I parlamentari del M5S si confrontano sul destino del capo politico
Di Beppe Pisa
Un incontro interlocutorio, quello di oggi tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Giuseppe Conte. Con il capo dello Stato che, di fatto, attende ancora di capire quali saranno le decisioni per il futuro del governo che Lega e M5S prenderanno dopo le europee. All’ora di pranzo il presidente del Consiglio, dopo aver incontrato in due momenti diversi i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ha riferito a Mattarella – come era prevedibile dopo i risultati elettorali – dello stato delle cose e degli impegni che il governo intende portare avanti. Conte, viene fatto sapere, alla luce delle dichiarazioni dei due vicepremier si è mostrato con Mattarella moderatamente ottimista. È chiaro però, viene rilevato, che si è trattato di un incontro interlocutorio perché i due contraenti del contratto privato di governo devono ancora prendere delle decisioni, all’indomani dell’esito delle urne che ha capovolto (virtualmente) i rapporti di forza nella maggioranza parlamentare. Il premier ha fatto capire a Mattarella che, se come crede e spera, potrà andare avanti ci sono una serie di punti programmatici che il suo governo dovrà portare avanti. In ogni caso nel corso del colloquio dal Quirinale non è stata fatta alcuna raccomandazione o osservazione particolare anche se la vicenda dei conti pubblici continua ad essere ritenuta fondamentale dal capo dello Stato. Ma evidentemente Mattarella, se il governo andrà avanti, in questa fase potrà unicamente prendere atto delle decisioni della maggioranza e non potrà in nessun modo essere interpellato. Conte ha poi riferito a Mattarella dell’esito del vertice Ue, sottolineando che si è ancora alle questioni di metodo per la nomina dei nuovi commissari europei. I nomi che andranno a occupare le caselle del governo comunitario non sono ancora usciti, essendo la trattativa tra i Paesi membri appena avviata.
In una nota pubblicata sui social, il premier Conte racconta di aver “incontrato dapprima il vicepresidente Salvini e successivamente, il vicepresidente Di Maio. Con entrambi ho avuti lunghi colloqui, che hanno costituito l’occasione per scambiare alcune valutazioni sugli esiti dell’ultima consultazione elettorale, sulla nuova composizione del Parlamento europeo e sulle procedure di nomina nelle Istituzioni europee. Il confronto è stato serio e approfondito ed è servito a operare una ricognizione delle varie misure che tornano utili a rilanciare l’azione di governo”. Inoltre, prosegue il presidente del Consiglio, “il Governo del cambiamento deve ancora completare buona parte del suo programma. Ho elaborato un’agenda fitta di misure e provvedimenti da attuare che ci impegnerà per il resto della legislatura”. Potrebbe essere un auspicio ma anche una minaccia, lanciata verso i due vicepremier, attualmente ai ferri corti.
Intanto, gli effetti dei risultati elettorali, che hanno visto il Movimento 5 Stelle invertire i rapporti di forza con l’alleato di governo, la Lega, continuano a farsi sentire all’interno del movimento pentastellato, e pongono dubbi sulla stessa tenuta del governo. E’ lo stesso Luigi Di Maio, dopo alcune richieste di passi indietro – tra le quali quelle del senatore Gianluigi Paragone che invita il vicepremier a lasciare qualche incarico – ad annunciare di essere disposto a farsi da parte se la base del Movimento lo chiederà. “Chiedo di mettere al voto degli iscritti su Rousseau il mio ruolo di capo politico” perché “non sono mai scappato dai miei doveri e se c’è qualcosa da cambiare nel Movimento lo faremo”, scrive Di Maio sul blog del Movimento. “Le votazioni saranno aperte dalle 10 alle 20 di domani 30 maggio”. In difesa di Di Maio interviene l’anima del Movimento, Beppe Grillo. “Luigi non ha commesso un reato, non è esposto in uno scandalo di nessun genere. E’ già eccessiva questa giostra di revisione della fiducia. Deve continuare la battaglia che stava combattendo prima”, scrive sul proprio blog. Sostegno a Di Maio anche da parte del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. “Confermo totalmente la mia fiducia in Luigi Di Maio. Mi risulta che Di Maio abbia chiesto agli iscritti del Movimento 5 Stelle un atto di fiducia, è un gesto suo in un momento in cui il movimento gli aveva già confermato la sua fiducia come fatto da Beppe Grillo e da altri esponenti del Movimento”.
Tuttavia, il responsabile dello Sviluppo e del Lavoro con i suoi non ha nascosto l’amarezza per gli affondi arrivati all’indomani del 26 maggio. “Non è possibile che quando vince il Movimento è merito di tutti e quando si perde è colpa sua”, spiega uno dei fedelissimi. In Transatlantico il sottosegretario Buffagni, parlando con alcuni deputati di altre forze politiche, è stato chiaro: qui in Parlamento ci si trova grazie a lui, al suo posto avrei minacciato di farmi da parte, vorrei capire dove vanno… Questa sera l’assemblea M5s sarà uno sfogatoio ma in tanti interverranno per sostenere Di Maio. “Ieri lo ha difeso apertamente solo Salvini…”, allarga le braccia un esponente ‘governista’. “Sono sei anni che non mi fermo e credo di aver sempre onorato sempre i miei doveri”, ha sottolineato il capo politico M5s. I malumori al Senato sono quelli che preoccupano di più. Perché è a palazzo Madama che i numeri sono esigui, è lì che si potrebbe concretizzare un’azione di disturbo alla maggioranza e al governo. Di Maio oggi a Conte ha confermato la sua fiducia e l’intenzione di andare avanti. Al suo fianco sono scesi in campo ministri, sottosegretari e tanti parlamentari, con decine di comunicati stampa, un atteggiamento molto sospetto, visto che domani la base pentastellata voterà, ed è stato un modo per esercitare una indebita pressione. Di Maio spiegherà questa sera di non essere certo attaccato alla poltrona ma chiederà – viene riferito – una delega ad andare avanti senza paletti, pur nel rispetto delle dinamiche interne. Una sua delegittimazione sarebbe controproducente sia per le battaglie pentastellate, sia per il confronto con la Lega. Per questo motivo è uscito allo scoperto anche Grillo: “Luigi deve andare avanti, abbiamo perso contro una figura virtuale”. Ed ancora: “Niente espiazioni. Vogliono anestetizzarci. Questo è un colpo di coda della parte marcia del Paese”. Chi sta mediando con i malpancisti avverte il rischio che corre il Movimento qualora si dividesse: “Stiamo bruciando la casa che abbiamo costruito…”.
Il duro commento della senatrice Paola Nugnes, da tempo in rotta di collisione coi capi del M5S. “Se su Luigi hanno investito quasi 50mila euro solo tra marzo e maggio solo per sponsorizzazioni Facebook…. se Rousseau serve solo a ratificare e a controllare il consenso… questa scelta è la tomba di ogni tentativo di revisione. Sono stata tentata al pensiero di venire stasera alla congiunta, ma a questo punto ritengo davvero di aver già dato troppo a ‘questo’ M5s”. Di fatto, è l’annuncio di un addio. Quanti come lei sapranno esporre questo coraggio?