Poche parole, le più piene e incisive. La collega Fabiana Pacella (nella foto), vince una battaglia della lunga complessa guerra scatenatasi nei suoi confronti da quando ha iniziato l’inchiesta Bcc Terra d’Otranto, in Salento, costatale minacce, querele temerarie e un rinvio a giudizio con imputazione coatta per diffamazione.
Il tutto, allo scopo di spuntare la penna di una cronista che da sola, ha continuato a investigare per scrivere, scoperchiando e svelando dettagli taciuti da altri – gli ultimi la scorsa settimana, con la pubblicazione di nuove intercettazioni telefoniche risalenti al 2018) collaborando con le forze dell’ordine per far luce su un disegno criminoso: trasformare l’istituto di credito in centro nevralgico del malaffare e lavatrice della sacra corona unita.
Nell’ultima querela, datata 2016, firmata dall’allora presidente di Bcc Flavio Ciurlia – eletto nel 20167 dopo il commissariamento di Bankitalia e rimasto in carica fino allo scorso aprile, e firmatario anche della prima -, toni aspri e gravi nei confronti e della collega e della libertà di stampa sancita dall’art.21 della Costituzione Italiana.
Il lavoro di Pacella su Bcc Terra d’Otranto veniva presentato come una sorta di accanimento: “Innanzitutto va notato che entrambi gli articoli citati – si legge nella querela – sono ancora una volta a firma della giornalista Fabiana Pacella che continua ad alimentare una gratuita campagna diffamatoria nei confronti di Bcc. Quest’ultima giornalista già in periodi precedenti ha manifestato una particolare attenzione verso le vicende concernenti la bcc terra d’Otranto”.
Non solo. Nella stessa querela si rimarcava la previsione della pena detentiva, altra conferma del tentativo di bloccare l’inchiesta e la battaglia per la verità sul caso. La richiesta del querelante per tramite del suo legale:
“Espressa istanza di punizione nei confronti della signora Fabiana Pacella. Le diffamazioni consumano la fattispecie aggravata che prevede che se l’offesa è recata con il mezzo della stampa la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni”.
Il pm, Carmen Ruggero della Procura di Lecce, aveva da subito chiesto l’archiviazione per la collega, contro cui era stata fatta opposizione.
I due articoli contestati, pubblicati su Nuovo Quotidiano di Puglia e IlSole24Ore, parlavano di denunce per usura ai danni dell’istituto di credito. Notizia falsa, secondo l’accusa.
La difesa, affidata all’avvocato Carlo Gervasi, ha prodotto in udienza preliminare le prove documentali attestanti la veridicità della notizia pubblicata, le stesse denunce per usura e le perizie tecniche di parte allegate dai denuncianti.
Nel decreto di archiviazione a firma del gip della Procura di Lecce Simona Panzera si legge:
“Premesso che nel caso in scrutinio è pacifica la sussistenza di un evidente pubblico interesse alla conoscenza delle notizie divulgate, relative ai tassi praticati da un istituto di credito (peraltro inserite in un contesto storico in cui il detto istituto era stato al centro di attività di indagine), le denunce prodotte in udienza dalla difesa dell’indagata sono univocamente dimostrative della veridicità delle notizie diffuse nei citati articoli giornalistici. Per le rilevate ragioni, deve disporsi l’archiviazione del procedimento per infondatezza della notizia di reato”.
“La mia inchiesta andrà avanti sempre – il commento di Pacella -, senza paura, con libertà e trasparenza. È dovere di chi sceglie la professione giornalistica tenere fede al patto coi lettori. Ringrazio il cordone d’affetto attorno a me, la scorta mediatica di Fnsi Assostampa Odg e Articolo21 e di tanti colleghi, amici, affetti e cittadini che sostengono il mio lavoro”.