Pubblicità gioco d’azzardo, con le linee guida di Agcom non sparisce del tutto

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Nelle trasmissioni sportive sarà ancora possibile dare informazioni sulle quotazioni dei bookmaker, bar e sale da gioco potranno pubblicizzare le vincite nei loro locali, mentre su canali televisivi ad hoc saranno possibile le televendite. Critica la campagna Mettiamoci in gioco: “Si riduce la tutela del consumatore vulnerabile”

 

MILANO – Con l’articolo 9 del decreto dignità emanato nel 2018 dal Governo giallo verde, ogni forma di pubblicità e sponsorizzazione del gioco d’azzardo è vietata. La fase transitoria per i contratti pubblicitari in vigore al momento dell’approvazione del decreto dignità sta per concludersi e quindi a partire da luglio nessuna pubblicità, sponsorizzazione o logo si dovrebbe vedere su carta stampata, internet, radio, magliette, gadget, in televisione o negli eventi e spettacoli. Il 18 aprile scorso, inoltre, l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazione (Agcom) ha emanato le linee guida attuative del divieto di pubblicità e, pur rimarcando nella sostanza gli obiettivi del decreto dignità, ha lasciato aperto alcuni spiragli che permetteranno ancora una ridotta forma di promozione del gioco d’azzardo.
Nelle trasmissioni televisive, infatti, sarà ancora possibile essere “informati” su quelle che sono le quotazioni dei bookmaker relative a un particolare match sportivo. E così sapere, per esempio, a quanto danno l’Italia vincente alle finali dei mondiali di calcio. Inoltre, baristi e titolari di sale gioco potranno pubblicizzare le vincite registrate nei loro locali. Per la campagna Mettiamoci in gioco, nata per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo e promossa da una quarantina di associazioni, queste concessioni alla pubblicità rappresentano “spazi eccessivamente ampli ad informazioni comunque suscettibili di ridurre lo spazio di tutela del consumatore/giocatore, soprattutto se appartenente alle categorie vulnerabili”.

In particolare, Mettiamoci in gioco chiedere di vietare le informazioni sulle quotazioni dei bookmaker nelle trasmissioni televisive perché “è nostra convinzione che chiunque voglia esercitare il proprio diritto di giocare d’azzardo abbia a disposizione strumenti e spazi sufficienti per conoscere e comparare quote e offerte commerciali legali, senza la necessità di promuovere ulteriormente queste informazioni in programmi sportivi”. Per quanto riguarda la pubblicità delle vincite, Mettiamoci in gioco sottolinea “che la semplice esposizione rappresenti da sola una forma di induzione al gioco”. Semmai, “un reale ‘servizio informativo’ a 360 gradi richiederebbe non solo l’esposizione delle vincite ma anche il computo delle perdite fatte registrare dai giocatori in quel punto vendita”.

Infine, nelle linee guida l’Agcom ritiene ammissibile l’esistenza di televendite di “beni e servizi di gioco a pagamento” anche se si specifica che non devono “avere natura promozionale” e che tale natura vada comunque “presunta” se trasmesse all’interno di un palinsesto televisivo generalista o semigeneralista. Che senso ha vietare la pubblicità ma permettere la televendita anche se solo su canali ad hoc? Per Mettiamoci in gioco “la televendita è per sua stessa natura promozionale e l’offerta televisiva consta di numerose reti – gratuite o a pagamento – il cui palinsesto non rientra nelle definizioni ‘generalista’ o ‘semigeneralista'”. L’auspicio di Mettiamoci in gioco è che questi tre punti delle linee guida siano rivisti. (dp)

Da redattoresociale


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