L’organizzazione festeggia i suoi 100 anni alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella e lancia la campagna “Stop alla guerra sui bambini”. Sono almeno 27 milioni i bambini sfollati a causa della guerra che non hanno più accesso alle scuole. Solo nel 2017 ne sono state bombardate oltre 1400
ROMA – Cento anni di storia segnati da emergenze umanitarie, in Italia e nel mondo, rimaste impresse nella memoria collettiva e in cui a pagare il prezzo più alto sono i bambini. Ieri come oggi, dalle due Guerre Mondiali alla tragedia dei bambini del Biafra, dai conflitti in Vietnam e nella ex Iugoslavia al genocidio ruandese e alla terribile carestia degli anni ’80 in Etiopia, sino ad arrivare agli orrori dei giorni nostri in Siria e in Yemen. Conflitti e disastri naturali, carestie, siccità, epidemie e povertà che, a 100 anni di distanza dalla nascita di Save the Children, rappresentano le sfide più grandi che ancora oggi mettono a repentaglio l’infanzia e il futuro dei minori. In occasione delle celebrazioni per il Centenario dalla sua fondazione, che avvenne nel 1919 proprio per portare aiuto alle vittime del primo conflitto mondiale, l’Organizzazione ha lanciato alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella la campagna globale “Stop alla guerra sui bambini”.
La denuncia di Save the Children arriva attraverso i dati del nuovo dossier dal titolo “La Guerra sui Bambini”: ancora oggi 1 minore su 5, pari a 420 milioni di bambine e bambini (il doppio dalla fine della Guerra Fredda) vive attualmente in aree di conflitto, sempre più esposto a violazioni dei propri diritti, tra i quali i continui attacchi contro le scuole. Solo nel 2017 sono stati bombardati oltre 1400 edifici scolastici: nelle aree di conflitto, l’istruzione è uno dei principali diritti negati all’infanzia e sono 27 milioni i bambini sfollati a causa delle guerre a non avere più accesso all’educazione.
Un tema, quello dell’educazione durante i conflitti, che per Save the Children rischia di essere sottovalutato ma che ha conseguenze drammatiche per l’infanzia e per… Continua su redattoresociale