C’erano tanti, troppi, buoni motivi per stare a piazza Santi Apostoli e ricordare che la libertà d’informazione è in grave pericolo nelle grandi periferie urbane come nelle piccole isole, in Italia e nel mondo. Difficile in questo 2019, più ancora che negli altri anni, elencare tutti gli ostacoli che si frappongono tra una buona informazione e un racconto limitato, imbavagliato da leggi, tagli, minacce e una voglia di oscurantismo che rimanda al passato. In piazza risuonano più volte le due parole “Radio Radicale”. Siamo a poche centinaia di metri dalla sede dell’emittente che sta per chiudere per volontà del Governo, inamovibile. Il Presidente della Federazione della Stampa, Giuseppe Giulietti, usa il megafono come fosse l’ultimo vero appiglio a questa democrazia e invita a tutti a partecipare alla maratona per Radio Radicale che si tiene domenica pomeriggio. Il senso di questa iniziativa corale la danno le testimonianze dei colleghi stranieri, che scrivono le storie complesse e i problemi di Paesi difficilissimi come la Turchia, il più grande carcere per giornalisti, il Venezuela, dove il racconto della verità è complicato e rischioso, Malta, l’isola del riciclaggio dove i potenti e i ricchi non sopportano la luce dell’informazione, la Slovacchia, la Siria. E l’Italia, sì l’Italia e il suo sud profondo. L’intervento appassionato di Piero Delle Cave del cdr de La Città di Salerno, giornale chiuso con la forza (letteralmente) ha riportato tutti sul pianeta terra, nel Meridione del paese, dove i diritti vengono negati e dove si può lasciare i giornalisti fuori dalla redazione sottraendo loro la testata originale, licenziando tutti e facendo strame della libertà di stampa, dunque dell’articolo 21 della Costituzione. Non è stata una mattinata semplice quella in piazza Santi Apostoli per il World Press Freedom Day , seconda tappa della due giorni cominciata giovedì a Trento. Come ha ricordato il segretario del Consiglio nazionale dei giornalisti, Guido D’Ubaldo, “questo è il momento in cui si deve rivendicare il diritto all’informazione dei cittadini e dunque il diritto ad informare”. Davanti allo striscione di Articolo 21 si sono alternati i rappresentanti di associazioni e testate che hanno qualcosa da dire e da ricordare in questa fase storica estremamente delicata, alla vigilia di elezioni europee nelle quali aleggia il timore delle fake news e in un Paese dove il pluralismo dell’informazione è stato ridotto a “spesa”. Non è arrendevole nessuno dei presenti, a partire dai rappresentanti di diverse associazioni regionali della stampa, ma tutti sanno che siamo davanti ad un percorso ad ostacoli. Forte l’appello di Vincenzo Vita al Governo: ”Ripartiamo da una discussione che si muove sospendendo tutto quello che è stato deciso, in serenità, un confronto serio e consapevole”. A seguire il Presidente della Fnsi ha ribadito che “gli stati generali dell’informazione debbono svolgersi con la partecipazione di tutti i rappresentanti dell’informazione e non tra pochi selezionati poiché ciò, da solo, rappresenta la negazione della libertà di espressione”. E poi l’accento torna su alcune modalità nuove che avanzano nel rapporto politica e informazione. “Direi che ora di smetterla con le conferenze stampa dove non sono ammesse le domande. – ha aggiunto Giulietti – Se i giornalisti non possono fare domande allora forse sarà il caso di lasciare le conferenze stampa, che, a quel punto, sono solo comunicazioni di regime”.