Bacioni da Matteo Salvini caro Roberto Saviano, bacini da Roma, così vicina e così lontana da Casal di Principe, la terra di Spartacus mai redenta eppure in lotta per sopravvivere. Bacioni alla Campania così maledettamente difficile da raccontare che ha il record di giornalisti sotto scorta. I baci all’autore di Gomorra analizzati da un altro giornalista sotto tutela sono schegge, ferite, segni di cosa accade nel Paese e della percezione dei suoi problemi più importanti. Sandro Ruotolo, che gira sotto protezione perché Michele Zagaria lo voleva “squartat”, riassume in poche parole il senso di quei bacioni: “Qui abbiamo la persona più potente del Paese, viceministro, responsabile politico della prima forza di Governo, Ministro dell’Interno, che dice di voler rivedere i criteri della concessione delle scorte e poi fa riferimento a Roberto Saviano, che ha la scorta perché minacciato da un gruppo camorristico molto importante e feroce. Ciò è assolutamente negativo. Questo va considerato. Poi si vedranno quali sono i nuovi criteri di assegnazione e lì si farà una valutazione”.
Tu conosci bene quel territorio, l’agro aversano, la provincia di Caserta. Come pensi siano state viste le parole del Ministro dell’Interno da loro, dai casalesi?
“Ma il punto, intanto, è che i casalesi non sono solo qui. Il clan si è evoluto, oggi sono nelle società, sono colletti bianchi, sono al Nord, l’area di riferimento della Lega. E qui, nella loro terra di origine, noi pensiamo davvero che sono stati sconfitti? Basta leggere le dichiarazioni dei magistrati delle Procure distrettuali per comprendere che l’ala militare e stragista è silente ma non vinta. I casalesi sono fortissimi altro che sconfitti. Ma perché Michele Zagaria si è pentito? Ciccio Bidognetti si è pentito? C’è qualche collaboratore nella famiglia di Francesco Schiavone, il primogenito, ma noi sappiamo che i casalesi continuano a fare affari, hanno contatti con la politica, anche al nord d’Italia. Abbiamo scoperto tutti i depositi di armi dei casalesi? No. Questo è il nodo”.
Parlare di revisione delle scorte è anche parte di un certo modo di intendere le emergenze di pubblica sicurezza del Paese, no? Cioè: la mafia non è un’emergenza quanto i migranti o i furti in casa.
“A me non sembra che criminalità organizzata e corruzione, che sappiamo dai numeri essere le prime emergenze dell’Italia, siano entrate nell’agenda recente della politica e del Governo. Poi, lasciami dire, mafia e corruzione non sono scollegate e, ripeto, non è solo una questione che riguarda il sud, non è più così. Anzi la comunità del sud è più sensibile e reattiva verso il problema criminalità rispetto a quella del nord, dove sussiste un’emergenza reale e crescente. Ce lo dicono le inchieste. Oggi siamo alle prese con lo scioglimento del consiglio comunale di Eraclea, Veneto, per contatti con la camorra che allarga i suoi tentacoli sempre di più. Questa non è un’emergenza?. Io dico che la battaglia contro lo strapotere, la violenza, la forza della criminalità organizzata non è finita e bisogna fare attenzione ai messaggi delle persone che contano nel Paese”.
E noi, la categoria dei giornalisti? Continuiamo a parlare di scorta mediatica ai tanti colleghi che operano in territori difficili, anche contro le minacce di politici di piccolo calibro, e poi vediamo un Ministro che attacca Saviano. Tu sei presidente dei cronisti della Campania, non ti scoraggia questo clima?
“No, affatto. Questa è la nostra strada, l’unica che abbiamo. Continuiamo ad accendere i riflettori sulle inchieste di colleghi che scrivono di territori difficili per grandi e piccole testate, soprattutto piccole. L’Italia ha bisogno di essere raccontata e ha bisogno di giornalismo indipendente che si occupi di mafia, corruzione, reati economici e ambientali, i quali, spesso, sono parte dello stesso sistema e vengono messi in piedi dallo stesso sodalizio, beneficiario dei frutti economici degli illeciti. Quindi i colleghi della Campania e di tutte le altre terre contaminate dalla mafia, debbono sapere che la scorta mediatica continuerà sempre”.