Strano caso quello di Domenico Lucano detto Mimmo, sindaco di Riace decaduto dopo l’inchiesta della Procura di Locri sulla gestione dei fondi Sprar. Sembra che attorno a lui, o meglio verso ciò che rappresenta, ci sia una specie di guerra a colpi di sentenze tra Tribunali e Procura. Le stranezze risultano evidenti nelle sequenze temporali degli atti: ad una Cassazione che in parte rinvia al Tribunale del riesame alcuni provvedimenti dell’inchiesta giudicati spropositati (succedeva lo scorso fine febbraio) risponde la Procura di Locri con un’ulteriore inchiesta sull’ex sindaco; Procura che qualche giorno fa ha inviato nuovi avvisi di garanzia che coinvolgono anche l’attuale aspirante sindaco Maria Spanò, nella cui lista è candidato come consigliere lo stesso Lucano.
Un’azione, quella della Procura, che ha anticipato il giudizio del T.A.R. di Reggio Calabria, il quale ha annullato il provvedimento del Ministero dell’Interno che nell’ottobre scorso bloccò i fondi destinati ai vari progetti sull’accoglienza ai migranti. Alla base della decisione, scrivono i giudici amministrativi, un insuperabile errore procedurale. Le contestazioni mosse dal Viminale sono generiche e lacunose, sottolineando come il Ministero abbia avviato la procedura circa un mese dopo aver autorizzato la proroga dei progetti per un altro triennio senza aver rilevato alcuna penalità “lasciando la gestione di ingenti risorse pubbliche in mano ad un’amministrazione comunale, per quanto ricca di buoni propositi e d’idee innovative, ritenuta priva delle risorse tecniche per gestirle in modo puntuale ed efficiente”.
Insomma anche se ci fossero state delle criticità il Ministero avrebbe dovuto mettere il Comune nelle condizioni di superarle. Non c’è alcun dubbio che prima di dare qualsiasi giudizio sulla vicenda Riace bisognerà attendere tutte le sentenze definitive dei vari gradi di giudizio. Tuttavia una considerazione può essere fatta sulla base di ciò che avviene in ambito extragiudiziale. Cioè il caso Lucano è un caso politico che parte da lontano. Da tre anni si parla d’inchieste a suo carico, da quando si è data una svolta alle politiche sulle migrazioni che vedono coinvolto il nostro Paese come primo approdo. Bisognava e bisogna creare muri di respingimenti per un’incapacità a poter affrontare il problema da parte dell’intera Europa.
Per questo il sistema Riace dava e da fastidio, perché con tale sistema è possibile creare ponti d’accoglienza, utili, tra l’altro, anche per rigenerare l’economia di piccoli centri destinati allo spopolamento. Una battaglia tutta politica per Mimmo Lucano, forse più importante di quella giudiziaria. Per questo ha deciso di combatterla sul posto, candidandosi come semplice consigliere di Riace, rifiutando offerte per una più comoda poltrona al Parlamento Europeo. Una candidatura senza poter fare campagna elettorale, ma che sa tanto di coerenza, merce molto rara nel mondo politico di oggi.