“Non possiamo continuare a vederci cosi” me lo aveva sussurrato ironico e burbero come sempre Vittorio a Milano,nel maggio del 98 . Eravamo davanti alla chiesa di via conservatorio a Milano. Erano i funerali di suo padre Guglielmo. Un anno prima ci eravamo visti ai funerali di mio padre Franco. Guglielmo e franco erano colleghi e amici.le nostre famiglie si incontravano in vacanza ad Arenzano in Liguria. Vittorio era più’ grande di me. Come me aveva frequentato il liceo Parini ma negli anni pre 68,quando,ci teneva a precisare, “era molto più’ dura”.
Tutti ora ricordano, e giustamente, le straordinarie capacità dello Zucconi scrittore e corrispondente. Io vorrei sottolineare qualcosa di forse meno noto: l’incredibile ironia e capacità espressiva di Vittorio veniva a mio parere da lontano, dalle sue radici familiari.
Suo padre Guglielmo a sua volta grande giornalista e in seguito politico, mi raccontava di come in gioventù alternasse l’insegnamento al lavoro di comico a teatro e di come una volta smascherato dal preside se la fosse cavata inventandosi su due piedi l’esistenza di un suo fratello gemello vergogna della famiglia. Uno stratagemma squisitamente zucconiano fra il non sense e la presa in giro. D’altronde casa Zucconi era territorio di confine fra giornalismo teatro e pubblicità. Il milieu comune a tanti giornalisti milanesi del dopo guerra che sbarcavano il lunario alternando articoli di cronaca a slogan pubblicitari a pieces teatrali. Fu grazie alla famiglia Zucconi che conobbi L’ indimenticabile Umberto Simonetta uno dei più grandi e misconosciuti autori milanesi in questi ultimi anni giustamente rievocato. Una milanesità Che sapeva raccontare fuori dai cliché il passaggio di una generazione dalla Milano dell’indigenza e dell’immigrazione a quella affluente e sognatrice degli anni 60. Sei la mia famiglia era venuta a Milano dal sud gli zucconi erano arrivati dall’Emilia come tanti grandi giornalisti, Enzo Biagi primo fra tutti.
Altri meglio di me testimonieranno della grandezza del Vittorio Zucconi giornalista. Io piango oggi un fratello maggiore che ha insegnato a girare il mondo e a capire gli altri senza mai dimenticare le proprie radici e senza mai prendersi troppo sul serio dimostrando che si può essere numeri uno non a parole ma nei fatti .
L’uomo capace di scherzare perfino incontrandomi davanti alla bara del padre: “Antonio non possiamo continuare a vederci così’ “.