Nell’immaginario collettivo la storia del Moby Prince è stata quella
di un banale incidente, ma le conclusioni della Commissione
Parlamentare di inchiesta esposte pubblicamente il 24 gennaio 2018,
hanno ribaltato completamente le verità processuali. Viene esclusa la
presenza di nebbia, e per cui la distrazione del Comandante Ugo
Chessa, ed ipotizzata un’azione turbativa alla rotta del traghetto
precedente la collisione con la petroliera, a sua volta alla fonda in
una zona interdetta. La vita a bordo del Moby Prince è durata ore e
non minuti e ci sono esempi eclatanti come il cameriere Antonio Rodi,
vivo sicuramente fino alle 7.30 del mattino dell’11 aprile. Sul
traghetto era stato organizzato un piano di intervento da parte dei
membri dell’equipaggio per mettere in sicurezza i passeggeri, radunati
nel salone Delux, ma la mancanza di soccorsi, una vera e proprio
omissione da parte di chi doveva dirigerli, ha lasciato i nostri cari
al loro atroce destino. Ma un aspetto molto importante è stata la
scoperta di un accordo tra le compagnie assicurative del traghetto e
della petroliera, solo due mesi dopo la tragedia, di non attribuirsi
reciproche responsabilità, che può aver agito sull’esito delle
indagini e dei processi.
Gli atti della Commissione sono stati trasmessi alle Procure di
Livorno e Roma che, contattate dai legali e dai familiari delle
vittime, hanno espresso la volontà di non tirarsi indietro e di aprire
nuovi fascicoli di indagine, Livorno per eventuali reati non
prescritti, Roma per eventuali reati legati alle audizioni in
Commissione Parlamentare, come falsa testimonianza od omissione.
Dopo tanti anni possiamo oramai affermare che siamo ad una svolta.
Abbiamo una verità storica che può essere raccontata e sulla quale
esiste la speranza concreta di avere giustizia. I familiari finalmente
si ritrovano nel giorno dell’anniversario con uno spirito
completamente diverso, c’è tanto ottimismo, una nuova fiducia nelle
istituzioni e nella giustizia, una vera primavera civile, ma anche
tantissima rabbia. Una rabbia immensa pensando ai nostri cari che
hanno perso 28 anni di vita, una rabbia immensa al pensiero che oramai
è sicuro che sono stati lasciati morire senza alcuna azione per
salvarli. Una carneficina che sembra inspiegabile, che poteva essere
evitata, ma che ha fatto comodo a chi aveva scheletri negli armadi. E
infine una rabbia immensa perché noi familiari abbiamo avuto una vita
sconvolta, 28 anni di strazi, delusioni, sofferenze, frustrazioni, per
molto tempo nella solitudine e nel silenzio, squarciato dai nostri
tentativi di riscatto, abbandonati fino a poco tempo fa dalle
istituzione, nel tentativo di fare una vita normale, ma con
consapevolezza che non sarebbe mai stato così.
Noi familiari ovviamente non ci fermeremo mai! Questo 10 aprile è lo
spartiacque tra passato e futuro! Attendiamo finalmente fiduciosi che
la giustizia faccia il suo corso e che tutti coloro che hanno avuto a
che fare con le cause della strage e tutti coloro che hanno coperto la
verità paghino per quello che hanno fatto.