Partito con la sedazione profonda il protocollo di distacco di idratazione e alimentazione per l’uomo da 11 anni in stato di coscienza alterata: Parigi ignora la richiesta di rinvio formulata una seconda volta venerdì scorso dal Comitato Onu per i diritti delle persone disabili. Inascoltati gli ultimi appelli
ROMA – Nelle prime ore di lunedì 20 maggio Vincent Lambert è stato posto in stato di sedazione profonda: è l’applicazione del primo passo di quel protocollo che prosegue con la sospensione per lui di idratazione e alimentazione, fino al sopraggiungere della morte. All’ospedale di Reims le sentenze della giustizia francese trovano dunque la loro applicazione, e inascoltata resta la richiesta di rinvio che il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità ha rivolto a Parigi. Un caso diplomatico e giurisdizionale che da tre settimane aveva varcato l’Atlantico e visto il governo francese richiamato all’ordine dal Comitato Onu per i diritti delle persone con disabilità, che vigila sul rispetto della Convenzione Onu (che la Francia ha ratificato nel 2010). Il tutto mentre si moltiplicavano nuovi appelli per preservare la vita di Lambert, 42 anni, da undici ricoverato presso il centro di cure palliative dell’ospedale di Reims, in una condizione di stato vegetativo o di coscienza alterata.
PROTOCOLLO AVVIATO: LA GIORNATA. La notizia dell’avvio del protocollo è stata resa nota dai legali dei genitori di Lambert: “Il processo eutanasico è stato avviato. I genitori hanno ricevuto questa mattina una e-mail dal dottor Sanchez (il responsabile dell’équipe medica del CHU di Reims. ndr) in cui diceva: ‘Ho sedato vostro figlio’. Non hanno neppure potuto dirgli addio. Tutto ciò è inumano e contrario ai doveri dei medici”, ha riferito l’avvocato Jean Paillo. E’ previsto che ci vogliano alcuni giorni perché l’assenza di idratazione e alimentazione conduca Lambert alla morte, per insufficienza renale. Mentre gli avvocati dei genitori annunciano un nuovo ricorso alla Corte d’appello di Parigi, la famiglia ha diffuso un video girato nella serata di ieri in cui Lambert appare particolarmente provato, rispetto alle immagini diffuse in altri momenti. A metà giornata anche papa Francesco, con un tweet, ha fatto riferimento alla vicenda di Lambert, per il quale già in passato aveva chiesto di conservare le cure: “Preghiamo – ha scritto Francesco – per quanti vivono in stato di grave infermità. Custodiamo sempre la vita, dono di Dio, dall’inizio alla fine naturale. Non cediamo alla cultura dello scarto”.
FRANCIA e ONU. L’organismo dell’Onu aveva chiesto al governo di Parigi nei giorni scorsi, per la seconda volta in due settimane, di non permettere che fosse avviato il protocollo di sospensione di idratazione e alimentazione a Vincent Lambert. Una misura precauzionale, quella richiesta dalle Nazioni Unite, per consentire al gruppo di saggi che compone il Comitato previsto dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità di analizzare nel dettaglio il caso dell’uomo intorno al quale, da oltre cinque anni, è in corso una battaglia legale e giudiziaria diventata il simbolo nel dibattito sul fine-vita in Francia.
Secondo il governo di Parigi, la Francia non è vincolata alla richiesta del Comitato Onu e non è pertanto obbligata ad attenersi alle direttive ricevute. In altri termini, indipendentemente dalla posizione del Comitato, può essere subito avviato il protocollo che condurrà Lambert alla morte. La posizione francese è stata comunicata ufficialmente alle Nazioni Unite con una memoria governativa depositata in data 7 maggio; argomentazioni che però sono state rispedite al mittente dall’organismo Onu, che venerdì scorso, 17 maggio, ha risposto reiterando la stessa richiesta di rinvio e ricordando alla Francia gli obblighi derivanti dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, dall’articolo 4 del Protocollo aggiuntivo alla Convenzione stessa (che la Francia ha ugualmente firmato e ratificato) e dall’articolo 64 del regolamento del Comitato Onu. Tutti impegni liberamente assunti dallo Stato francese e ai quali Parigi è tenuta.
L’équipe medica che ha in cura Vincent Lambert, guidata dal dottor Sanchez, aveva annunciato già lo scorso 10 maggio che idratazione e alimentazione sarebbero state sospese “nel corso della settimana del 20 maggio”, e tale intenzione non è stata dunque scalfita dal botta e risposta giurisdizionale con il Comitato delle Nazioni Unite. Anzi, l’ospedale di Reims – che non è specializzato nella cura dei pazienti in stato vegetativo o con coscienza alterata, altro elemento da tempo messo in risalto, in ottica critica, da chi lotta per evitare la morte di Lambert – ha visto rafforzarsi in questi ultimi giorni la sorveglianza interna ed esterna; elemento visto già da giorni come un preludio all’applicazione della decisione dei medici, che è stata nei mesi scorsi confermata sia dal Consiglio di Stato francese sia dalla Corte dei diritti umani.
LE DUE VISIONI. Il destino di Lambert ha spaccato la sua stessa famiglia, con da un lato la moglie (e numerosi fratelli di Vincent) che sostengono l’interruzione dei sostegni vitali e dall’altro i genitori, che combattono tale scelta. Per i primi, si tratterebbe di porre fine ad ogni azione volta a far proseguire in modo artificiale la vita del loro congiunto, per i secondi ci troveremmo di fronte al “primo caso di eutanasia legale in Francia”. Dietro il caso particolare, ci sono due opposte visioni sulla tutela e il rispetto della vita umana. I sostenitori della prima visione (fra questi anche il senatore Leonetti, che ha dato il suo nome alla legge sul fine vita in vigore in Francia) sottolineano come Lambert non abbia più coscienza di esistere né relazioni con gli altri, e che pertanto sospendere l’idratazione e l’alimentazione corrisponde ad “evitare il prolungamento artificiale di una vita che è solamente vegetativa e biologica”. La replica sottolinea come la reale condizione cerebrale di Lambert sia tutt’oggi impossibile da definire in termini irreversibili e che privare di cibo e acqua un uomo che respira autonomamente e alterna regolari cicli di veglia e di sonno, corrisponda alla soppressione di una persona disabile in ragione esclusiva della propria condizione di disabilità.
GLI APPELLI. Nei giorni scorsi numerosi appelli sono stati rivolti affinché la vita di Lambert venga preservata, e ieri – insieme ai genitori di Lambert – si è svolto un sit-in di sensibilizzazione davanti all’ospedale di Reims. Oltre 100 giuristi hanno criticato la decisione “più disumana che si potesse prendere”, affidando ai medici la decisione della vita e della morte di un uomo: “Accettare ciò – hanno scritto – significherebbe che si è perso il senso del valore infinito della vita, qualunque essa sia, diminuita, inconscia, limitata dalla malattia e dalla disabilità”. Si è provato ad accendere i riflettori sulla situazione di stato di coscienza alterata, che in tutto il paese riguarda oltre 1500 persone (la gran parte delle quali, a differenza di Lambert, ospitate in centri specializzati). Si sono inviati appelli accorati al presidente della Repubblica: “Quale segnale disastroso il nostro paese sta lanciando alle persone con disabilità e alla comunità internazionale? – hanno chiesto gli avvocati dei genitori di Lambert a Emmanuel Macron – Che urgenza c’è nel far sì che Lambert muoia, anche a costo di non rispettare gli impegni internazionali che la Francia ha assunto?”. A Macron i genitori di Lambert chiedono di agire perché sia rispettata la misura precauzionale richiesta dal Comitato Onu, che – precisano – “non mette in discussione le decisioni interne già prese” ma “eviterebbe alla Francia una violazione della Convenzione Onu. “Oggi lei, signor presidente, dispone di fatto di un diritto di vita e di morte su Vincent Lambert: che bellissimo esempio dareste alla Francia, all’Europa e al mondo intero nel proteggere le persone più vulnerabili e farvi garante degli obblighi internazionali della Francia”.
IL SILENZIO. Man mano che si moltiplicavano gli appelli mediatici dei genitori di Lambert, l’altra parte della famiglia Lambert, guidata dalla moglie Rachel, ha scelto la via del silenzio e della riservatezza, anche per non soffiare sul fuoco delle polemiche, in quella che rimane pur sempre una storia che ha visto una famiglia un tempo unita spaccarsi in due. “Iniziamo a intravedere la conclusione di questa vicenda – aveva detto nei giorni scorsi François Lambert, uno dei nipoti di Vincent – ma restiamo prudenti perché abbiamo assistito a tanti colpi di scena in passato”.