BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Quando la poesia soffia sulla violenza: i ragazzi di Quarto nel progetto del Club Inner Wheel di Napoli

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“(…) Sarai sempre dall’altro lato della stanza/Sulla vetta della montagna vicina/Su una zattera in mezzo al mare/Nell’angolo più buio del mio gelido cuore/In quella parte nascosta di me/In ogni mia parola/ In ogni pasto saltato/ In ogni taglio procurato/Tutte le notti in bianco/Sei su quel balcone da cui non sono mai saltata/Solo per pensarti ancora/Un altro po'”. E poi succede che una ragazzina spiazza tutti con questi versi, così intensi. Giada Molfetta ha soli 14 anni e frequenta un liceo scientifico nella periferia di Napoli. Come un’altra piccola grande donna, sua coetanea: Alessandra Augiero. Autrice di un disegno, che è un colpo nell’anima! Una testa con dentro tante figure. “I disegni sono racchiusi all’interno di un profilo umano – spiega meticolosamente la giovane artista – che vuole puntualizzare il fatto che ogni forma di rispetto verso l’altro dovrebbe e deve essere in tutti noi”.  Entrambe le alunne hanno partecipato, insieme con molti altri ragazzi dell’Isis Rita Levi Montalcini di Quarto, al progetto “Prevenzione della Violenza sulle donne. Cosa c’è prima del femminicidio”, realizzato dal Club Inner Wheel di Napoli Castel Dell’Ovo, presieduto da Ilaria Perrone Matarazzi. Il risultato? Temi, racconti, le coscienze civili risvegliate…

 Gli incontri sono stati tenuti dalla giornalista Giuliana Covella, che ha portato tra i banchi il suo coraggioso libro “Fiore…come me“, edito da Spazio Creativo e promosso dalla Fondazione Polis per le vittime innocenti della criminalità e i beni confiscati. Una testimonianza scritta che ripercorre le storie terribili di dieci donne uccise dalla violenza criminale: Teresa Buonocore, Enza Cappuccio, Nunzia Castellano, Giuseppina Di Fraia, Fiorinda Di Marino, Emiliana Femiano, Mena Morlando, Palma Scamardella, Matilde Sorrentino, Gelsomina Verde.  Donne che narrano in prima persona il loro vissuto, la loro quotidianità e le loro passioni fino al tragico epilogo che le ha condotte alla morte per mano di spietati assassini. Dalla lettura collettiva dello scritto, sono partiti una serie di elaborati, che hanno coinvolto i ragazzi dei vari licei.

A queste lezioni, così sentite, ho partecipato anche io (Désirée Klain), come rappresentante di Articolo21 Sezione Campania. Agli studenti ho illustrato “I Miserabili. Prodotto dal “Museo Madre”, il concept è stato esposto al Pan/Palazzo delle Arti delle Arti di Napoli e a Cuba (accolto da Mariela Castro Espín). Una campagna contro la violenza sulle donne, diventata un piccolo caso mediatico, in cui i protagonisti non sono state le vittime, ma per la prima volta i carnefici. In primo piano la miseria umana, lo squallore di un’esistenza che distrugge, ma viene anche annientata dalla follia di un gesto. Lo zoom delle immagini proposte non è stata più su donne bellissime tumefatte, ma sulle gravi conseguenze della bassezza umana. I carnefici veri, portati via in manette, hanno sfilato davanti all’obiettivo dei tanti foto-reporter, che hanno seguito le innumerevoli e tristi vicende di cronaca nera italiana degli ultimi anni. Ho raccontato anche la genesi del progetto, che è stato il risultato di un accurato lavoro di ricerca scientifica, reso possibile grazie all’apporto di psicologi, che si sono affiancati a legali specializzati in violenza su donne e minori, e naturalmente giornalisti e fotoreporter, in prima linea nella cronaca nera e giudiziaria. Nel corso delle miei lezioni ho, inoltre,  parlato dell’associazione Articolo21, dell’importanza della libertà di stampa e di “Imbavagliati”, Festival Internazionale di Giornalismo Civile, che dirigo da quattro anni, il cui obiettivo è dare la possibilità ai giornalisti che operano in nazioni dove la censura dittatoriale impedisce la libera espressione o dove il contesto sociale li pone in costante pericolo di vita, di raccontare la loro storia e parlare della verità dei loro Paesi dal punto di vista interno.

L’intera iniziativa, che il Club innerino ha portato avanti per tutto l’anno scolastico, è stata illustrata con un convegno finale nelle storiche sale di Palazzo San Teodoro.  Presenti una rappresentanza delle classi coinvolte nella manifestazione, la presidente del Consiglio Nazionale International Inner Wheel Anna Maria di Trapani Falconio, la psicologa e psicoterapeuta Maria Rosaria Lena, Direttrice Scolastica dell’ISIS Montalcini, Daniela Sciarelli, le professoresse Claudia Vittoria e Rosa Fontana, la giornalista Paola De Ciuceis (anima della manifestazione), la padrona di casa e segretaria del Club Angela D’Anna Lombardi ed una folta rappresentanza del Club.

Solo qualche settimana fa qualcuno aveva provato a togliere l’attualità dalle scuole, sospendendo per due settimane dall’ufficio scolastico provinciale, Rosa Maria Dell’Aria, da quaranta anni una meravigliosa insegnante di italiano anni a Palermo;  perché  “colpevole” di non aver vigilato sul libero arbitrio dei suoi studenti 14enni, che nella giornata della memoria avevano spontaneamente presentato una videoproiezione nella quale si accostava la promulgazione delle leggi razziali del 1938 al decreto sicurezza del ministro dell’Interno Matteo Salvini. L’insegnante è stata, poi, riammessa dopo le tante proteste in tutta Italia al grido di #Sospendetecitutti. Un dato è, quindi chiaro: esperimenti come quello portato avanti dal Club Inner Wheel di Napoli Castel Dell’Ovo e accolto così bene dalle insegnanti, dimostrano dell’importanza della memoria e della cronaca portata nelle aule. “Chi dimentica diventa il colpevole”: è lo slogan di “Imbavagliati”, insieme all’immagine della Mehari di Giancarlo Siani, custodita al Pan, luogo dove si svolge il festival contro i bavagli. Mi ha commossa sapere che durante un tema sulla figura di Primo Levi i ragazzi abbiano ricordato nei loro scritti questa frase. Insomma c’è speranza…


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