“L’uso che Biagi, come si chiama quell’altro? Santoro. E l’altro? Luttazzi… hanno fatto della televisione pubblica pagata coi soldi di tutti io credo sia un uso criminoso e credo sia un preciso dovere della nuova dirigenza di non permettere più che questo accada”. Berlusconi 18 aprile 2002.
Il 13 maggio 2014 Matteo Renzi partecipava a Ballarò. E veniva incalzato da una serie di domande di Giovanni Floris.
Il giorno dopo, il Presidente del consiglio aveva ritenuto di ribadire la sua posizione attraverso un tweet: “Il futuro arriverà anche alla Rai”. Il futuro è stato: privarci di 150 milioni di euro, la vendita di RAI WAY, una riforma dellaRAI che ci rende dipendenti dai governi e la scomparsa dai palinsesti di personaggi come Floris, Gabanelli, Giannini e Mercalli.
In queste ore per bocca di Salvini arriva l’editto di via Bellerio: “Si sentiva questo bisogno di riportare in Rai Lerner? Il cambiamento passa da lui? Lo chiedo all’amministratore delegato.”
Gad Lerner gli risponde che, per fortuna, la RAI è di tutti. Una frase che serve come una pomata scaduta dopo la contusione. No, caro Lerner, la RAI non è di tutti, con la riforma Renzi la RAI è del governo di turno, la RAI è di chi esercita l’abuso di potere come professione, la RAI è di chi scambia il bene comune per il proprio divano, per la camera da letto o per il telecomando privatissimo.
La RAI solo occasionalmente è dei cittadini: quando il potere si distrae, o quando l’interesse privato è occupato altrove mentre il servizio pubblico si sfoga un po’.
Le parole di Berlusconi allora, di Renzi poi e di Salvini ora suonano come il rutto del potente dopo la scorpacciata di microfoni.
Per eliminare il rumore quelle dichiarazioni maleodorantiora più che mai occorre una riforma della RAI per consegnarla davvero ai cittadini.
Il ministro Salvini oltre che lagnarsi della RAI che non lo rappresenta prenda una delle tante proposte di riforma e la faccia propria; oppure preferisce ridimensionare la Tv pubblica solo e unicamente per ridurla a megafono delgoverno?