Il rapporto fra debito e Pil al massimo storico, crescita solo a +0,1%. Conte strilla: Europa ingenerosa. Juncker attacca la destra estrema. Moscovici: rallenta la crescita. Sempre più difficile la manovra di Bilancio
Di Alessandro Cardulli
I numeri parlano chiaro. Conte e Tria possono prendersela con i “burocrati” della Commissione Europea che hanno diffuso le previsioni economiche di primavera. Li possono offendere, strapazzare, fare l’occhiolino e anche qualcosa di più ai leader di quei partiti, magari razzisti, xenofobi come sta facendo il vicepremier Salvini il quale è alla ricerca di torbide alleanze aspirando a diventare il leader delle forze antieuropee. Sarà il presidente della Commissione Juncker a dare una risposta, pan per focaccia come vedremo nel seguito dell’articolo. Ma la realtà resta in tutta la sua gravità. I conti non tornano, il futuro non si presenta roseo. La manovra di Bilancio un vero e proprio azzardo. L’aumento dell’Iva sempre più vicino. In sintesi, il rapporto tra debito e prodotto interno lordo del nostro Paese è destinato a passare dal 132,2% del 2018, già in aumento dal 131,4% del 2017 e massimo storico, al 133,7% nel 2019 e al 135,2% nel 2020, per effetto di un avanzo primario più basso e di un differenziale positivo tra i tassi di interesse e il tasso di crescita dell’economia, che è in rallentamento. La crescita economica italiana è stimata al +0,1% quest’anno e al +0,7% l’anno venturo, dallo 0,9% del 2018, dall’1,7% del 2017, dall’1,1% del 2016 e dal +0,9% del 2015.
Non serve strillare che l’Europa è ingenerosa e accusare di ogni male la Commissione
Di fronte a questa realtà, grave, pesante, non vale strillare come fa il premier Conte che l’Europa è “ingenerosa” nei confronti dell’Italia. Certo che è necessario un cambiamento nelle politiche economiche e sociali, nella stessa struttura della Unione, ma non lo si fa ignorando la reale situazione in cui si trovano i singoli paesi. Davvero verrebbe voglia di fare una risata leggendo le dichiarazioni, arroganti, segno di assoluta mancanza di senso della realtà, di cui sono stati protagonisti i massimi esponenti del governo gialloverde, a partire dal premier Conte e dal ministro Tria, sempre più stretto fra l’incudine e il martello, quasi non fosse il massimo responsabile dell’Economia, per arrivare al Di Maio, altro vicepremier il quale insieme a Salvini gioca la partita della vita, quella di mandare a casa il sottosegretario leghista, quel tal Siri, indagato per corruzione. Si tratta di un avvenimento importante, sul quale i media sono impegnati da giorni e, arrivato ora, forse all’epilogo con un Consiglio dei ministri in cui il sottosegretario verrà dimissionato, non si sa come. Sia DI Maio, via subito Siri, che Salvini, un amico non si abbandona, con Conte che annuncia che il sottosegretario lascerà l’incarico annunciano che il governo resterà in carica anche dopo le elezioni europee, arriverà alla scadenza di mandato. Non solo, Conte, a fronte dei dati negativi diffusi dalla Commissione Ue dice che “le previsioni della Commissione Ue sono a dir poco ingenerose, come abbiamo già registrato, ma non si pone neppure il problema di portare, subito, al Consiglio dei ministri già convocato, l’esame di quanto affermato dalla Commissione Ue”. No, Conte nelle sue dichiarazioni fa solo un accenno quando alla parola “ingenerose” riferite alle previsioni Ue aggiunge che si tratta di “un atteggiamento pregiudizialmente negativo nei confronti dell’Italia”. Una accusa infamante rivolta alla Commissione, accompagnata da alcune frasi che non possono che suscitare una crassa risata: Conte “rassicura” la Ue che “le misure prese dal governo continueranno a produrre effetti”. Non solo: “Confidiamo in una crescita sostenuta”. Ma di quale crescita parla visto che l’unica crescita visibile è quella del debito?
Il ministro del Tesoro rasenta il ridicolo, Crozza se la caverebbe meglio
Passi per Conte che di economia poco si intende e si è trovato a presiedere un governo quasi per caso perché il suo compito è solo quello di assicurare che i contraenti del contratto di governo, si badi bene non di un programma che è altra cosa, rispettino i patti. Una cosa a me, una cosa a te. Per quanto riguarda il ministro Tria, che gestisce il Tesoro, un ministero chiave, centrale per il contratto fra M5s e Lega, non c’è alcuna giustificazione per quanto afferma. “Le stime sul deficit italiano mi sembra che più che una previsione economica sia una previsione politica. Ma in ogni caso non drammatizzerei”. Non solo. “Quanto al Pil – prosegue – ce lo aspettavamo”. Ancora, “nelle stime Ue non si è tenuto conto, perché chiuse prima, dei dati del primo trimestre del Pil italiano che non erano negativi”. Crozza se la caverebbe meglio del ministro. Si stenta a credere che Tria, professore di economia, richiami quei miseri dati del primo trimestre. Forse poteva risparmiarsi una figuraccia. Solo un masochista, ci scusi ministro, poteva ricorrere a simili giochetti.
Il presidente della Commissione si leva qualche sassolino dalle scarpe
A stretto giro di posta arrivano le dichiarazioni del presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, il quale si leva qualche sassolino dalle scarpe. “Non ho consigli da dare all’Italia né al mio successore, ma credo che si debba fare una distinzione chiara: i voti di destra estrema, i voti per i nazionalisti e i populisti non possono essere spiegati solo con la delusione dell’Europa, ma anche da politiche nazionali non all’altezza delle aspettative dei cittadini”. “Voler fare della Ue il capro espiatorio di tutto è un modo di affrontare le cose che non corrisponde alla realtà – ha aggiunto – il livello è sceso, si coprono di insulti quelli che agiscono nel bene dell’Europa. La disapprovazione che la Ue deve affrontare spesso è legata a motivi nazionali”.
Il Commissario agli Affari economici. Previsto un taglio della spesa pubblica
Entra nel merito Pierre Moscovici, Commissario europeo agli Affari economici che illustra le “previsioni economiche” di primavera. La spesa pubblica in Italia, riferiscono le agenzie di stampa, “è destinata ad aumentare significativamente a seguito dell’introduzione del reddito di cittadinanza e di diverse disposizioni in merito alle pensioni, compreso il nuovo regime di prepensionamento (ovvero ‘Quota 100’, ndr)”, anche se “alcuni risparmi sono attesi da una nuova ‘spending review’”. Più in generale, secondo la Commissione, “nel 2019, il disavanzo delle amministrazioni pubbliche è previsto in aumento, al 2,5% del Pil (rispetto al 2,1% del 2018, ndr) principalmente a causa del rallentamento della crescita economica”. L’Esecutivo Ue prevede “che il debole sviluppo del mercato del lavoro ridurrà sostanzialmente i ricavi dalle imposte dirette, che subiranno anche un diminuzione dovuta all’impatto differito di misure fiscali passate. Questi sviluppi saranno solo parzialmente compensati da diverse modifiche al regime fiscale introdotte con la legge di bilancio 2019, che dovrebbero fornire un sostegno temporaneo per le entrate”. Le proiezioni della Commissione “assumono anche un taglio della spesa pubblica di circa lo 0,1% del Pil a causa della clausola di salvaguardia prevista dalla legge per il bilancio 2019”. Nel 2020, poi, “si prevede che il disavanzo pubblico raggiungerà il 3,5% del Pil, a politiche costanti”. Ma questa previsione “non considera l’aumento delle aliquote Iva previste dalla clausola di salvaguardia, visti gli annunci del governo e il fatto che questa clausola è stata sempre disattivata in precedenza”. In conclusione, secondo la Commissione, “l’impatto ritardato del nuovo regime fiscale attuato nel 2019, finanziamenti più elevati per gli investimenti pubblici, e spese aggiuntive per il reddito di cittadinanza e per il regime di prepensionamento dovrebbero essere solo marginalmente compensati dal rafforzamento delle disposizioni contro l’evasione fiscale e dalle entrate temporanee provenienti da una nuova sanatoria fiscale”.
Fra le prime reazioni quelle del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini e del segretario generale della Uil, Barbagallo di, di Stefano Fassin di cui riferiamo in altra parte del giornale.