La genesi di un’opera immortale: Cyrano Mon Amour

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Siamo nel 1897, a Parigi. Edmond Rostand, giovane drammaturgo di soli 29 anni, squattrinato e in crisi di idee da almeno un paio d’anni, viene introdotto dalla grande Sarah Bernhardt a Constant Coquelin, il più celebre attore del momento. Coquelin gli propone di andare in scena con una commedia – della quale egli dovrà essere il protagonista. Edmond accetta pur avendo soltanto tre settimane di tempo per scriverla e una vaghissima idea della trama, o meglio, della figura a cui si dovrà ispirare, quella di Savinien Cyrano de Bergerac, un estroso scrittore francese del ‘600.

Le prime immagini del film sono accompagnate da una voce “fuori campo”, molto efficace, che cala lo spettatore nel contesto storico narrativo.

La trama del film – Cyrano Mon Amour, scritto e diretto in stile shakespeariano da Alexis Michalick, giovane attore-drammaturgo francese, in sala dal 18 aprile con Officine Ubu – ricalca quella teatrale, con numerosi adattamenti cinematografici all’americana. E’, infatti, lo stesso regista ad affermare in un’intervista di aver girato l’opera ispirandosi agli spettacoli in scena a Broadway: “..lo spettatore va a vedere Cyrano Mon Amour con lo stessi spirito con cui va a vedere una commedia musicale, l’unica differenza è che qui non ci sono canzoni”.

Michalick ci consegna un film in costume, dove grande è la cura per i dettagli, con un ritmo incalzante e una leggerezza di fondo che diverte lo spettatore, non senza rinunciare al dramma, alla poesia e all’ispirazione che hanno reso eterno il Cyrano di Rostand, la commedia francese per eccellenza, con più di 20.000 rappresentazioni teatrali all’attivo nel mondo.

Un’opera a metà strada tra il teatro e il cinema, un inestricabile connubio, l’uno e l’altro uniti armoniosamente. Un messaggio che arriva diritto al cuore. Da vedere, assolutamente!


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