivo…