Un sogno senza età. ‘Dumbo’ di Tim Burton

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FIRENZE | Odeon CineHall (v.o.) – La vita ci lascia e la vita arriva, ed è proprio così che inizia il Dumbo di Tim Burton, con i due ragazzini (Milly e Joe Farrier) che hanno appena perso la mamma ed assistono al miracolo della nascita del cucciolo di elefante all’interno della grande comunità circense, abilmente ricostruita in ambientazioni semplici e sconfinate risalenti alla metà del ‘900.

Il treno a vapore lentamente riporta loro il padre rimasto mutilato in un’azione di guerra, ma non per questo meno pronto e deciso a riprendere la sua attività da dove l’aveva lasciata. I giovani protagonisti con grande affetto, volontà e umiltà allevano Dumbo dimostrando un’intensa capacità di comprendere le necessità di un cucciolo allontanato dalla mamma per gli squallidi interessi della Direzione, nella persona del Signor Medici. Il piccolo elefante famoso per le sue orecchie sovradimensionate, viene deriso fino a far percepire l’ingiustizia come un dolore fisico, poiché la mitezza creaturale disarma e disorienta.

Poi la scoperta! L’elefantino vola, vola con l’inconsapevolezza di saper volare, trovando la fiducia in se stesso grazie a una piccola piuma. Nel futuro del Circo Medici si delineano profondi cambiamenti a causa delle interessate attenzioni del popolare e odioso Manager Vandemere, Michael Keaton, che immediatamente si propone come socio al fine di trasformare il Circo in un immenso parco stanziale ricco di attrazioni: Dreamland. Dreamland appare subito la soluzione perfetta, una casa per tutti, la realizzazione di un sogno per i protagonisti; nessuno dubita della concretezza e dei vantaggi di questa metamorfosi, non può essere solo un Paese dei Balocchi. Dreamland è il luogo più affascinante dell’universo intero, è il viaggio esperienziale che stravolge l’esistenza, pieno di giostre, gabbie, giochi, ristoranti, un immenso Colosseo, e riesce a rappresentare anche il lato buio di ognuno di noi, simboleggiato dalla zona tetra dedicata agli animali mostruosi, tra i quali è stata rinchiusa la povera Mamma Jumbo.

Dreamland, così costruito dall’immaginazione scatenata e sempre sottilmente malinconica di Tim Burton, è esattamente l’ossimoro del circo, che per antonomasia affascina e spaventa proprio per il suo essere itinerante, per la vita nomade e sostanzialmente diversa dei pagliacci, degli acrobati, degli ammaestratori di fiere e elefanti, dei presentatori e delle ballerine.

Il declino dell’allucinazione è vicino. Si affermerà l’ideale di libertà e giustizia di Dumbo, che incarna il sogno dell’intera umanità. I suoi occhi risplendono della meraviglia tipica dei bambini e degli adulti più fortunati. Serve ascoltare il proprio cuore e non inseguire progetti ipertrofici, apparentemente eccellenti, per sentirsi insuperabili, esattamente come suggerisce Colette ad Holt nel film: “I tuoi figli non si aspettano che tu sia perfetto, ma che tu creda in loro!” E Holt crederà in loro, i ragazzi crederanno in Dumbo e nella certezza che lui alla fine potrà volare anche senza la piuma. Dumbo crederà in se stesso. Indubbiamente l’opera di Burton è ispirata al film di animazione originale, ma nello stesso tempo se ne distacca in maniera decisa mettendo in gioco un poker d’assi: gli esseri umani, i loro sentimenti, il loro saper distruggere e costruire, e un originalissimo lieto fine.

Un’ovazione doverosa per Eva Green, Miss Colette, che addensa in un unico sguardo la bellezza, la sensualità, l’onestà, la determinazione, la generosità di cui solo le donne sono capaci.

Ringraziamo Odeon CineHall http://www.odeonfirenze.com/ per la preziosa collaborazione.


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