Penso che non esistano i superuomini. E comunque, se esistessero, io certamente non apparterrei a questa categoria.
Faccio il giornalista e non ho mai avuto vergogna nel dire che un anno fa – il 10 aprile dell’anno scorso -, insieme al giorno in cui venni aggredito e pestato a sangue (il 16 aprile di 5 anni fa), furono i momenti più bui, drammatici e paurosi di tutta la mia vita.
Quelle parole del Giudice per le indagini preliminari di Catania che rivelava nel provvedimento d’arresto di alcuni boss di Pachino che stessero organizzando una “eclatante azione omicidiaria” nei confronti miei e della mia scorta, furono terribili.
Un anno dopo l’attentato scoperto vorrei, ancora una volta, ringraziare i Giudici della Procura Distrettuale Antimafia di Catania (su tutti il dottor Alesandro Sorrentino, titolare di quella indagine), le donne e gli uomini della Polizia di Stato agli ordini della dottoressa Antonietta Malandrino. Ma anche tutti i ragazzi che lavorano con il capitano Enzo Alfano.
Sono vivo grazie a tutti loro, grazie ai “miei” ragazzi che quella mattina, pietrificati, mi fecero forza. Ai tanti colleghi – quelli di Tv2000 e di Articolo Ventuno in primis – che hanno voluto starmi accanto, alla Federazione nazionale della Stampa con il Presidente Beppe Giulietti ed il segretario Raffaele Lorusso. Alla mia famiglia, ai miei amici (Vittorio, Giuseppe, Simona e tanti altri), ed al mio “sorriso”, Luana.
Insieme a tutti voi che non mi abbandonate mai e che siete molto di più di un sostegno “virtuale”.
Per chi non lo avesse fatto, vorrei che leggeste il mio libro “Un morto ogni tanto”, per capire che c’è ancora tanta strada da fare insieme ma che la via è quella giusta.
Vi prego sognate, non arrendetevi ne’ alla paura ne’ a ciò che sembra impossibile. Impossibile è solo ciò che non si tenta di realizzare.
Un anno dopo. Ancora insieme.