Questo non è un Paese per ambientalisti. Questo non è un paese che ha paura dell’inquinamento, nonostante sia alle prese con gravi infrazioni sulla gestione del ciclo dei rifiuti, con un crescente depauperamento della falda idrica e annoveri, purtroppo in specie al sud, veri record negativi. Nella sola Campania ve ne sono due: il fiume Sarno, il più inquinato d’Europa, e la Terra dei Fuochi. Eppure alle ultime europee gli ambientalisti sono quasi scomparsi dai radar e hanno espresso nelle urne un voto che non supera il 3%
La lista Europa Verde ha conseguito appena il 2,25% e se solo si guarda al voto degli italiani all’estero già quella percentuale balza al 10%
Noi non siamo come gli altri Paesi dell’Ue, dove, infatti, i veri vincitori delle elezioni europee sono stati i Verdi, con 70 seggi conquistati, rispetto ai 52 della scorsa legislatura. I Grüne volano soprattutto in Germania, dove sono passati dal 6,9 delle ultime elezioni al 20,7% e vanno bene anche in Francia, dove sono arrivati al 12% e si attestano terzo partito, e nel Regno Unito (11%), dove hanno superato i Tory.
Perché noi no? Illustri commentatori politici la notte dello spoglio hanno detto che l’Italia, avendo altri guai cui pensare, tra cui disoccupazione, crisi economica, infrastrutture, non può permettersi un’anima bella ambientalista. Ma davvero è solo questo? La campagna elettorale per le elezioni europee in Italia è stata caratterizzata da argomenti diversi dai temi ambientali, questo è innegabile. Ma non abbiano certamente dibattuto dei nostri veri guai, ossia corruzione, criminalità organizzata ed emergenze ambientali, compreso il rischio di dissesto idrogeologico. No, abbiamo assistito a una guerra senza pari contro i migranti e l’accoglienza, a baci di croci e invocazioni divine, promesse di tessere per il reddito senza lavoro e annunci di un braccio di ferro con l’Europa sui nostri conti disastrosi. Argomenti dei quali non si occuperà il prossimo Parlamento Europeo e che resteranno nel piccolo cortile Italia probabilmente ancora a lungo, ma che, comunque, hanno oscurato nodi ambientali che l’Italia come altri, forse l’Italia più di altri, si porta dietro. Con l’unica differenza che la rappresentanza italiana in Ue non entra nel vero dibattito che è cominciato in Europa e che riguarda i grandi tempi dell’ambiente.
Ma cosa vogliono questi Verdi d’Europa?
Il progetto che perseguono è ampio e ambizioso: ossia combattere il cambiamento climatico eliminando gradualmente il carbone, promuovendo l’efficienza energetica e passando all’uso delle energie rinnovabili al 100%, investendo in un’economia verde tramite un Green New Deal, garantendo un reddito minimo ai cittadini europei, rafforzando la trasparenza e la democrazia nelle istituzioni, difendendo il diritto di asilo, promuovendo un’Europa femminista. E c’è anche l’idea concreta di fermare le esportazioni di armi.
Nessuno di tali argomenti è entrato, per davvero, nella nostra ultima campagna elettorale e non perché non fosse interessante o non sottendesse un’emergenza, bensì, semplicemente, quei temi sono stati oscurati facendo, invece, posto ad argomenti qualunquisti che non sono nell’agenda del prossimo Parlamento europeo e, realisticamente, non sono neppure il nostro primo problema. L’Italia avrebbe molto bisogno di una politica verde capace di risollevare le sorti di interi comprensori altamente inquinati, avrebbe bisogno di potenziare le infrastrutture green e, probabilmente, ha anche necessità di un movimento politico verde che sappia parlare ai giovani, i più interessati alla svolta ecologica, come ha dimostrato lo straordinario interesse per Greta Thunberg e le sue proposte.