Raffaello e un uomo di 40 anni chiamato dai medici al capezzale della madre, che non ha mai conosciuto.
Raffaello è stato abbandonato in fasce ed ha vissuto i suoi primi dodici anni nell’istituto Figlie Santa Maria della Provvidenza.
Oggi per lui la madre è una stanza bianca, un lenzuolo bianco, una luce bianca e una enorme tela bianca senza alcun altro colore, per il giovane uomo quella donna è solo un colore neutro, senza altre sfumature.
Raffaello non conosce niente di sua madre ma non vuole sapere niente. Raffaello odia quella donna morente.
“Manuale di volo per uomo” scritto da Simone Cristicchi e Gabriele Ortenzi è un viaggio che si dipana in una stanza – dalla porta piccola – dentro la quale è catapultato Raffaello con la sua tuta bianca che piano piano si colora con le sfumature della vita.
In scena alla Sala Umberto di Roma fino al 20 aprile lo spettacolo – Tsa teatro Stabile d’Abruzzo e Ctb centro teatrale bresciano con la regia di Antonio Calenda – è un dono che Cristicchi vuole fare al pubblico, un regalo disvelato solo nel finale.
Il modo migliore per godere dei suoi spettacoli è non chiedersi cosa si vedrà perché Simone Cristicchi crea stupore con le sue invenzioni drammaturgiche che nascono dal suo intimo più profondo.
È rimasto bambino Raffaello che mantiene la vena di pazzia di tanti tantissimi personaggi raccontati o cantati con immensa poesia e sentimento dall’interprete che sottolinea le parole chiave della narrazione: felicità (come dare frutto), amore ( come il prendersi cura) e umiltà ( come invito a tutti a tornare alla terra ad aprirsi al mondo).
La vita e la tuta di Raffaello si colorano quando comincia ad incontrare e prendersi cura di quella donna in fin di vita. Raffaello gioca con la sua solitudine esistenziale (stato civile: “Da solo. Solo più solo dei da soli”. Oppure: “ Ho poteri magici perché sono invisibile a tutti”).
Profondo nei pensieri e ironico nelle parole Simone Cristicchi è interprete anche quanto non parla, solo muovendosi sul palco. La sua fisicità è la fisicità dell’anima.
Usando tutti i mezzi che ben conosce l’interprete porta a teatro scene di un racconto che sembra pensato e fatto per la televisione: un testo articolato nella costruzione ma semplice da comprendere perché Raffaello descrive vicende minime ed universali il suo microcosmo è in fondo il tutto di ogni essere vivente con i suoi incubi, le sue paure, la necessità di essere amati che viene soddisfatta solo nel momento in cui – come dice Raffaello/Simone ci si “butta dentro la vita mantenendo intatta la purezza del bambino che c’è in noi. Senza lasciarsi sfuggire la bellezza del mondo che ci circonda”.
Un racconto poetico e surreale in cui la vita drammatica che ha vissuto Raffaello è in fondo il pretesto per guardare la società in cui siamo immersi e che siamo.
Il messaggio?
“Non lasciarsi sfuggire la bellezza del mondo che ci circonda, perché niente è più grande delle piccole cose”.