Il voto degli elettori europei ha scompaginato le nuvole nere che gravavano sull’Europa. Il fronte dei c.d. sovranisti, cioè dei partiti intrisi di nazionalismo identitario e di ideologie illiberali o criptofasciste, è rimasto minoranza e non dominerà il Parlamento e le istituzioni europee. Purtroppo la nuvola nera si è fermata sull’Italia ed oscura il nostro cielo. Il successo della Lega è innegabile: 9.175.208 voti (pari al 34,3%) sono una cifra enorme. Si tratta di un votante ogni 3. Il dato è ancor più significativo considerando che il secondo partito nero, Fratelli d’Italia, ha avuto anch’esso un exploit notevole, incassando 1.726.189 voti (6,4%). In questo contesto si situa il crollo del M5S che precipita da 10.732.066 (politiche del 2018) a 4.569.089, abbandonando sul terreno oltre sei milioni di voti, mentre rimane stabile in termini di voti l’unico partito di opposizione di centro-sinistra, il PD che, con 6.089.853 voti, cresce in percentuale rispetto alle politiche (dal 18,72 al 22,7%) solo a cagione della crescita dell’astensionismo, poiché il tasso di affluenza si è attestato al 56%, 17 punti in meno rispetto alle politiche. Secondo gli Istituti di ricerca, nel voto alle europee soltanto 3 elettori su dieci hanno confermato l’orientamento politico espresso alle precedenti elezioni.
A differenza che in passato, il consenso elettorale è diventato estremamente volatile: quelli che vengono portati in trionfo in determinate circostanze, dopo un anno o due vengono disarcionati ed abbandonati dagli elettori; è capitato al 40% conquistato da Renzi alle elezioni europee del 2014, che si è trasformato in un misero 18% alle politiche del 2018, al 32% conquistato dai grillini nel 2018, dimezzato dagli elettori nel 2019 (17,1%). Questo dipende dalla ispirazione “populista” dei nuovi attori politici. Tagliate le radici con le culture, con le ideologie ed i valori che avevano animato i partiti che hanno dato origine alla Repubblica, i nuovi attori politici (passando da Berlusconi, a Renzi, a Grillo/Di Maio, a Salvini/Meloni) costruiscono il consenso intercettando gli umori popolari, anche quelli più negativi, esaltando le ansie, i rancori sociali, alimentando illusioni e spacciando la droga di false promesse. Così Renzi e i 5 Stelle hanno rivaleggiato sul tema del taglio delle poltrone, della punizione della casta. Però gli elettori che si erano illusi, immaginando un cambiamento positivo per la loro vita, hanno scoperto che la povertà non era stata abolita, come proclamato da Di Maio, e sono fuggiti in massa. Così è facilmente ipotizzabile che gli elettori che sono accorsi a portare in trionfo la Lega, prima o poi si renderanno conto che lo slogan “prima gli italiani” è un contenitore del nulla perché la persecuzione degli stranieri e degli emarginati non risolve i problemi della disoccupazione, dell’ambiente, della sicurezza sociale dei diritti. Quindi anche l’ondata nera è destinata a passare, sempre che si mantengano fermi i capisaldi della democrazia e dello stato di diritto.
Il problema è evitare che durante questo tempo non si producano danni irreparabili alle istituzioni e ai diritti fondamentali dei cittadini.
Il più irreparabile dei danni sarebbe l’implementazione di quell’insano progetto dell’autonomia differenziata, come delineato nelle bozze di accordo con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna che porterebbe alla rottura del bene costituzionale supremo dell’unità nazionale e staccherebbe il Sud dal resto del paese, creando una differenziazione economico-sociale insuperabile. E si tratterebbe di un danno irreparabile anche in senso tecnico-giuridico, perché, una volta approvata dal Parlamento, la legge che sancisce l’autonomia non sarebbe più modificabile senza l’accordo della Regioni interessate. Bisogna che qualcuno spieghi al M5S che, se non vogliono perdere i voti che gli sono rimasti al Centro ed al Sud, farebbero bene ad opporsi.
Un altro pericolo da evitare è il rischio di scioglimento delle Camere. La minaccia delle elezioni anticipate è un bastone nelle mani di Salvini per ottenere tutto quello che vuole. Ora le elezioni anticipate, grazie al contesto politico attuale ed alla legge Rosatellum, porterebbero inevitabilmente una maggioranza dominata dalla nuvola nera (Salvini e Meloni) e le nuove Camere eleggerebbero anche un nuovo Presidente della Repubblica, omogeneo a tale maggioranza, quindi incapace di svolgere il ruolo di garanzia che la Costituzione gli assegna.
Nel Parlamento attuale sono possibili maggioranza diverse; possiamo sperare che un briciolo di amor patrio entri nella testa dei dirigenti del PD e che non commettano di nuovo l’errore di consegnare il nostro paese nelle mani di una destra aggressiva ed incostituzionale?