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Genova. Una pettorina non avrebbe salvato Origone

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Due articoli interessanti da Il Secolo XIX e la Repubblica-Genova. Con due risposte, se mai le leggeranno, al vicequestore dottor Bove e al procuratore dottor Cozzi. Origone non era nel posto sbagliato. Le pettorine stampa: al G8 2001 le clonarono le forze dell’ordine…

NEL TESTO DE IL SECOLO XIX compaiono le dichiarazioni del vice questore Bove che, riconosciuto Origone, interviene fermando il pestaggio. Io lo definisco così, da vecchio libertario: quando hai fermato uno, a prescindere da chi sia, non lo massacri. Punto. Bove correttamente dice di non essere un eroe e di essere intervenuto (ancora grazie, per davvero). Analizza la giornata, le tensioni, come vivono gli agenti. Argomenti per una discussione che gli autori del servizio evidenziano correttamente.
Una domanda, provocatoria in senso positivo: se quella persona (Origone sembra di capire è stato incauto anche perché vestito un po’ di scuro… possibile black bloc?) non era un giornalista, riconosciuto e riconoscibile da qualcuno, il drappello menante sarebbe stato comunque fermato con l’arrestando già atterrato?
La critica. Bove afferma nel testo de Il Secolo XIX: “Non vorrei essere frainteso ma io credo che Stefano si sia trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. I ragazzi del reparto stavano effettuando un arresto, disturbato da alcuni manifestanti. Nel corso della carica, come si vede dalle immagini, lui è rimasto in mezzo agli agenti che caricavano e ai manifestanti che scappavano”. E no caro Bove, ancora grazie per il suo intervento, ero lì, ho visto. Ma non esprima, seppur in modo più intelligente, lo stesso principio del sindaco Bucci (quando uno è lì, è lì). Origone era nel posto giusto come giornalista, come lo era lei per il suo lavoro. Discuteremo all’infinito se quella carica così violenta e a tenaglia stringendo la gente contro un muro (in un momento di relativa calma) era davvero necessaria. Ma per favore, essendo lei una persona intelligente che ha saputo assumersi responsabilità che altri, forse, non si sarebbero assunte con un intervento come il suo, non dica che Stefano era nel posto sbagliato.

NELL’ARTICOLO DE la REPUBBLICA invece  c’è questo passaggio: “A quanto pare la squadra in tenuta antisommossa avrebbe scambiato Stefano per un manifestante: colpevole di essere in jeans, maglietta nera e giubbotto blu scuro (eccolo lì il black bloc Origone…). Il cronista, però, ha urlato con tutto il fiato di essere un giornalista, “ma non aveva una pettorina con la scritta stampa o press”. “E così si può infierire su chiunque? — si chiede il procuratore capo -. Con la stessa logica del branco”. Già, il branco, anche se il vice questore Bove dice all’Ansa: “Sicuramente si capirà quanto successo. Al di là delle immagini, i colleghi non sono così folli. E’ stato sicuramente un momento brutto, la magistratura chiarirà, ma i colpi non erano dati per uccidere” (meno male…). Eppoi: “Ho sentito urlare ‘sono un giornalista’ e siccome avevo visto Origone qualche secondo prima, ho ricollegato l’urlo a lui e mi sono catapultato per allontanare gli agenti”.
Nei video acquisiti dalla polizia e dalla magistratura si vedono gli otto uomini accanirsi su Stefano già a terra. Uno degli agenti è inquadrato in viso; un altro non ha in mano un manganello, ma imbraccia un fucile di quelli che sparano lacrimogeni. Un altro ancora non è in tenuta antisommossa, ma in abiti borghesi con una felpa grigia. Non fa parte della squadra, ma del ” dispositivo di difesa”.
Ecco anche qui, “l’abito”. Origone la prossima volta (ma anche gli altri giornalisti) si vestano come Scaramacai, colori sgargianti. Lo scuro non si addice al cronista. Io ero lì, poco distante avevo un giubbottino nero, pantaloni scuri, chissà avrò rischiato. Ma battute a parte, le pettorine?  Nel 2001, al G8 con il collega Attilio Lugli allora presidente OdG Liguria e il sottoscritto (ero segretario dell’Associazione Ligure Giornalisti-Fnsi) e il segretario nazionale della Fnsi Paolo Serventi Longhi, decidemmo di preparare le pettorine gialle con scritto press e il logo di ordine e sindacato. Ne distribuimmo circa 1200 sii 1400 giornalisti accreditati (praticamente a tutti quelli che facevano “la piazza”). Furono … clonate dalle FfOo, maldestramente. Un frame di un video del Tg5 riprese due persone in moto con la pettorina taroccata, uno aveva una pistola. Nel dramma di quei giorni (35 giornalisti feriti, tre arrestati e pestati alla Diaz) anche in seguito ai cloni, noi giornalisti prendemmo botte a prescindere dagli uni e dagli altri. I colleghi dopo la prima mattinata di incidenti le buttarono o le nascosero negli zainetti. Lo rammento io perché il procuratore può non rammentarlo o non conoscere questa vicenda e perché qualche anima pia tra i colleghi (e non) da ieri ha iniziato a dire, se aveva un bracciale, la pettorina… Andatevi a rivedere le immagini del 2001…

Ps 1 la storia delle pettorine era contenuta in uno degli esposti presentati all’epoca da Fnsi e Odg. Al comitato di inchiesta (comitato, non ci fu una commissione di inchiesta sul G8) alla conclusione dell’audizione della Fnsi (Il segretario Paolo Serventi Longhi e il sottoscritto) fummo pure criticati con un po’ di insofferenza quando, tra le altre cose, raccontammo anche la storia delle pettorine. Il critico insofferente era Luciano Violante


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