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Se la censura arriva anche a scuola. Il caso della docente di Palermo

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Diciamoci la verità: quanti di noi nella Giornata della memoria del 27 gennaio scorso hanno paragonato le leggi razziali al decreto sicurezza? Lo abbiamo fatto a casa e al lavoro e nelle scuole dei nostri figli, in parrocchia, passeggiando nel parco, chiacchierando al bar e in molti, moltissimi, lo abbiamo fatto sui social. Tutto è possibile. La libertà di pensiero è assicurata, era stata assicurata a tutti noi anche quel giorno, che è comunque più importante di altri. Con la storia della professoressa di Palermo abbiamo dovuto constatare che, purtroppo, esiste un luogo dove la libertà andrebbe insegnata e che, paradossalmente, è meno libero di altri: la scuola. Questo è quanto ci sta obbligando ad ammettere, nelle ultime ore, la storia di Rosa Maria Dell’Aria, la docente dell’Istituto tecnico industriale “Vittorio Emanuele III” di Palermo sospesa dal Ministero dell’Istruzione perché il 27 gennaio scorso, in occasione della Giornata della Memoria aveva proiettato in aula un video realizzato dagli studenti e nel quale viene citato il Ministro dell’Interno in carica, Matteo Salvini, e si accostano le leggi razziali varate nel 1938 al decreto sicurezza voluto, appunto, da questo ministro. Tra le altre immagini il video riporta la prima pagina del Corriere della Sera del 1938 e riferita a quelle leggi e un fotomontaggio attuale.

“Mi sento particolarmente ferita, come se il mio lavoro non fosse un buon lavoro, a fronte della volontà di dare il meglio per i miei allievi”, ha dichiarato la prof a “Repubblica-Palermo”, aggiungendo che “non c’era nessuna intenzione di fare politica, ho sempre lasciato che i ragazzi sviluppassero liberamente il loro pensiero”. Ad ogni modo l’insegnante è stata sospesa per 15 giorni dal Ministero con la motivazione di “omessa vigilanza”. In pratica è come se le venisse rimproverato la mancata censura del video degli alunni. Tanti in queste ore hanno parlato di atto intimidatorio verso la prof e, comunque, siamo davanti ad un brutto segnale e al palese tentativo di limitare la libertà di espressione nelle scuole, che sono la vera “palestra”  dove si apprendono i principi basilari sulle libertà civili. Concetti che ci seguiranno per tutta la vita, regole, rispetto del prossimo e dell’altrui pensiero. Noi in un Paese democratico e libero abbiamo imparato quali sono le regole della Costituzione ed è incredibile come la stessa opportunità non possa sempre essere assicurata ai nostri figli.
Intanto si susseguono gli appelli perché la docente sia reintegrata e anche questa “gaffe” sulla libertà di espressione in Italia venga superata. Ma il punto è purtroppo un altro: in pochi giorni le azioni di  repressione delle libertà di pensiero si stanno moltiplicando e sembra quasi un’impresa rincorrere tutti gli atti intimidatori che si consumano verso comuni cittadini, verso chi protesta con selfie e striscioni e persino verso che approfondisce temi di Storia e fa confronti.
(Nella foto un frame del video pubblicato dall’Agenzia Dire)


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