Testo vincitore ex aequo del concorso di Articolo 21 “Rileggiamo l’Articolo 3 della Costituzione” realizzato dagli Studenti dell’ Istituto Superiore Arimondi – Eula – Savigliano (Cuneo)
Buongiorno, mi presento: sono l’articolo 3, nato il 1.1.1948 da un’idea di Lelio Basso.
I miei genitori sono la Repubblica Italiana e i Padri Costituenti. Ho 138 fratelli, di cui due gemelli, gli articoli 1 e 2. Sono stato fortemente voluto in quanto mia mamma Italia arrivava da un periodo molto difficile: vent’anni di dittatura, due guerre mondiali, povertà, mancanza di ogni libertà. Sono composto da due anime: la prima è l’uguaglianza formale di tutti i cittadini di fronte alla legge senza discriminazioni di sesso, razza, lingua, opinione politica; la seconda è invece quella che mi rende unico al mondo ed è l’uguaglianza sostanziale: ognuno deve essere trattato secondo le proprie peculiarità, per poter disporre delle stesse opportunità.
Fin da subito ho dato vita a dibattiti accesi: tutti i Costituenti concordavano sull’uguaglianza tra i cittadini, ma non tutti volevano riconoscere il ruolo dello Stato nella rimozione degli ostacoli che di fatto la limitano, perché ritenevano “una norma di questa vaghezza e ampiezza un pericolo”, in quanto causa di possibili interpretazioni differenti. Prevalse la tesi più garantista, tuttavia la mia esistenza non è mai stata scontata: c’è sempre stato qualcuno che ha pensato che io, art. 3, non esistessi. L’uguaglianza formale e sostanziale sono una conquista quotidiana, anche oggi si finge di non sapere che io devo essere applicato a qualsiasi persona si trovi sul territorio italiano, terrestre e marittimo, e non solo ai cittadini, come ha da sempre affermato la Corte Costituzionale.
Purtroppo, però, una grave malattia mi sta devastando: l’analfabetismo funzionale e di ritorno. Oggi sono molte le persone che non sono in grado di comprendere ciò che leggono e ascoltano, diventando facili bersagli di un dilagante populismo. Il numero di parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia e dell’uguaglianza: poche parole, poche idee, poche idee, poca democrazia. Quest’ultima deve permettere a ogni uomo di avere la sua parte di sole e di luce, attraverso la scuola, organo costituzionale e vitale della democrazia come la definì Piero Calamandrei.
In una società in cui l’ignoranza è motivo di vanto, la povertà della comunicazione si traduce in povertà di intelligenza e privazione di opportunità. Siamo uguali ma diversi e abbiamo bisogno della libertà per evitare gli abusi del potere dello Stato, e dello Stato per evitare l’abuso della libertà. “Voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica”. Per questo vi chiedo una cosa sola: ricordatevi di me, ogni giorno.