Dossier “Progetti Speciali” del Ministero della Cultura: 13 milioni di euro, tra teatro e cinema ed altri arti. Iniziative nella discrezionalità del Ministro “pro tempore”

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Finanziamenti a pioggia e sostegni mirati, in assenza di una visione strategica: 1 milione di euro per la campagna per il cinema d’estate, 200mila euro per iniziative contro la violenza di genere, ed anche contributi per consentire spettacoli teatrali nelle caserme…

I “potenti mezzi” di indagine di cui dispone IsICult (Istituto italiano per l’Industria Culturale), laboratorio di ricerca specializzato nelle politiche culturali, e nella miglior tradizione del giornalismo di inchiesta (come cerchiamo di fare anche sulle colonne di “Articolo21”: clicca qui per l’archivio storico dei nostri interventi) ci stanno consentendo di fare una qualche luce su alcune “zone oscure” dei finanziamenti pubblici alla cultura: i cosiddetti “progetti speciali” del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Mibac).

È una questione importante e delicata, anche se riguarda risorse pubbliche di entità non particolarmente significativa: nel caso in ispecie, nell’ultimo anno, circa 13 milioni di euro.

Si tratta di un territorio esplorato soltanto da pochi coraggiosi intraprendenti, e noto per lo più ai beneficiari, che generalmente non tendono a pubblicizzare l’esito delle proprie conquiste, risultato delle dinamiche relazionali con il Ministro “pro tempore”: il soggetto-chiave (ovvero “the king maker”, ovvero “il dominus”) in queste procedure, è giustappunto il titolare del dicastero, che ha possibilità di utilizzare fondi pubblici con notevole discrezionalità, da poche migliaia di euro fino ad alcuni milioni di euro. D’altronde – come dire?! – “è la politica, baby!”.

Approfondiamo sulle colonne di “Articolo21” un discorso avviato sulle colonne del quotidiano “Key4biz”, affrontando qui la questione in modo ancora più accurato ed esteso.

Su queste tematiche, non esiste molta “letteratura scientifica” in materia (anzi, non esiste proprio!), ed anche l’attenzione giornalistica è stata, nel corso degli anni, piuttosto rara e discontinua. Anche perché ci si scontra con molte cortine fumogene, con quella trasparenza “a metà” che caratterizza parte dei comportamenti delle pubbliche amministrazioni italiane.
Anche in questo settore, in effetti, i dati, alla fin fine, sono spesso pubblici, ma, per trovarli, si deve essere quasi quasi un’agente dell’“intelligence”, e vanno comunque… decrittati.

L’Istituto italiano per l’Industria Culturale (IsICult) è riuscito a ricomporre alcuni tasselli del mosaico, che resta comunque complesso e controverso.

Il 18 dicembre 2018 il Direttore Generale dello Spettacolo dal Vivo del Mibac, Onofrio Cutaia (detto Ninni) ha firmato un decreto ministeriale che recepiva la richiesta del Ministro grillino Alberto Bonisoli (manifestata con una sua nota del 13 dicembre 2018), che identificava i “progetti speciali” nel settore dello spettacolo dal vivo: ha assegnato complessivamente 2.650.000 euro a ben 106 iniziative, ovvero 72 progetti in ambito musicale, 55 in ambito teatrale, 17 nell’ambito della danza, 12 progetti nell’ambito del circo. Nell’elenco, c’è… di tutto.

Netto il commento della più qualificata newsletter italiana sul teatro, “ateatro” (“webzine di cultura teatrale”, promossa dall’omonima associazione culturale, fondata da qualificati ed appassionati esperti come Mimma Gallina, Anna Maria Monteverdi e Oliviero Ponte di Pino), che scrive, senza scrupoli, in un articolo efficacemente intitolato “Come prima, più di prima. I progetti speciali del Ministro per il 2018” (pubblicato il 22 dicembre 2018): “Leggendo l’elenco dei fortunati 106, ciascuno può farsi la sua idea. Qualcuno potrebbe pensare che il Ministro ha utilizzato le sue prerogative per rompere le righe, per ribaltare nei fatti le regole. Alle ortiche gli algoritmi, al diavolo le Commissioni, e che cento fiori fioriscano. E nei cento [più sei] fiori di Bonisoli c’è davvero di tutto. Ci sono alcuni soggetti esclusi dal Fondo Unico per lo Spettacolo [forse erano stati esclusi per qualche buona ragione e vengono recuperati sconfessando di fatto le Commissioni], ma ci sono anche soggetti già ampiamente finanziati dal Fus… Dunque finanziamenti a pioggia, secondo una concezione antica e molto ben radicata di clientele diffuse… A volte è una pioggerellina, in altri casi sono robusti acquazzoni”.

Il riferimento è al famigerato “algoritmo” (ovvero al cosiddetto “regolamento dell’algoritmo”) che, dal 2014, in qualche modo governa i finanziamenti pubblici allo spettacolo, ormai decisi su base triennale (col risultato che un postulante che non rientra nell’eletta schiera… resta al palo per tre anni), un controverso regolamento – il Decreto ministeriale del 1° luglio 2014 – che ha cercato di razionalizzare l’intervento pubblico su queste delicate materie (abbiamo dedicato tanta attenzione su queste tematiche, su “Key4biz”: si veda, a distanza di due anni, l’articolo del 4 luglio 2016, “Tarantella Fus: il Consiglio di Stato ‘congela’ lo stop del Tar ai fondi per lo spettacolo”), ma, nel fare pulizia, ha verosimilmente colpito anche qualche innocente… Secondo alcuni osservatori critici (ovviamente tra coloro che sono stati esclusi dal “banchetto”), insieme all’acqua sporca è stato buttato anche qualche bambino.

Attualmente, i criteri per l’erogazione e le modalità per l’anticipazione e la liquidazione dei contributi allo spettacolo dal vivo (a valere sul Fus, appunto) sono definiti, a decorrere dall’anno di contribuzione 2018, dal Decreto ministeriale 27 luglio 2017, come modificato con il Dm 245 del 17 maggio 2018. Il medesimo Dm del 27 luglio 2017 ha disposto l’abrogazione, dal 1° gennaio 2018, del precedente Dm 1° luglio 2014. Una vicenda piuttosto complessa ed intrigata…

Va dato atto al Ministero di manifestare comunque un po’ di trasparenza: sia il decreto ministeriale del 2017 voluto dall’allora Ministro Dario Franceschini (si vedano i decreti direttoriali del 6 e del 27 settembre 2017) sia il nuovo decreto ministeriale del 2018 (in data 18 dicembre 2018) voluto dal Ministro Alberto Bonisoli riportano almeno tre o quattro righe di descrizione del progetto (una sorta di “sinossi”).

È ancora poco, ma va apprezzato lo sforzo. Così, il tutto diviene finalmente un po’ meno… misterioso!

Se fossero riportati sinteticamente altri dati ed indicatori, meglio sarebbe: per esempio, il luogo ove si prevede realizzare l’iniziativa, il periodo di durata, il rappresentante legale dell’organismo proponente, il link al sito web del progetto, la spesa totale del progetto, i co-finanziatori, le risorse artistiche e professionali coinvolte, il target previsto, l’audience attesa… Tutto questo sarebbe (è) possibile con un semplice foglio elettronico, in nome dei tanto decantati (anche da questo Governo) “open data”.

Si segnala che Il 17 luglio 2018, il Movimento per lo Spettacolo – che raccoglie diversi soggetti esclusi per il triennio 2018-2020 dall’accesso al Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) – in una conferenza stampa alla Camera aveva denunciato, “i gravi danni” provocati ai vari settori dello spettacolo (Teatro, Danza, Musica, Circo, etc.) dalle Commissioni Consultive, relative al Fus per il “triennio 2018/2020”, nominate dall’ex Ministro Dario Franceschini, le quali hanno azzerato di fatto centinaia di imprese storiche e di valore, creando un danno occupazionale per migliaia di lavoratori fra artisti e tecnici.

La protesta era stata immediatamente rilanciata dal Sottosegretario leghista Lucia Borgonzoni, la quale ha sostenuto: “accogliamo il grido di allarme da parte delle realtà del settore in merito alle problematiche da noi ereditate legate ai contributi del Fondo Unico per lo Spettacolo, e assumiamo l’impegno a fare luce sulle scelte, per poterne cambiare i futuri parametri, evitando però disagi a chi già ha avuto le aggiudicazioni ed evitando la paralisi del sistema”.

È stata “fatta luce sulle scelte”?! Non ci sembra. Sono stati cambiati i “parametri”? Non ci pare.

Nei mesi successivi – grazie anche all’impegno del Ministro Alberto Bonisoli – sono state reperite risorse per 10 milioni di euro, per reintegrare i soliti “tagli” al Fus. Una quota significativa è stata assorbita – come sempre – dalle Fondazioni Lirico-Sinfoniche, per tappare i soliti “buchi” dei loro bilanci, strutturalmente – e forse irrimediabilmente – in passivo.

A fine 2018, il Ministro Bonisoli ha deciso di dedicare una parte di queste risorse ai “progetti speciali”, quasi a mo’ di… “risarcimento” per gli esclusi dalla “torta” del Fus. Il Ministro si è orientato su “una ampia platea di soggetti operanti in tutti i diversi ambiti dello spettacolo dal vivo”. Ed una piccola manna si è concretizzata, briciole incluse.

Tra i progetti di maggior respiro economico, tra gli “eletti 106” sovvenzionati, emergono i 100.000 euro tondi assegnati Pragma srl, per il progetto “Actor Dei – L’Attore di Dio. Opera Musical” che porta in scena il messaggio di Padre Pio

Commenta ironicamente “ateatro”, rispetto ai 106 “eletti”: “le new entries e le nuove devozioni incontrano le rendite di posizione storiche e le antiche clientele. Immancabili gli anniversari e le elemosine territoriali. È molto difficile individuare una linea di politica culturale o gli obiettivi dell’intervento. Manca la volontà di affrontare i nodi irrisolti del nostro sistema teatrale, a favore di interventi ad personam, caso per caso, per risolvere i problemi causati da Commissioni ritenute incompetenti e da un algoritmo da riformare, come recita il Contratto del Governo”…

In effetti, si legge nel “Contratto di Governo” siglato da M5S e Lega (la versione definitiva è quella del 18 maggio 2018): “L’attuale sistema di finanziamento, determinato dalla suddivisione secondo criteri non del tutto oggettivi delle risorse presenti nel Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus), limita le possibilità delle nostre migliori realtà e impedisce lo sviluppo di nuovi progetti realmente meritevoli. Riteniamo pertanto necessario prevedere una riforma del sistema di finanziamento che rimetta al centro la qualità dei progetti artistici”.

Qualche movimento, incerto, verso questa “riforma” c’è stato, ma tutto è ancora sostanzialmente fermo nelle aule parlamentari…

In argomento, è interessante riportare quel che il Ministro Alberto Bonisoli ha giustappunto dichiarato il 30 marzo scorso a “ateatro”: (domanda) “Il contratto di governo parla di ‘Riforma del sistema di finanziamento del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus)’ e su questo punto lei è tornato in diverse occasioni, quali sono gli indirizzi principali della riforma che vorrebbe varare?”; (risposta) “Ho già qualche idea, ma devo rispettare il Parlamento che sta approfondendo l’argomento. In Senato è in via di conclusione un’indagine conoscitiva sul Fus. A breve sarà resa nota la relazione. Su quella lavoreremo per riscrivere l’algoritmo. Ma ci dedicheremo anche a rivedere qualche parametro. Fermo restando che una quota di discrezionalità, visto l’ambito di cui parliamo, deve necessariamente rimanere”.

Per quanto riguarda i “progetti speciali”, il Ministro Alberto Bonisoli è andato oltre, rispetto al suo predecessore, il piddino Dario Franceschini, che nel 2017 si era limitato a 52 progetti, per un totale di 3.992.000 euro, ma anche in quell’occasione prevalse tanta simpatica discrezionalità, con buona pace del carattere di “rilevanza nazionale ed internazionale” che pure dovrebbe in qualche modo caratterizzare queste iniziative giustappunto “speciali”.

Franceschini: 4 milioni per 52 progetti. Bonisoli: 2,7 milioni per 106 progetti. Ciò si traduce in una media teorica che passa dai 77.000 euro ai 25.000 euro.

Se la confusione, la frammentazione, la discrezionalità caratterizzano l’operato della Direzione Generale Spettacolo dal Vivo (che peraltro – di fatto – è soggetto esecutore della volontà “politica”, ovvero del Ministro, con la benedizione un po’ passiva delle Commissioni Consultive), la situazione è altrettanto critica sul fronte della Direzione Generale Cinema, che d’altronde è stata sostanzialmente senza regia da metà dicembre 2018 ad inizio marzo 2019 (nel passaggio di consegne tra l’ex Direttore Generale Nicola Borrelli ed il nuovo Alberto Turetta).

In quest’ambito (cinema e audiovisivo), i “progetti speciali” sono regolati da un decreto ministeriale del luglio 2017 (D.m. 31 luglio 2017, n. 341, relativo alle iniziative promozionali previste dall’art. 27 della legge Franceschini-Giacomelli, la nuova “legge cinema” di fine 2016, la n. 220 del 14 novembre 2016).

Questo decreto, all’articolo 5, fa particolare riferimento allo sviluppo della cultura cinematografica e audiovisiva ed alla promozione dell’internazionalizzazione e alla possibilità che il Ministro, su sua esclusiva iniziativa, possa proporre il sostegno finanziario a progetti speciali, a carattere annuale o triennale, aventi le finalità previste dallo stesso articolo.

Scavando sul web, si trova traccia dei documenti che qui interessano, ovvero dei “progetto speciali” decisi dal Ministro Alberto Bonisoli, anche nell’ambito del cinema e dell’audiovisivo: per esempio, il 29 novembre 2018, il Ministro firma un decreto che assegna 200.000 euro alla Archimede Film srl, promotrice della campagna promozionale per l’Oscar del film “Dogman” (di cui Archimede è il produttore, società fondata dal regista Matteo Garrone). Nonostante questo investimento pubblico, il film non è entrato nella “short list” dei titoli non in lingua inglese annunciata dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences.

A distanza di un paio di mesi, il Ministro assegna lo status di “progetto speciale” ad alcune altre iniziative, con un decreto a sua firma, datato 14 febbraio 2019, intitolato giustappunto “Progetti Speciali 2018”, nell’ambito del cinema e dell’audiovisivo.

Il decreto assegna risorse per 5 milioni di euro destinati ad alimentare un fondo “per finanziare progetti di opere audiovisive in coproduzione, compartecipazione o produzione internazionale”.

Altri 3,2 milioni di euro vengono assegnati a Istituto Luce Cinecittà per interventi di manutenzione straordinaria per l’adeguamento alla normativa vigente di “impianti elettrici”, “rete dati”, “digitalizzazione archivi magazzino”, “impianti di condizionamento” ed “impianti di storage e attrezzature per l’Archivio Storico Luce”.

Un altro “progetto speciale” è quello che intende promuovere iniziative volte ad “incrementare la frequentazione delle sale nel periodo estivo”, ed è promosso da Anec, Anem, Anica e dalla stessa Dg Cinema del Mibac: il finanziamento è di 1 milione di euro, ed è infatti questo il (modestissimo) budget del progetto “Moviement” citato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in occasione della presentazione della ricerca Confindustria Anica sull’occupazione nel settore audiovisivo, sovvenzione pubblica assegnata ad Anica-Anec-Anem e da queste associazioni affidata all’agenzia romana Ninetynine srl (vedi “Key4biz” del 19 aprile 2019, “Moviement, facciamo luce sul progetto speciale della direzione cinema del Mibac”).

Un altro “progetto speciale” nell’area cinema e audiovisivo è promosso dalla stessa Dg Cinema e finanziato con 200mila euro: questa sovvenzione è finalizzata al sostegno dei progetti che aiutino a “scardinare un retaggio che confina il ruolo della donna nella società e la rende oggetto di violenza, mediante l’istituzione di un fondo dedicato alle opere audiovisive e alle iniziative di sensibilizzazione contro la violenza di genere che finanzierà la realizzazione dei progetti più efficaci a smantellare un fenomeno che per essere debellato deve ambire anche a un cambiamento culturale” (testuale).

Si segnala che questo “progetto speciale” era stato annunciato, negli intendimenti, già mesi fa, dalla Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, la quale, nel decidere la morte del progetto “MigrArti. La cultura unisce” (vedi “Key4biz” del 27 novembre 2018, “MigrArti, perché il bando per gli immigrati è in stand-by?”), segnalò che – a parer suo – i progetti speciali non dovevano divenire… permanenti, e che il suo dicastero avrebbe nel 2019 dedicato attenzione ad una altra e nuova tematica sensibile, qual è appunto la lotta alla violenza sulle donne. D’altronde, la prospettiva della inclusione sociale dei migranti attraverso la cultura – nobile iniziativa – purtroppo non sembra rientri esattamente nelle corde ideologiche ed emozionali del Vice Presidente del Consiglio Matteo Salvini (con buona pace della sensibilità sociale della componente grillina del Governo).

Un altro “progetto speciale” è promosso anch’esso direttamente dalla Dg Cinema e finanziato con lo stesso importo di 200 mila euro: riguarda “iniziative che, mediante anche contenuti audiovisivi, sfruttando la notorietà internazionale del gruppo musicale Il Volo, consentano di valorizzare e diffondere nel mondo le grandi bellezze d’Italia, le città d’arte e i siti archeologici”. E qui naturale sorge il quesito: perché proprio Il Volo?!

Da notare che, sull’altro fronte, il Mibac stesso (Direzione Spettacolo dal Vivo) ha eliminato per il 2019 la sovvenzione, curiosamente per la stessa cifra (200mila euro) alla Orchestra Giovanile Italiana di Fiesole (provocando notevoli polemiche). La Vice Presidente della Regione Toscana Monica Barni ha sostenuto: “il punto vero della questione, e che spetta all’attuale Ministro chiarire, è sapere se l’Orchestra Giovanile italiana sia un progetto speciale, il cui finanziamento ricade in una precisa e occasionale scelta del ministero competente, oppure se ormai si possa considerare un progetto di rilevanza nazionale e come tale meritevole di un sostegno continuo”.

Polisemia della parola “speciale”, aggiungiamo noi.

Come dire?! Il “dominus”, con una mano toglie (taglia), con l’altra concede (sovvenziona). I criteri “dietro le quinte” rientrano nella sua piena soggettiva discrezionalità, estetologica e relazionale e politica. D’altronde: è il Ministro!

Ultimo “progetto speciale” è promosso anch’esso dalla Dg Cinema e riguarda la realizzazione della relazione sulla valutazione d’impatto prevista dalla Legge Cinema del 2016. Questo progetto viene finanziato con 150mila euro, ed abbiamo dedicato adeguata attenzione all’iniziativa, anche su queste colonne (vedi “Key4biz” de 15 aprile 2019, “Legge cinema e audiovisivo, bando per la valutazione d’impatto. Finalmente si farà luce?”).

Impressione complessiva?! Discrezionalità a gogò.

I due più recenti interventi nell’ambito dei “progetti speciali” – tra spettacolo dal vivo e cinema – hanno quindi previsto sovvenzioni per complessivi circa 13 milioni di euro: poco meno di 3 milioni per lo spettacolo dal vivo e poco meno di 10 milioni il cinema.

Certo, si tratta di… “spiccioli”, se si considera che lo stanziamento delle risorse 2019 per il Fus (“Fondo Unico per lo Spettacolo”) ammonta a 366 milioni di euro, a fronte dei 404 milioni per il Fondo Cinema (più esattamente “Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo”), per complessivi 770 milioni di euro.

13 milioni su 770 milioni?! Suvvia, nemmeno il 2 % della “torta” totale. Briciole, appunto. Affidate alla discrezionalità del Ministro “pro tempore”.

Molta discrezionalità… “a pioggia”, nel settore dello spettacolo dal vivo.

Molta discrezionalità, ma in modalità… “scrematura”, nel settore del cinema e dell’audiovisivo.

Intorno a queste iniziative ovvero allo strumento dei “progetti speciali”, si registrano, volendo scavare sotto la superficie, tante anomalie e stranezze, che provocano altrettante curiosità e perplessità.

Per esempio, l’iniziativa tanto cara a Francesco Rutelli – “uti singuli” come organizzatore culturale ed imprenditore in proprio (indipendentemente dal ruolo di Presidente dell’Anica) – qual è “Videocittà” (kermesse dedicata alle professionalità del cinema che sono “dietro lo schermo”) è stata anch’essa beneficiata, l’anno scorso, di una sovvenzione Mibac di 300mila euro, che è stata oggetto di una interpellanza (n. 5-00797) del Capo Gruppo in Commissione Cultura della Camera di Fratelli d’Italia (Fdi) Federico Mollicone, atto di sindacato ispettivo al quale ha risposto a fine ottobre l’altro Sottosegretario delegato alla cultura, il grillino Gianluca Vacca: anche “Videocittà” ha beneficiato dello status giustappunto di “progetto speciale”, in questo caso nella “giurisdizione” della Direzione Generale Cinema (allora retta da Nicola Borrelli)

E che dire, ancora, di quel che è emerso in Parlamento un paio di settimane fa, durante il dibattito che ha portato all’approvazione, di fronte alle Commissioni riunite della Camera, VII (Cultura) e IV (Difesa), della risoluzione n. 7-00072, a firma Nicola Acunzo (di professione attore teatrale, parlamentare campano del Movimento 5 Stelle, eletto nel collegio di Battipaglia), intitolata “Per la promozione di forme di collaborazione tra il Ministero della Difesa e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali in materia di spettacoli teatrali”?!

Durante la discussione, il Sottosegretario alla Difesa, il grillino Angelo Tofalo, ha segnalato che “il Ministro Bonisoli, con nota del 13 dicembre 2018, partendo dall’esperienza realizzata all’interno dell’Aeroporto militare di Capodichino, ha individuato il progetto pilota presentato dal deputato Acunzo e mirato alla fruizione pubblica di alcune sale-teatro polifunzionali site all’interno di sedi appartenenti al Ministero della Difesa, tra i progetti di esclusiva competenza del Ministro per l’anno 2018”.

Si noti bene il testo: “il Ministro (…) ha individuato il progetto pilota presentato dal deputato Acunzo”. Il titolare del dicastero “individua” e… premia!

Si tratta del “progetto speciale” denominato “Teatri aperti a difesa della cultura condivisa”.

Il Mibac ha assegnato un contributo di 25.000 euro. Piccolo budget – sia ben chiaro – ma per alcuni aspetti… sintomatico ed emblematico.

Si legge nella risoluzione parlamentare del 10 aprile 2019: “premesso che: in Italia una fascia estesa di popolazione meno abbiente è ancora lontana dalla piena fruizione di spettacoli teatrali e dal vivo, a causa della scarsità di idonee strutture operative, ma soprattutto per i costi elevati e per le difficoltà logistiche (accessi scomodi per scarsità di collegamenti, mancanza di parcheggi e altro); è ormai riconosciuto e provato che il teatro nelle sue molteplici forme, ha una grande valenza educativa e sociale, e quindi va valorizzato e aiutato; esistono alcune strutture dello Stato al momento poco utilizzate e/o riservate ad un numero esiguo di persone che ne usufruiscono per esigenze istituzionali; in questo quadro fa eccezione il caso della sala polifunzionale-teatro dell’Aeroporto militare di Capodichino (Napoli), pioniere in una iniziativa, ideata e portata avanti da una associazione artistica campana, che da circa dieci anni ha ottenuto grande successo e, grazie alla quale, su designazione dei comandanti, sono state realizzate stagioni teatrali di caratura nazionale, con attori prestigiosi tra cui Claudia Cardinale, Pino Caruso, Carlo Buccirosso, Carlo Croccolo, Maurizio ed Antonio Casagrande, Biagio Izzo ed altri”…

Da questa esperienza – continua la proposta di risoluzione – “si intende partire per far decollare un progetto pilota, e generare un modello da applicare in altre strutture d’Italia; tali manifestazioni sono state rese possibili grazie a una direzione culturale accurata e di alto profilo, che ha saputo coniugare liturgia militare (sic, n.d.r.) e professionalità artistica; l’esperienza maturata a Capodichino ha avuto una ricaduta positiva notevole sull’intero comprensorio sul cui sedime opera l’Aeronautica militare”.

E quindi la risoluzione “impegna il Governo” a “promuovere e realizzare un progetto pilota che renda strutturale questa collaborazione tra il Ministero della Difesa e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, aprendo alla fruizione 5 sale polivalenti, selezionate tra le circa 50 esistenti in Italia appartenenti al Ministero della Difesa”. E, ancora, “a continuare, nel contempo, nel processo di apertura delle istituzioni alla società civile, favorendo l’accesso delle fasce sociali meno abbienti, con grande beneficio culturale e sociale, a cartelloni teatrali di livello nazionale, e dando la possibilità alle produzioni teatrali di allargare il loro raggio d’azione e la loro attività a costi contenuti”.

La Camera approva.

Se ne sentiva il bisogno… Un esponente di Forza Italia, il deputato Matteo Dall’Osso (transfuga dal M5S dal dicembre 2018: malato di sclerosi multipla, ritiene che il Movimento abbia tradito le aspettative dei disabili), nel manifestare il proprio voto positivo ovvero quello del gruppo che rappresentava, a favore della risoluzione del collega Nicola Acunzo, ha parlato addirittura di “dovere morale” del Paese, “se davvero si vuole promuovere la diffusione della cultura”. Dovere morale, onorevole Dall’Osso?! No comment.

Come dire?! Retorica a pare… eccellente o surreale che sia, almeno di questo “progetto speciale”… la genesi è nota e trasparente!

Ci piace pensare ad iniziative eterodosse e d’avanguardia, ma all’uso delle caserme come spazi teatrali, finora, non avevamo proprio pensato (certamente è un nostro limite).

Che sia questo, poi, il sistema per riconquistare gli italiani (gli italiani tutti o soltanto i militari?!) alla fruizione teatrale, è questione di (alta?) politica culturale che ci provoca discreti dubbi, ma attendiamo di conoscere i risultati di questo eccentrico “progetto speciale”… Semmai qualcuno si prenderà mai la briga di realizzare una qualche valutazione di impatto.

(*) Presidente IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale 


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