Presentato il primo manifesto internazionale contro i muri mediatici: «Un decalogo di principi teso a contrastare l’imbarbarimento del dibattito pubblico. Perché le parole d’odio fanno sempre più male, e non solo alla coscienza»
Un lavoro corale a cui hanno partecipato dieci grandi firme del giornalismo italiano, unite in un’unica voce: «Basta con l’odio in rete, le parole non sono pietre». Della «Carta di Assisi» c’era bisogno urgente. Non potevamo più rimandare la presentazione di questo decalogo di principi teso a contrastare l’imbarbarimento del dibattito pubblico. Avevamo il dovere di parlarne proprio oggi. Perché le parole d’odio fanno sempre più male, e non solo alla coscienza. Alle 16, nelle sede romana della Federazione nazionale della Stampa, per la prima volta nella storia del nostro Paese le tre fedi monoteiste sottoscriveranno un decalogo deontologico: parteciperanno la Presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, l’Imam della Grande Moschea di Roma, Saleh Ramadan Elsayed, il Prefetto del dicastero per la comunicazione, Paolo Ruffini, il Direttore di Civiltà Cattolica , Antonio Spadaro, il Custode del Sacro Convento di Assisi, Padre Mauro Gambetti.
Ci sarà anche il mondo laico, in testa Beppe Giulietti, Presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, e tanti firmatari della Carta. Insieme cercheremo di sbrogliare il filo di una società che appare sempre più complicata e di difficile interpretazione. Come recita un punto della Carta: «La società è una rete fatta di persone: una comunità in cui riconoscersi fratelli e sorelle». E la fraternità è il luogo in cui ciascuno è a casa, nessuno è escluso e in cui ognuno può crescere ed è invitato a crescere. Costruiamo allora insieme la casa di una comunicazione più rispettosa. Cresciamo e comprendiamo. Scriviamo degli altri quello che vorremmo fosse scritto di noi.