La città di Roma sta diventando sempre più in questi giorni come lo spazio spartiacque tra due culture diverse che si confrontano, che vanno ben oltre ai nostri vecchi sistemi di divisione tra destra – sinistra, ma che ci richiamano più ai valori della dignità dell’uomo.
Prendiamo quanto accaduto di molto simile in poche settimane in due periferie povere della città, dove si sono avute reazioni completamente contrastanti: l’assegnazione di una casa di edilizia popolare a una famiglia Rom nel quartiere di Torre Maura ad aprile e successivamente nel quartiere di Casal Bruciato qualche giorno fa.
Nel primo caso l’assenza dell’Amministrazione Comunale e la pressione di uomini e donne al grido di “andate via….prima gli italiani….” con tanto di presidio prolungato nel tempo, hanno portato a una fuga da parte della famiglia Rom assegnataria della casa.
Nel secondo caso, la presenza sul luogo direttamente del Sindaco, la sua presa di posizione coraggiosa e netta di stare vicino alla persona Rom, hanno messo in difficoltà la popolazione che protestava e messo in difficoltà lo stesso gruppo di esagitati che, questa volta, dopo un giorno hanno abbandonato il loro presidio, oltre a qualche denuncia per chi ha osato parole troppo violente.
Ciò ha spinto la famiglia Rom assegnataria a voler resistere, a non rinunciare, pur tra tante difficoltà, grazie anche alle parole che Papa Francesco ha detto loro, quando li ha ricevuti durante un inconro pubblico con la popolazione Cinti e Rom.
Così nei giorni successivi al posto dei cittadini che protestavano e del gazebo dei tristi esponenti di casapound, si sono presentate alcune associazioni di volontariato e persone della parrocchia del quartiere che si stanno dando il cambio per aiutare la famiglia Rom in questo loro complicato inserimento.
Certo domenica scorsa lungo via della Conciliazione è apparso anche uno striscione contro Papa Francesco, visto come uno dei maggiori responsabili di questa ondata di nuova solidarietà, ma il sostegno, e la giustizia (perchè occorre ribadire che quelle persone hanno diritto a quella casa) questa volta hanno avuto la meglio.
In tutto questo contesto, quello striscione è apparso ai più, come una presa d”atto della sconfitta dell’intolleranza, che rende la persona che la vive, una persona senza speranza.
Ma Roma in queste ore ci pone di fronte anche altri fatti che meritano una nostra riflessione.
Prendiamo quanto avvenuto nel palazzo occupato di via Gerusalemme dove centinaia di persone vivevano da giorni senza luce per il mancato pagamento di bollette arretrate e dove il Cardinale Konrad Krajewski, elimoseniere del Papa, ha riacceso, senza alcuna autorizzazione, i contatori che la società fornitrice di corrente, aveva spento.
Questo cardinale vive la sua vocazione stando ogni giorno in mezzo ai poveri, spendendo per i poveri tutti i soldi che arrivano dalle elemosini dei fedeli (su disposizione del Papa) e non poteva sopportare l’idea di vedere bambini e anziani senza acqua calda, senza poter utilizzare un frigorifero.
Anche se effettivamente ha compiuto un gesto in contrasto con la legge (per il quale ha detto di essere pronto a pagare le conseguenze), oggi sappiamo che dopo quel gesto i condomini si sono riuniti in assemblea chiedendo di incontrare la società che fornisce la corrente, per trovare una modalità di pagamento dell’arretrato dovuto.
Viene da pensare che quel gesto di solidarietà ha riattivato in quelle famiglie una voglia di riscatto e nel limite delle loro possibilità, provare a cercare di pagare il debito.
Sempre in questi giorni l’Università La Sapienza ha accolto Mimmo Lucano per una lezione sull’accoglienza e la solidarietà verso i migranti.
A questa Lectio Magistralis si opponeva il solito gruppo di persone tristi che volevano impedire lo svolgimento della lezione organizzando una manifestazione di protesta.
Non solo la Questura ha vietato questa manifestazione, ma gli stessi studenti sono scesi loro lungo le strade per “accompagnare” Mimmo Lucano fino alla sede della conferenza, e lì lo hanno accolto in un’aula gremita in ogni posto.
Insomma, quella che doveva essere un corteo per impedire qualcosa, si è trasformato in un altro corteo più colorato e ricco di canti e parole con centinaia di giovani studenti universitari dsiderosi di ascoltare un uomo che, aldilà di quelli che possono essere stati i suoi errori, racconta un’esperienza di accoglienza e dignità.
Così questa Roma così bistrattata e criticata ha riscoperto in questi semplici gesti la Roma della solidarietà.
Una città che sembra oggi avere più voglia di reagire al grigiore della disumanità.
Con lei speriamo anche tanti, tantissimi di noi che quotidianamente siamo chiamati a scegliere da un lato la rabbia e la mano chiusa e dall’altra il sorriso e la mano tesa.