Fa quaranta Sua Maestà Andrea Pirlo, l’ultimo genio del calcio in maglia azzurra, protagonista di oltre un decennio di imprese e meraviglie con alcune tra le squadre più forti di sempre.
Pirlo, un campione sincero, leale, mai eccessivo, dotato di una serietà professionale non inferiore al talento e di una dedizione encomiabile, d’esempio per tutti incompagni a cominciare dai piu giovani.
Pirlo e la sua classe entrarono nella mia vita una notte di inizio giugno. Era il 2000 e l’Under 21 di Tardelli si giocava la finale dell’Europeo di categoria contro la Repubblica Ceca in quel di Bratislava, esibendo un calcio spumeggiante e una grinta niente indifferente che sei anni dopo avrebbe fatto la differenza in Germania, giungendo all’apice del proprio ciclo e conducendo la Nazionale di Lippi sul tetto del mondo.
Pirlo mi colpì per la sua serenità, oltre che per la sua bravura, citando una punizione fantastica e decisiva, la prima delle tante che ho avuto modo di ammirare negli anni, un marchio di fabbrica, soprannominata “la malddetta” per la sua perfezione stilistica e per il suo essere praticamente imparabile.
Era incredibile la perfezione geometrica delle sue giocate, la bellezza dei suoi lanci, la profondità delle sue intuizioni, la saggezza che riusciva a dispensare in ogni circostanza, il coraggio con cui affrontava le avversità, la calma che riusciva a trasmettere ai compagni qualunque fosse il risultato, la signorilità con cui festeggiava le vittorie e accettava le sconfitte.
Tuttavia, non era solo questo, Pirlo. Quando, al culmine della carriera, gli giunse un’offerta astronomica dal Qatar, la rifiutò, spiegando al suo agente di sentirsi ancora un calciafore e di poter dare ancora molto al calcio che conta, cioè quello europeo. E così si rimise in gioco nella Juventus, accettando la sfida di ricostruire e far tornare in alto Madama, dopo aver regalato dieci anni di indescrivibile gioia ai tifosi rossoneri ed essersi affermato come lo Xavi italiano.
Un Dio del calcio, un protagonista assoluto, una sapienza antica e moderna al tempo stesso, un giocatore universale, un personaggio che si è sempre trovato a meraviglia con ogni allenatore che abbia avuto la fortuna di ammirarne da vicino la grandezza, una leggenda vivente che non si è mai atteggiata a divo, anche per via della naturale timidezza e ritrosia che lo caratterizza.
E adesso è pronto a rimettersi in gioco, in panchina, partendo dal basso e dando la netta sensazione di poter arriva in alto, al livello di Guardiola e Zidane, lui che sul campo era della stessa caratura e dietro la scrivania è pronto nuovamente a dare il massimo.
Pirlo: dalla provincia bresciana all’eternità, al massimo accennando un sorriso.
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