A soli tre giorni di distanza dalla festa della Liberazione, domenica ad Adro, in provincia di Brescia, verrà inaugurato il “Museo del ricordo”. Proprio il 28 aprile, giorno listato a lutto per l’estrema destra nazionale, poiché anniversario della morte di Benito Mussolini. Saranno infatti le ex scuole materne di via Padania, ad ospitare la collezione di documenti, armi, proiettili di vario calibro e cimeli che raccontano e rievocano il periodo peggiore della nostra storia, ovvero quello fascista.
Il Museo del ricordo che in precedenza aveva sede nella vicina Cologne, in passato creò una serie di polemiche e scontentezze poiché accusato di esaltare il mito della guerra, degli eroi e della violenza di popoli contro altri popoli. In particolare, a finire nel mirino erano state le fotografie del Duce e quelle di studenti universitari in camicia nera, esposte in bella mostra in mezzo a tante altre divise della Rsi. Ora il trasloco, da uno spazio più piccolo a uno molto più grande.
Domenica mattina, all’inaugurazione ufficiale del Museo, parteciperanno in gran numero le autorità comunali e la manifestazione sarà accompagnata dalla fanfara “Arturo Scattini” di Bergamo. Un evento che in questi giorni è stato ampiamente pubblicizzato sui social da gruppi identitari come Forza Nuova, i MOS di Palazzolo sull’Oglio e diversi altri nostalgici.
Nuova bufera perciò nel paese dell’eurodeputato e vice sindaco Oscar Lancini, leghista di ferro e conosciuto alle cronache per aver tappezzato con il “Sole delle Alpi” l’istituto comprensivo nel 2010. Prima ancora era diventato famoso per aver escluso dalla mensa scolastica i bambini figli di genitori morosi nel pagamento della retta.
Le istituzioni, in nome dell’antifascismo hanno l’obbligo di vigilare sulla diffusione di questi fenomeni. L’idea dunque di esibire pubblicamente reperti neri, promuovendo inoltre attività didattica per le nuove generazioni è decisamente preoccupante. Mi domando quale possa essere il valore pedagogico. Sicuramente non si trasmette conoscenza della storia esibendo simboli di morte. Piuttosto ricordando fatti tragici in modo da evitare che possano ripetersi in futuro.