«Il ministero del Lavoro non ha mai aperto un tavolo su vertenze come quella della Gazzetta del Mezzogiorno o di Radio Radicale – ha proseguito Lorusso – è un problema politico, culturale e ideologico che ha un’impostazione chiara e che parte dall’attacco dei 5 Stelle all’articolo 21 della Costituzione, nel tentativo di arrivare ad una presunta democrazia digitale i cui limiti e pericoli sono stati già esplicitati dal Garante della Privacy con la relazione sulla piattaforma Rousseau. Per avere libertà di fare questo, la stampa è il principale ostacolo da rimuovere. Per questo, per i giornalisti italiani quello dei tagli e dei bavagli è il tema della stagione. Si deve fare massa critica con il resto del mondo del lavoro, aprendo forme di conflitto perché presto arriverà la questione del salario minimo, che sarà il tentativo di sferrare l’attacco finale alla contrattazione collettiva».
Con gli editori, ha concluso Lorusso, «poi ci si dovrà confrontare nelle sedi istituzionali e ai tavoli contrattuali, ma vanno coinvolti nelle mobilitazioni perché i tagli sono anche diretti contro di loro».