Fulmine e saette sul Salone del Libro di Torino? Procediamo con ‘antico’ metodo giornalistico, separando (tentando di..) i fatti dalle conseguenti opinioni.
“Alle 10 sarò al Salone del Libro di Torino per ribadire che la logica di Altaforte non si piega al pensiero unico”- proclama Francesco Polacchi, fondatore della casa editrice , vicina a CasaPound, esclusa dalla kermesse. “Se avete a cuore la libertà d’espressione – aggiunge – vi aspetto. I libri non devono conoscere censura”. Riferendosi, quindi, a quanto accaduto due giorni fa allorchè i rappresentanti della Regione Piemonte e del Comune di Torino (governatore e sindaco) hanno presentato un esposto (contro Polacchi) e la procura ha aperto una inchiesta per apologia di fascismo.
Troppo tardi, a nostro parere, e sotto la spinta, del sollevamento di alcuni ‘media’ eccitati non tanto dalla “lotta” contro ogni genere di fascismo (folkloristico, in nuce o in altre maschere) quanto dalla succulenta pietanza della polemica più auditel. O copie cartacee.
Una “scelta di campo” annunciano (con qualche fierezza) le istituzioni da cui il Salone del Libro è finanziariamente sorretto, e al cui interno l’editrice Altaforte s’era infiltrata non come serpe al seno, ma con regolare istanza “di affitto” per uno stand che, di fatto, avrebbe poi compromesso “la tutela dell’ immagine, l’ impronta democratica, il sereno svolgimento della manifestazione”. Ipocrisia allo stato brado, fra “vestiti che ballano” e “marionette che passione” (grande Roso di San Secondo!), poiché si sapeva da mesi “chi e cosa” gli arditi dell’Altaforte pubblicavano, diffondevano, difendevano. Con tanto di iconografie, gadget, ‘memoir’ di Matteo Salvini, ministro degli interni ed esordiente scrittore con il vento in poppa e la (gratuita) pubblicità del ruolo, della logorrea e delle maniere spicce.
Persino scontato (e comprensibile), da parte degli editori ‘nazional-sovranisti’, dopo giorni di polemiche, divisioni e defezioni, proprio a ridosso della buchmesse, protestare l’ “assurdità” dell’esclusione, la promessa di Francesco Polanchi (titolare dell’Altaforte) di “andare in tribunale”, dove è sicuro di… ‘vincere e vinceremo , adesso che la Procura di Torino promette di indagare, a tutto spiano, chi si è reso responsabile di apologia del fascismo. Perché adesso e prima no? Allorchè le svastiche, le semantiche littorie, i busti della ‘buonanima’ Mascelluta stavano facevano da baldacchino alle prove generali di questo risibile ma pericoloso Salone delle Rimembranze. Fatalmente diventato, come ironizzavano i colleghi del Manifesto, una dependance dei Saloon (di libero scambio?) cari al cinema di Ford, Leone, Peckinpah ed altri maestri del western. Quasi visualizzando-noi- la lenta effige di Clint Eastwood e dalla sua fondina d’accompagno a difesa del “sacro luogo” da eventuali invasori di tremenda etnia.
Riproviamo ad essere seri e tentiamo una sintesi di giudizio. Nel momento in cui si fa sempre più nitida e irrefutabile la percezione che “tal pietanza” emanava lezzo sin “dalla testa”. Quale testa? Quella della reiteratamente ignorata Costituzione (Italiana), secondo cui nessun’ombra di fascismo e relative nostalgia “dovranno” fare più capolino nei ‘revanchisti’ aneliti dei negazionisti, relativisti e ‘sangue dei vinti’. Pecchiamo di scarsa democrazia? Di “voltairiana” tolleranza? No.. abbiamo entrambe troppo a cuore e conosciamo la loro friabilità. Anche a costo di apparire inflessibili, radical chic (meglio che Zozzoni) e ‘mentalmente condizionati’ da parte di chi la medesima reca quotidianamente all’ammasso: delle volontà omologate, dei pregiudizi razziali, dei dogmi del pensiero ottuso. Tolleranti con gli intolleranti e con i loro epigoni? Con i testimoni del verbo dell’iracondia? Dell’Uomo Alfa e della Guerra a Pezzi ma Perpetua (per conto dei defilati poteri turbo capitalisti che, da soli, ne trarrebbero ‘nuovo respiro’ affamente)? Spiacenti: non possiamo permettercelo. E quest’angolo di Storia (planetaria) in cui ci tocca vivere esige che nessuno, di buon senno e volontà, abbassi di un millimetro la guardia.
I Saloni dei Soloni a croce uncinata? Li facciano si, ma da soli, nei bassifondi, e da emeriti clandestini nella darwiniana evoluzione dell’homo sapiens. Affare chiuso (?)…