Un gruppo di esperti ha analizzato alcuni aspetti problematici dello spazio informativo online e della propaganda politica sul web, ambito che vede in Italia un preoccupante vuoto normativo. Dal workshop di Roma del 14 maggio sono emerse proposte a tutela dell’integrità del dibattito pubblico.
Le elezioni europee di maggio hanno riportato al centro del dibattito i timori di interferenze da parte di attori interni ed esterni sui processi democratici attraverso i social media. Un gruppo di esperti costituito da ricercatori, giornalisti, esponenti delle istituzioni e rappresentanti della società civile, si è riunito lo scorso 14 maggio a Roma per condividere idee e punti di vista nuovi sul fenomeno. L’obiettivo era arrivare al termine con una serie di proposte concrete a tutela dell’integrità del dibattito pubblico in Italia.
Uno dei punti emersi con maggior forza è l’assenza di regolamentazione della propaganda politica online, in particolare sui social network. Da qui la necessità di una legge che obblighi le piattaforme alla trasparenza rispetto agli annunci sponsorizzati mostrati all’utente.Il workshop “Le elezioni ai tempi dei social media”, organizzato da OBC Transeuropa / Centro per la cooperazione internazionale (OBCT/CCI) in collaborazione con la Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili (CILD) ha portato i numerosi relatori intervenuti a concordare su alcune considerazioni.
Innanzitutto, appunto, la necessità di una legge che regolamenti la propaganda politica online, così come avviene per la comunicazione politica tradizionale, ad esempio attraverso l’istituzione di un archivio pubblico, indipendente dalle piattaforme, che consenta a chiunque di verificare in tempo reale alcuni parametri dei contenuti sponsorizzati: il messaggio, l’inserzionista, come è stato definito il target, quanto è stato speso. Mentre è emerso che l’autoregolamentazione delle piattaforme è inefficace, ed è rischioso affidare ad esse la decisione riguardo ai contenuti da rimuovere.
Rispetto alla disinformazione online si è precisato: che la sua diffusione dipende, più che dalla tecnologia, da meccanismi cognitivi e psicologici che tendono a rendere inefficaci interventi di fact-checking o debunking; che si deve agire prima che si inneschi la diffusione, adottando narrative capaci di abbassare la polarizzazione delle opinioni sul tema in oggetto. Di conseguenza, per essere efficace il fact-checking deve spostare l’attenzione dal singolo contenuto all’intero contesto informativo e quindi analizzare la qualità delle fonti, il pubblico, il target e gli intermediari.
Altro aspetto centrale, la necessità di maggior ricerca multidisciplinare, oltre che l’aumento dei fondi dedicati ad essa; più competenza giornalistica; più confronto tra i vari portatori di interesse per migliorare il livello del dibattito pubblico e politico su questi temi. I relatori hanno quindi sottolineato l’importanza di fare massa critica, rafforzando sia la cooperazione transfrontaliera ed interistituzionale tra autorità di garanzia, sia il dialogo tra autorità indipendenti e società civile.Infine, è stato messo l’accento sull’importanza della trasparenza dei meccanismi di diffusione delle informazioni sul web e sui social network, grazie alla quale gli utenti acquisirebbero maggiore controllo; questo potrebbe contribuire a ricostruire un clima di fiducia nell’opinione pubblica.
Nella prima sessione del workshop sono intervenuti Walter Quattrociocchi e Fabiana Zollo (Università Ca’ Foscari di Venezia), Nicola Bruno (Dataninja) Giorgio Comai (OBC Transeuropa / CCI), con la moderazione di Fazila Mat (OBC Transeuropa / CCI). Nella seconda, moderata da Tommaso Scannicchio (CILD), si sono confrontati Fabio Chiusi (Valigia Blu / Nexa Center for Internet & Society),Riccardo Acciai (Garante per la protezione dei dati personali), Daniele De Bernardin (Openpolis) e Antonella Napolitano (Privacy International).
L’evento è stato organizzato nell’ambito del progetto Exploring Systemic Vulnerabilities for External Influence in Italy (ESVEI), promosso da OBC Transeuropa, unità operativa del Centro per la Cooperazione Internazionale di Trento. Nell’ambito del progetto, oltre all’organizzazione di workshop per addetti ai lavori, è prevista la pubblicazione di dossier, interviste, analisi di esperti dedicate ai tre pilastri tematici del progetto: social media e disinformazione; trasparenza dei finanziamenti e lobbying; cybersecurity.