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Trento celebra il 74 esimo anniversario della Liberazione

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Una giornata di pace per ricordare il 74 esimo anniversario della Liberazione: anche Trento ha celebrato il suo 25 aprile con una cerimonia sobria e culminata con gli interventi istituzionali nel salone di rappresentanza di Palazzo Geremia del vicepresidente della Provincia di Trento Mario Tonin, del sindaco Alessandro Andreatta, di Mario Cossali, presidente dell’ANPI del Trentino e di Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione museo storico del Trentino. Presenti l’Associazione nazionale ex internati (nei lager nazisti) ANEI, l’Associazione nazionale perseguitati politii antifascisti italiani, ANPPIA, l’Associazione Divisione “ACQUI”, Associazioni combattentistiche d’arma e Fondazione museo storico del Trentino. La commemorazione è iniziata con la messa in ricordo dei caduti nella Chiesa di San Francesco Saverio celebrata da don Gianfranco Corradi per proseguire con il corteo lungo le vie del centro cittadino, al quale ha aderito anche una delegazione di Articolo 21 del Trentino Alto Adige, esponenti della comunità civile e delle associazioni, autorità militari e civili, il ministro per i rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, e chi ha voluto testimoniare la sua presenza in nome di una coesione sociale, democratica e pacifica capace di includere senza distinzioni ideologiche, politiche e culturali. Un corteo animato dall’esibizione del Corpo musicale Città di Trento. La festa della Liberazione è un anniversario che rimanda alla Costituzione italiana e non deve segnare divisioni di nessuna sorta. La deposizione di corone alle lapidi di Palazzo Thun, al Monumento ai caduti in Piazza Portela, ex IMI presso il Palazzo della Provincia, in galleria Partigiani e piazza Mario Pasi: un medico che prestò servizio all’ospedale di Trento, arruolato e congedato per motivi di salute entrò nella Resistenza. Catturato dai nazisti venne torturato e seviziato per quattro mesi e infine impiccato dopo la sua morte come spregio del suo corpo. Non rivelò mai nonostante le indicibili sofferenze i nomi dei suoi compagni partigiani. Pasi è Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Mario Tonin vicepresidente della Provincia di Trento ha ribadito che «la memoria è sopratutto eredità, testimonianza attiva e riflessione per nuovi stimoli che contribuiscano a mantenere una società senza conflitti. La pace non è mai una conquista definitiva ed è al servizio degli altri. Bisogna tenere sempre alta la guardia in ricordo del passato e anche di come affrontare le fragilità del 25 aprile del nostro presente. Il 1945 ha segnato il futuro del nostro paese, una matrice comune alla ricerca del pluralismo e ha dato vita alla Costituzione e anche alla nostra autonomia speciale (citando quella del Trentino promulgata nel 1948, ndr)».Tonin ha rievocato anche la figura di Alcide Degasperi sempre «proiettato con il pensiero e l’azione verso un orizzonte nazionale ed europeo in cui far crescere la convivenza di tutte le etnie diverse, il benessere e l’economia».
Ha preso poi la parola il sindaco Alessandro Andreatta che ha voluto porgere da subito il saluto alla moglie e ai figli di Ferdinando Tonon, un partigiano antifascista scomparso a 97 anni nel 2016. Fu arrestato a soli 18 anni nel 1937 con l’accusa di volantinaggio e cospirazione in occasione del viaggio in treno verso Roma di Adolf Hitler. Dopo un processo sommario venne condannato a cinque anni sull’isola di Ventotene dove fece la conoscenza di Sandro Pertini. Nel 1943 entro nelle file della Resistenza partigiana costituendo il Distaccamento Trento della divisione Gramsci. Il sindaco Andreatta ha parlato del 25 aprile come una festa della «vittoria dell’antifascismo e della Resistenza democratica: vittoria che ha reso possibile la nostra Repubblica, imperfetta eppure migliore di qualsiasi altro sistema di governo l’Italia abbia avuto nella sua storia». Nelle parole di Andreatta si è potuto cogliere una condanna netta e decisa nei confronti del regime fascista quando ha ricordato chi crede che il fascismo abbia potuto fare «anche cose buone come abbiamo sentito ripetere spesso di recente e da più parti, negli ultimi mesi. In nome di qualche merito presunto, si citano i treni che arrivavano in orario, le bonifiche delle paludi, il pareggio di bilancio. Questo basterebbe per riabilitare il regime, forse addirittura perdonare e legittimare come fosse un’esperienza politica qualsiasi e non la notte più nera dell’ultimo secolo di storia italiana». Andreatta ha risposto a questo tentativo citando prove e numeri incontestabili: «320 mila soldati italiani morti nella seconda guerra mondiale, i feriti e i mutilati; oltre 600 mila prigionieri, le migliaia di vittime civili, le città ridotte in macerie. I massacri, gli stupri, le esecuzioni, le deportazioni ai danni delle popolazioni libiche. Dopo il periodo coloniale si sono contate 120.000 vittime civili a causa dei gas asfissianti lanciati dall’aviazione sulla popolazione etiopica. Le centinaia di monaci cristiani di rito copto trucidati a Debre Libanos, le migliaia di etiopi deportati e uccisi nel campo di sterminio di Danane, in Somalia come avveniva nei lager nazisti. Senza dimenticare anche l’alleanza con Hitler, il manifesto della razza, l’espulsione degli ebrei dalle scuole di ogni ordine e grado, la Risiera di San Sabba, il campo di Fossoli, i campi di concentramento e transito nel nostro paese. A chi dice che l’antisemitismo fascista era una copia debole e benevola di quello di Hitler va ricordato che fu Mussolini nel 1938 a spiegare che “Bisogna reagire contro il pietismo del povero ebreo”».
Il sindaco Andreatta ha ricordato anche la figura di Pertini: « Nel 1946, già si chiedeva con amarezza: “Verrà il giorno in cui dovremo vergognarci di aver combattuto contro il fascismo, e costituirà colpa l’essere stati in carcere e al confino?” – il Sindaco ha poi proseguito nella sua oratoria – non se quel giorno temuto dall’indimenticabile presidente della Repubblica sia davvero arrivato. Di sicuro in questi ultimi anni il fascismo è stato spesso banalizzato e, di contro, l’antifascismo infamato. Il negazionismo e la rimozione hanno trasformato il fascismo latente – il fascismo “autobiografia di una nazione” di cui parlava Gobetti – in un fiume carsico, che è emerso in superficie all’improvviso e ci ha colti tutti di sorpresa con manifestazioni che credevamo archiviate: l’antisemitismo di ritorno, il razzismo, la xenofobia e l’omofobia, ma anche la nostalgia dell’autoritarismo, lo sciovinismo, la riesumazione di simboli e parole d’ordine in voga nel Ventennio. La celebrazione di questo 25 aprile assume un carattere particolare: non è solo una festa, è anche un grido d’allarme indirizzato a tutti coloro che hanno a cuore le sorti della nostra democrazia. E’ un’esortazione a fare manutenzione della nostra storia, e dunque a studiarla nuovamente e a insegnarla ai nostri figli. E’ un invito a difendere i valori nati dalla Resistenza, non solo la democrazia e il pluralismo ma anche la tolleranza e quella solidarietà a cui i padri costituenti hanno dedicato l’articolo due della nostra Costituzione». Nella sua chiusura del discorso Andreatta ha citato anche Norberto Bobbio ricordando un suo testo «che sembra essere stato scritto per questo nostro tempo: “La Resistenza non è finita. (…) Per capire la Resistenza, direi che bisogna prima di tutto sgombrar la nostra mente da un equivoco: che da essa dovesse nascere, tutto d’un pezzo, il nuovo Stato italiano. A coloro che non vogliono più saperne della Resistenza perché in Italia le cose non vanno come dovrebbero andare, c’è da rispondere che la nostra non sempre lieta situazione presente dipende da una ragione soltanto: che non abbiamo ancora appreso tutta intera la lezione della libertà. E siccome l’inizio di questo corso sulla libertà è stata la Resistenza, si dovrà concludere che i nostri malanni, se ve ne sono, non dipendono già dal fatto che la Resistenza sia fallita, ma dal fatto che non l’abbiamo ancora pienamente realizzata”.» In chiusura per commemorare la figura di Ferdinando Tonon “partigiano e protagonista della vita democratica (1919-2016)”sono intervenuti il presidente dell’ANPI del Trentino Mario Cossali e Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino. «Ferdinando Tonon è un bambino quando frequenta la scuola nei primi anni del Fascismo in Italia e i suoi occhi vedranno il terrore nell’assistere all’arrivo di fascisti in casa per minacciare di morte la madre: un’immagine che si porterà dentro per tutta la sua vita – ha raccontato il presidente Cossali – , anche quando verrà confinato a Miglionico in Basilicata e poi a Ventotene. Il padre socialista era stato amico di Cesare Battisti e fece anche conoscenza di Benito Mussolini durante un comizio a Grumo (un paese del Trentino, ndr). La militanza della sua famiglia era nota e per questo i suoi famigliari subirono delle conseguenze. Nell’agosto del 1939 scrisse dal confino: “… cinque anni sono tanti e non so se potrò rivedervi. A Ventotene ero il confinato più giovane dove mi sentìi un adulto e non più un ragazzo. Partìi ragazzo e tornai uomo, partìi antifascista e tornai convinto comunista”.
Le gesta di Ferdinando Tonon sono state al centro dell’intervento conclusivo di Giuseppe Ferrandi che ha ripercorso gli anni del confino a Ventotene di un giovane di soli 19 anni: «Nelle sue “memorie” descrive i rapporti di conoscenza con il socialista Eugenio Colorni, Sandro Pertini e sull’isola Colorni scrisse insieme ad Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi il “Manifesto per un’Europa libera e unita”, un documento fondamentale non solo per la Resistenza, ma per lo sviluppo dell’idea federalista europea.Chi ricorda ancora la frase di Mussolini che sosteneva di mandare gli oppositori in vacanza durante il confino va spiegato come queste persone finissero in posti di analfabetismo e povertà come a Miglionico in Basilicata, un paese in provincia di Matera vicino ad Aliano dove venne confinato Carlo Levi dove ambientò il suo romanzo: “Cristo si è fermato ad Eboli”. Nel 1944 tornerà a Trento – ha proseguito il Direttore della Fondazione museo storico del Trentino – e in città si prodigherà per recuperare le salme delle vittime dei bombardamenti, come quello della Portela in cui vennero ucciso molti bambini ricoverati in una struttura sanitaria. Tonon aderirà alla Resistenza trentina con il nome di battaglia “Marino”, scegliendo la clandestinità e la lotta per la Liberazione». L’esibizione della Corale “Bella Ciao” ha concluso la cerimonia.

Giovedì 2 maggio dalle 10.00 alle 12.00 – Le Gallerie, Piedicastello – Trento Incontro gratuito per le scuole secondarie di primo grado di Trento “Il Trentino tra occupazione e Resistenza” – un percorso che ricostruisce le tappe principali dell’occupazione tedesca, la vita quotidiana e la resistenza in Trentino tra il 1943 e il 1945 a cura dell’ Area educativa Fondazione Museo storico del Trentino. Per informazioni e prenotazioni tel 0461-230482 – mail edu@museostorico.it


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