Avvenire
Le vittime: 290 morti e 500 feriti. Trovati un ordigno in aeroporto, un’autobomba e 87 detonatori alla stazione degli autobus. 24 arresti, si sospettano aiuti dall’estero. La condanna del Papa
C’è un gruppo jihadista locale semisconosciuto dietro i sanguinari attacchi di ieri in Sri Lanka. L’ha annunciato il governo cingalese precisando che si tratta del National Thowheed Jamath, considerato in orbita Daesh. Non sono arrivate rivendicazioni. Il governo, secondo quanto riportato dai media locali, ha anche ammesso grosse falle nella sua intelligence. Il sospetto è che i jihadisti locali (in un Paese in cui i musulmani sono un’esigua minoranza) abbiano goduto di appoggi dall’estero. «Non crediamo che questi attacchi siano stati condotti da un gruppo di persone limitate a questo Paese» ha detto il portavoce del governo, Rajitha Senaratne. «C’era una rete internazionale senza la quale gli attacchi non sarebbero potuti accadere».
Il presidente, Maithripala Sirisena, ha deciso di dichiarare lo stato d’emergenza nazionale a partire dalla mezzanotte di oggi. E ha chiesto l’aiuto della comunità internazionale per dare la caccia a chi dall’estero ha aiutato i terroristi del Ntj.
7 kamikaze e 24 arresti, altre bombe erano pronte a esplodere
Negli attacchi hanno agito 7 kamikaze. Due si sono fatti esplodere all’hotel di lusso Shangri-La a Colombo (avevano preso una camera fin dal giorno precedente), gli altri cinque in tre chiese (il santuario di Sant’Antonio a Colombo, San Sebastiano a Negombo e la chiesa di Sion a Batticaloa) e in due alberghi (Cinnamom Grand e Kingsbury, sempre a Colombo). Altre due esplosioni hanno colpito, più tardi, un quarto albergo (Tropical Inn) e un complesso residenziale alla periferia della capitale.
La polizia ha arrestato 24 persone e sequestrato un veicolo che sarebbe stato usato per trasportare i sospettati. Domenica sera è stato disinnescato un ordigno esplosivo nei pressi dell’aeroporto di Colombo. Stamani 87 detonatori sono stati ritrovati dalla polizia alla principale stazione dei pullman di Colombo. E un’autobomba è esplosa durante le operazioni di disinnesco vicino alla chiesa di Sant’Antonio (devastata ieri), nella capitale.
Le autorità hanno annunciato per stasera un nuovo coprifuoco dalle 20 locali (le 16.30 in Italia) alle 4 di domani. Già ieri era stato imposto un coprifuoco di 12 ore. Resta il blocco di tutti i social network, deciso ieri «per il tempo necessario a chiudere le indagini» per evitare il diffondersi di fake news o di informazioni che ostacolino gli inquirenti.
Pasqua di sangue: 290 vittime in chiese e alberghi
È stata una domenica di Pasqua funestata da una delle peggiori stragi di cristiani (e non solo) mai accadute, con 290 vittime (e oltre 500 feriti) di bombe e kamikaze in otto attacchi contro 3 chiese e 4 alberghi tra la capitale Colombo e Batticaloa, 250 chilometri a est. Al momento delle esplosioni (le 8.45 del mattino di Pasqua, le 4.30 in Italia) le chiese erano piene di fedeli e le sale degli alberghi affollate per i buffet della colazione. Cristiani (per lo più locali) e turisti occidentali erano gli obiettivi del gruppo terrorista, che ha colpito nella solennità (e nel rito vacanziero) della Pasqua.
Le chiese colpite si trovano a Colombo, a Negombo (a nord nella capitale) e a Batticaloa (nel nordest). Erano, rispetto agli alberghi, obiettivi più vulnerabili. In tutte hanno agito kamikaze.
Il santuario di Sant’Antonio, nel sobborgo Kochchikade della capitale, è una delle chiese cattoliche più note del Paese. Risale al periodo coloniale olandese, nel XVIII secolo. La chiesa di San Sebastiano a Negombo, cittadina chiamata “la piccola Roma” per l’ingente presenza di cristiani e il gran numero di chiese, risale agli anni 40… Continua su perlapace