Pd e centro-sinistra scomparsi dai radar

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Lavoro, Europa, uguaglianza. Nicola Zingaretti ha svolto una martellante campagna elettorale per le europee ma è scomparso dai radar. Comizi, incontri, riunioni, pressing sui social. Ma il segretario del Pd ha raccolto poco spazio nei media, rare interviste sui giornali e tg. Quotidiani, televisioni, radio e Internet, invece, hanno inondato lettori e ascoltatori delle esternazioni di Salvini e di Di Maio, i grandi timonieri del governo Lega-M5S, impegnati in un duro e interminabile scontro tra di loro.

Zingaretti ha attaccato a fondo l’esecutivo populista e sovranista: «Prima se ne vanno a casa e meglio è. Gli italiani li hanno provati, i risultati sono stati catastrofici». Ha iniettato fiducia nel variegato fronte progressista relegato all’opposizione: «Il centrosinistra ferito si è rialzato in piedi». Ha decantato l’”unità ritrovata” nel partito post renziano (gli scissionisti Bersani, Speranza e D’Alema hanno appoggiato i loro candidati nelle liste del Pd). Ha insistito sugli investimenti per aiutare la ripresa e l’occupazione. Ha centrato le sue carte sulla creazione dell’Indennità europea di disoccupazione. Ma niente da fare, l’informazione gli ha dedicato scarsa attenzione.

Ancora peggio è andata gli altri partiti e movimenti del centro-sinistra (rischiano di restare fuori del Parlamento europeo per lo sbarramento al 4% dei voti). +Europa, la lista elettorale creata da Emma Bonino alla quale hanno aderito l’Italia in comune di Federico Pizzarotti (sindaco di Parma, ex cinquestelle) e il Psi, ha battagliato quasi nel buio informativo. Emma Bonino si è prodigata ancora una volta su proposte «per cambiare il mondo» e l’Unione europea. L’ex pannelliana ha messo in guardia contro le spallate della Lega e del M5S: «La democrazia liberale è in pericolo». Ma niente da fare: l’attenzione di giornali e televisioni è stata minima. Attenzione nulla c’è stata per Enzo Maraio, nuovo e sconosciuto segretario del Psi. Praticamente solo l’’Avanti! on Line’ ha informato sulle sue iniziative: «Serve un nuovo piano per il lavoro e per le industrie. Questo governo sta distruggendo la nostra economia».

Nuovo welfare europeo, basta con l’austerità, riduzione dell’orario di lavoro sono le richieste illustrate da Nicola Fratoianni per la lista La Sinistra (formata da Sinistra italiana e Rifondazione comunista). Anche in questo caso, però, il riscontro delle proposte su giornali, tv e radio è stato prossimo allo zero.

Infine gli ecologisti. La lista Europa Verde (formata dalla Federazione dei Verdi di Bonelli e da Possibile di Civati) ha puntato sull’ambiente, uno stato sociale europeo, la parità di genere sessuale.  Quasi nulla l’informazione anche sugli ambientalisti.

Il problema è doppio. Certamente l’informazione privilegia Matteo Salvini, Luigi Di Maio e i loro scontri continui. Il segretario della Lega e il capo politico del M5S, ennesima anomalia politica italiana, occupano sia lo spazio di partiti di governo sia quello di forze di opposizione. Ma c’è anche il problema politico centrale del Pd e del centro-sinistra: manca un’idea forza contro la crisi e per l’uguaglianza. Manca anche una identità culturale e politica precisa. Manca, infine, l’unità del centro-sinistra frammentato e diviso in tante piccole e distinte componenti.

Zingaretti è comunque ottimista anche sulla base degli ultimi sondaggi sulle europee (lo davano in rimonta oltre il 20% dei voti). Pensa che il suo Pd post renziano possa sottrarre voti ai cinquestelle superandoli nelle elezioni europee del 26 maggio: «Serve più riformismo per affrontare il futuro…Gli elettori M5S ci stanno ripensando…Il sorpasso è possibile, sì».

Vedremo il 27 maggio, quando verranno scrutinati i voti. Vedremo se Zingaretti riuscirà nell’impresa di piazzare il Pd al secondo posto, subito dopo la Lega, superando il M5S. Sarebbe un gran risultato. Potrebbero cambiare gli equilibri politici. Certo i guai giudiziari del partito in Calabria e in Umbria non l’hanno aiutato. Un po’ come è  accaduto a Salvini per le indagini per corruzione piovute su Siri, sottosegretario leghista spintonato fuori dal governo da Di Maio.


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