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Turchia, editorialista e scrittore turco aggredito sotto casa mentre altri tre giornalisti finiscono in carcere

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Stava rientrando a c.ssa dopo aver partecipato a un talk show televisivo quando a pochi metri dalla sua abitazione  lo scrittore e editorialista Yavuz Selim Demirag, è stato assalito da persone non ancora identificate. Lo hanno picchiato a sangue e ora è in terapia intensiva intensiva all’ospedale di Istanbul.

Nelle stesse ore  sono stati arrestati altri tre giornalisti.  Canan Çoskun, Zeynep Kuray e Irfan Tunccelik.

Per la Canan si tratterebbe di vecchie accise, le viene contestato  di aver mentito in merito  a un caso di diffamazione dell’esercito, in cui lei era coinvolta.

Per gli altri due colleghi, l’arresto sarebbe scattato per  aver coperto il sit-in delle madri di prigionieri politici  in sciopero della fame per denunciare le violazioni dei diritti nelle carceri turche e l’isolamento per il leader curdo Ocalan.

Insomma, il bavaglio turco non allenta e l’impressione sulla stamp nel Paese continua.

intanto, in Germania,  il corrispondente di Welt in Turchia, Deniz Yucel, che ha trascorso un anno in carcere, ha denunciato  di essere stato torturato durante la sua prigionia chiamando direttamente in causa, come responsabile politico, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

La politica tedesca ha reagito con profonda indignazione alle rivelazioni del reporter. Il responsabile diritti umani della Cdu, Michael Brand, ha chiesto con forza un’inchiesta delle Nazioni Unite sulla condizione delle prigioni turche.

“Di fronte a torture e brutali violazioni dei diritti umani finisce l’amicizia” ha affermato  l’esponente del partito della Cancelliera Angela Merkel, secondo il quale “l’evidente ricorso alla tortura” nelle carceri turche “deve essere sottoposto ad un’inchiesta sistematica e immediata” affidata alla stessa commissaria per i diritti umani dell’Onu, Michelle Bachelet. Sulla vicenda si è espressa anche la leader dei Verdi, Annalena Baerbock, secondo la quale “il governo tedesco deve intervenire nei confronti di Erdogan  in modo non fraintendibile in nome dei diritti umani e della democrazia”, considerando che che attraverso le esportazioni nell’Ue e gli investimenti europei non mancano “importanti leve per contrapporsi ad una ulteriore escalation della Turchia  in direzione di un’autocrazia”. Mentre l’esperto Affari esteri della Spd, Rolf Muetzenich, ritiene che debba intervenire il Consiglio Ue, per la vicecapogruppo della Linke Sevim Dagdelen chiede l’immediata convocazione dell’ambasciatore turco al ministero degli Esteri, “anche per difendere altri cittadini tedeschi attualmente detenuti in Turchia “.

È ormai evidente che il deterioramento dello Stato di diritto nel Paese non sia più sanabile e l’Unione europea non può continuare a ignorarlo.

È arrivato il momento di condannare queste pratiche crudeli e trarne le conseguenze: il processo di integrazione della Turchia non può che essere ufficialmente fermato e i rapporti con il governo turco subire un radicale ridimensionamento.


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