Un’ideale tavolata lunga circa 1400 chilometri da Alessandria a Catania passando per Modena, Latina Pescara, Molfetta, Castellammare di Stabia, Matera e Roma. 5000 persone tutte insieme in un luogo simbolo delle proprie città e nella stessa giornata per condividere un gesto semplice: la condivisione di un pasto e per ribadire un’idea comune che nel nostro Paese nessuno è escluso.
È la Tavolata italiana senza muri un’iniziativa pensata da FOCISV in collaborazione con il Municipio I Centro, d’intesa con il MASCI – Movimento Adulti Scout Italiani. Seconda edizione di quella realizzata il 20 ottobre scorso in Via della Conciliazione a Roma che vide la partecipazione di 650 persone abitanti e non nella città, tutte sedute per un pranzo offerto dalle organizzazioni.
Il 15 giugno non solo la Tavolata sarà di nuovo imbandita nella città eterna per 1300 persone, ma in contemporanea altrettante tavolate saranno allestite in 23 città e località italiane.
A pochi giorni dal 20 giugno, Giornata Internazionale del Rifugiato, e a poche ore dal prolungamento del Decreto Sicurezza Bis, che condanna chiunque porti soccorso in mare, da Roma e da tante parti di Italia si ribadisce che non tutti i cittadini sono dalla parte del razzismo e dell’esclusione, anzi molti sono a favore del dialogo e della solidarietà con chi ha di meno e con chi cerca lontano dalla sua patria una possibilità di vita migliore. Soprattutto, si lancia un appello alla fratellanza, alla condivisione, all’accoglienza verso tutti nessuno escluso.
La Tavolata è frutto della convinzione che che i conflitti e le tensioni sociali possono essere risolti non con un percorso di riconciliazione e di crescita comune. Ce lo insegna, ad esempio, la lezione di Nelson Mandela che una volta uscito dal carcere, invece di cercare la vendetta per ciò che la sua gente aveva subito, scelse la via della mediazione, della conciliazione, della giustizia riparativa.
In un periodo di conflittualità sociale come quello che stiamo vivendo è un’indicazione inequivocabile per una via diversa: possiamo con il condividere, con la convivialità, con il confronto ad uno stesso tavolo e con lo spezzare il medesimo pane attuare un’inversione di atteggiamento ritrovandoci più disponibili all’altro, al non-conosciuto. Solo il confronto, lo scambio di idee, il dividere lo stesso cibo può essere il metodo per una società che evolve in senso positivo e matura socialmente.
Bisogna rispondere al grido, come ha più volte ricordato Papa Francesco, di molti che in questi anni sono stati derubati della speranza e che si possono pur costruire muri e sbarrare gli ingressi per illudersi di sentirsi sicuri con le proprie ricchezze a danno di quanti si lasciano fuori, ma tutto questo non sarà per sempre.
É necessario, quindi, invertire la rotta del nostro Paese bisogna far emergere le tante esperienze di accoglienza diffusa, di costruzione di reti solidaristiche e di difesa del bene comune; bisogna ricordare che l’Italia è per prima cosa terra di migrazione. In ogni angolo del Pianeta vi abitano i figli dei migranti partiti dalle nostre regioni con poche cose e tanta speranza di avere l’opportunità di potersi costruire un futuro dignitoso e possibile. In memoria di questi uomini e donne abbiamo il dovere di aprire i nostri porti, le nostre città dando rifugio a chi scappa dalla povertà, dalla fame, dai cambiamenti climatici, dalle guerre civili, dai conflitti e dalla paura di non poter garantire ai propri figli un domani sostenibile.
La lunga Tavola che percorre la nostra Penisola sottolinea la capacità secolare del nostro Paese di integrare, includere, mescolare culture, tradizioni, lingue, storie e cibi. È questa la sua vocazione, che ci consegna la storia sin dalle sue origini, che, ad iniziare dalla città di Roma, che ci ha consentito di superare lo scorrere del tempo e di essere una culla culturale mondiale.
La Tavolata italiana senza muri ha scelto, come tutti quelli che si siederanno a suo tavolo, da che parte stare e lo fa a partire da un luogo unico e speciale dove laicità e spiritualità si stringono simbolicamente la mano e abbracciano il mondo: Via della Conciliazione.
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