Per farsi un’idea di cosa abbia mosso i terroristi a Sri Lanka occorre tornare al recente viaggio nell’isola di Bergoglio e inquadrarne le feroci violenze nel passato che ne ha determinato il presente. Infatti non si può non accennare almeno ai tempi del colonialismo, quando gli inglesi deportarono nell’isola del tea una robusta minoranza indiana di religione induista, i tamil, originari di quella regione dove oggi si trova lo stato del Tamil Nadu. Loro dovevano lavorare, con i minori diritti possibili, nelle piantagioni dell’isola, abitata prevalentemente dai singalesi, di religione buddhista, da una minoranza araba di vecchi commercianti e da cristiani. Fu così che gli uomini di Sua Maestà, addensando nel nord gli induisti Tamil come mano d’opera a bassissimo costo, crearono le condizioni per la precarietà dell’unità nazionale quando l’isola del tea avrebbe ottenuto l’indipendenza nazionale divenendo lo Stato dello Sri Lanka. L’infelice coabitazione arrivò alla guerra civile, esplosa in tutta la sua nota e feroce violenza nel 1983. E non può passare sotto silenzio una sua data decisiva, quella del 21 aprile 2009 cioè dieci anni esatti prima delle carneficine della Pasqua appena trascorsa. Il 21 aprile del 2009 una guerra civile già orientata alla sconfitta delle Tigri della minoranza induista Tamil, che rivendicava la secessione del nord del Paese, centinaia di combattenti e probabilmente di civili furono massacrati dall’esercito dei vincitori singalesi. Una pagina oscura, terribile e quasi rimossa, di poco precedente la fine del conflitto, ufficialmente celebrata dal 18 maggio del 2009. La “pace” però non ha significato indagini e incriminazioni per gli evidenti ed efferati crimini contro l’umanità. Non c’è stato alcun processo di riconciliazione nazionale. Anzi, ci sono ulteriori violazioni dei diritti umani, altri estremismi, altri fanatismi, tutti noti, tutti efferati. Le violazioni dei diritti umani hanno coinvolto i giornalisti, soprattutto locali ma non solo, che hanno tentato di documentarle.
E’ in questo contesto che si è inserito il recente pellegrinaggio, nel 2015, di Francesco, che non poteva non visitare questo non sottovalutabile snodo per tutti i commerci attraverso l’Oceano Indiano. Tornare alla sua visita è senza dubbio la chiave indispensabile di lettura di una giornata feroce, assassina, stragista. Quando arrivò nello Sri Lanka, papa Bergoglio disse: “ L’incapacità di riconciliare le diversità e le discordie, antiche o nuove che siano, ha fatto sorgere tensioni etniche e religiose, accompagnate frequentemente da esplosioni di violenza. Per molti anni lo Sri Lanka ha conosciuto gli orrori dello scontro civile, ed ora sta cercando di consolidare la pace e di curare le ferite di quegli anni.” La riconciliazione, avvertì allora Bergoglio, ha delle richieste ineludibili: “il processo di risanamento richiede inoltre di includere il perseguimento della verità, non con lo scopo di aprire vecchie ferite, ma piuttosto quale mezzo necessario per promuovere la loro guarigione, la giustizia e l’unità”. Non serviva saper prevedere futuro, bastava capire il passato per poter aggiungere, come aggiunse Bergoglio: “Per il bene della pace, non si deve permettere che le credenze religiose vengano abusate per la causa della violenza o della guerra”. E ancora: “Dobbiamo essere chiari e non equivoci nell’invitare le nostre comunità a vivere pienamente i precetti di pace e convivenza presenti in ciascuna religione e denunciare gli atti di violenza quando vengono commessi”.”Violenza nasce dall’incapacità di riconciliarsi”.
Tutto questo è esattamente quello che gli opposti estremismi nazionalisti non vogliono. Si aggiunga poi la torbida aria politica che spira in un Paese dove il Presidente della Repubblica ha rimosso il capo del governo tentando lo scioglimento del Parlamento prima di essere fermato dalla suprema autorità giuridica del Paese che lo ha costretto a fare precipitosamente retromarcia. Tutto questo accade in un Paese che ha cominciato a presentare un nuovo estremismo violento e settario, quello emerso in frange della maggioranza buddhista. Monaci non proprio lontani, anzi vicini alle idee di quei loro compagni che hanno perseguitato i musulmani in Birmania, i Rohingya: loro hanno avviato tempo fa un’autentica operazione di sistematica privazione e prevaricazione dei musulmani, che hanno reagito vedendo l’emergere di una sigla estremista e altrettanto violenta nel proprio seno. Accanto a loro, come accennato, ci sono i cristiani, il 7/8% della popolazione. Non sarà un caso che è cristiano anche quel Papa Francesco che dopo la visita all’insegna della riconciliazione e della fratellanza ha fatto proprio della fratellanza il suo ultimo attimo globale, la firma con l’imam dell’università islamica di al-Azhar, Ahmad Tayyeb, fermissimo nel denunciare i traffici di armi e violenze nel sud est asiatico, della dichiarazione di Fratellanza, una firma che riguarda tutti, non una firma solo islamo-cristiana, visto che ha avuto luogo davanti a tantissimi leader religiosi, anche delle religioni dell’estremo oriente, quali induismo e buddhismo, quelle principali nello Sri Lanka.
Si può dubitare che sia la dichiarazione di Fratellanza il vero obiettivo dei terroristi? Che siano musulmani, che siano tamil, coloro che inventarono gli uomini-bomba e la cintura esplosiva quando cominciò la terribile guerra civile, oppure estremisti singalesi: tutti uniti nel dire di no a Bergoglio e alla Fratellanza. Ma perché prendere di mira le chiese? E gli alberghi internazionali? Con questi, è evidente, si intende qui come altrove colpire il turismo, fonte insostituibile di valuta pregiata per una Paese, qual è lo Sri Lanka, costretto a vendere alla Cina due porti strategici, uno vicino e uno collegato alla capitale, vista l’entità stratosferica del debito nazionale. E le chiese? I pianificatori dell’odio e del sangue sanno bene che le chiese sono l’obiettivo facile che dà risalto mondiale alle loro terribili imprese. Ma per l’ideologia del terrorismo, di ogni terrorismo? Per quella è la dichiarazione di Fratellanza il vero obiettivo. E’ lì che vive il vero nemico, anche nello Sri Lanka, tanto da non potersi escludere una joint venture tra gruppi terroristi indeboliti di ieri e nuove realtà odierne; la fanatizzazione di tutte le componenti è il calcolo. Che poi da questo 21 aprile 2019 sia nato un nuovo soggetto terrorista, magari una succursale orientale dell’Isis, lo stabiliranno altri, e il tempo. Quel che è chiaro è l’obiettivo: la dichiarazione di Fratellanza promossa da Papa Francesco.