Pare che, dopo 111 anni dal terremoto, saranno eliminate le baracche dei terremotati di Messina 1908. Le case per i terremotati delle “new town” de L’Aquila, non dureranno tanto, anzi già cadono a pezzi. Da oltre un secolo le catastrofi naturali riescono a mostrare il peggio della nostra nazione: prima, durante e dopo che tali catastrofi accadano. La ricorrenza dai dieci anni dal sisma d’Abruzzo sono l’occasione per una tristissima riflessione.
Ricordiamo alcuni dati ed eventi legati a quel sisma: la famosa riunione della commissione “Grandi rischi” che si prese la briga di tranquillizzare, la notte del disastro, la popolazione con argomenti che non potevano avere alcun supporto scientifico, in ogni caso; le risate, la notte del sisma, degli “im-prenditori” che sapevano già che si sarebbero arricchiti con il terremoto; le centinaia di milioni di euro spesi per puntellare il centro storico aquilano, comunque del tutto inaccessibile, ancor oggi, per cui fu lavoro mal fatto con edifici da demolire; Il G8, che non potendosi tenere a La Maddalena (per motivi causati dalle tangenti) fu presentato come un omaggio a l’Aquila e lì tenuto; i conseguenti fondi tedeschi, che sono gli unici spesi bene e veramente; le case di cartone realizzate in tempi brevi, ma con materiali ancor più “brevi”; la distruzione di una comunità che abitava uno dei centri storici più grandi d’Europa.
In parlamento sono molto rappresentate alcune categorie professionali: avvocati ed economisti. Pochissimi i tecnici. Forse anche per questo le leggi che riguardano il territorio spesso non hanno buon esito. Ma quando i tecnici sono chiamati dai politici, spesso i primi seguono le volontà “demagogiche” di questi ultimi, anziché la professionalità e la deontologia (cosa è?). In ogni caso mancano i progetti per la tutela del territorio e della sicurezza. Si lavora sempre in emergenza, che “rende” di più. Prevenzione ed emergenza sono come “figlie” dello stesso problema: l’assenza di futuro; sono come due “sorelle” che litigano, mentre l’eredità dei “padri” va a pezzi.
*Libera Associazione Ingegneri