Il processo nei confronti di Mimmo Lucano, per anni Sindaco di Riace, non avrà una dimensione televisiva. La decisione del Presidente del Tribunale di Locri, ad eccezione della prima udienza tenutasi oggi per la costituzione delle parti, è netta: le telecamere resteranno fuori dall’aula. Ci si dovrà affidare alla cronaca dei colleghi della carta stampata ed agenzie ed a ciò che racconteranno i colleghi delle testate televisive, italiane ed estere, giunti in gran numero per seguire la vicenda giudiziaria di un uomo che ha fatto della solidarietà il proprio modello di vita. Intanto oggi il Tribunale ha negato ancora una volta, rigettandola, la richiesta di revoca del divieto di dimora per l’ex Sindaco, in quanto il procedimento sarebbe ancora pendente presso la Corte di Cassazione, una decisione che ha creato ulteriore delusione nel collegio di difesa. “E’ come subire una pena prima ancora del processo” – ha esclamato Lucano al suo ingresso in aula. Quindi al momento non potrà rientrare nella sua Riace. “Sono consapevole che ci sono persone che hanno subito delle ingiustizie superiori alle mie – ha continuato – così come sono consapevole che in Italia ci sono tante persone solidali con me e con il progetto Riace”. Un processo controverso quello che inizia a Locri, dove alle accuse della Procura, secondo cui a Riace dall’amministrazione presieduta da Mimmo “ o Curdo” era stata messa in opera un’ organizzazione criminale che ha trasformato tutto il mondo legato all’accoglienza in un vero e proprio sistema d’affari, si contrappongono Gip e Cassazione che hanno giudicato eccessivi i provvedimenti assunti dalla stessa Procura di Locri. Non un processo politico, come ha sottolineato Mimmo Lucano, ma un processo dove la politica è entrata a gamba tesa, trascinando “l’affaire” Riace nelle piazze della recente campagna elettorale. Dove i movimenti di certa politica che ha alla base l’innalzare muri per interessi elettorali, iniziati già dall’estate 2017 quando dalla prefettura di Reggio Calabria trapelavano le prime indiscrezioni su procedimenti nei confronti del Comune di Riace, hanno portato alla chiusura del modello di accoglienza e disperso tutte quelle persone che erano riuscite a mettere in piedi attività commerciali rivitalizzando un centro storico pressoché desertificato. “Dobbiamo essere convinti che la giustizia esiste – ha detto Lucano prima dell’udienza – e non bisogna perdere questa speranza, altrimenti nulla ha senso. Anche se a volte l’impressione è che la giustizia ci sia solo per le categorie con più possibilità o quelle che hanno ruoli importanti, mentre io non sono nulla”. Lo verificheremo nel corso di tutto il dibattimento ed al termine dell’intero iter processuale che sarà, prevedibilmente, molto lungo.