E’ “un’invocazione di giustizia che accomuna tutti gli organismi di rappresentanza della professione giornalistica” l’opposizione all’archiviazione dell’indagine sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin depositata dall’avvocato Giulio Vasaturo. Un documento lungo, articolato su diversi punti sui quali si chiede l’approfondimento necessario che non è ancora arrivato e dove, in più passaggi, si ricorda che dal giorno del delitto, avvenuto con un agguato a Mogadiscio il 20 marzo del 1994, sono passati 25 lunghi anni. L’avvocato Vasaturo sottolinea da subito che UsigRai, Fnsi e Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti, in quanto lesi direttamente, intendono continuare “su quello stesso tormentato itinerario di giustizia e verità che ha segnato la vita, sino all’ultimo dei loro giorni, di Giorgio e Luciana Alpi, i genitori della collega del Tg3”.
Sul piano tecnico l’opposizione scandaglia gli errori, i ritardi e le lacune dell’indagine. E infatti si legge in atti che “l’attività di indagine suppletiva condotta dal Pubblico Ministero risulta oggettivamente carente. Il Pm ha disatteso, senza alcun valido motivo, alcuni fondamentali adempimenti investigativi prescritti dal Giudice per le Indagini Preliminari con l’Ordinanza del 26.6.2018. A fronte delle precise indicazioni del Giudice, l’organo inquirente ha ritenuto di scegliere, a propria discrezione, le iniziative giudiziarie da portare effettivamente a compimento (con diligenza e con esiti pur sindacabili) e quelle, semplicemente, da ignorare – tamquam non esset – al punto che la richiesta di archiviazione qui impugnata declama – come si dimostrerà – una serie di inottemperanze istruttorie, esplicitamente rivendicate dallo stesso Pubblico Ministero al cospetto delle esortazioni del Gip. Tale apparente superficialità non può non alimentare nelle scriventi parti offese un sentimento sconfortante di denegata giustizia”.
L’elenco degli adempimenti disattesi è, purtroppo, abbastanza lungo.
Uno dei punti più importanti doveva essere l’escussione, previa identificzione, di Abdi Badre Hayle “al fine di accertare da chi è partito l’ordine di versare la somma di 40.000 dollari all’avvocato Duale e come faceva a sapere che era per la «questione di Hashi”. Altresì bisognava sentire “previa compiuta identificazione. Mohamed Geddi Bashir al fine “di accertare da chi ha ricevuto l’informazione che Hashi Omar Hassan era stato ingiustamente condannato per l’omicidio di Ilaria Alpi e che quest’ultima era stata invece uccisa da militari italiani”. Sempre il gip aveva chiesto di sentire l’avvocato Duale Douglas “al fine di accertare se effettivamente gli sia stato corrisposto del denaro dal Governo somalo o da altri soggetti per la difesa di Hashi Omar Hassan e, in caso affermativo, quale fosse la ragione di tale elargizione” nonché di “accertare se alla data del 20.3.1994 fossero rimasti nella capitale somala militari italiani (appartenenti o meno al contingente italiano impiegato nell’operazione UNISOM II delle Nazioni Unite)”.
Fin qui le richieste strettamente investigative, ma il gip aveva anche sollecitato verifiche su un possibile depistaggioo o quantomeno su alcuni strani ritardi accumulati sul fascicolo dell’inchiesta Alpi-Hrovatin. E a questo fine era stato chiesto al pm di “accertare la data effettiva in cui la nota della Guardia di Finanza, Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze n. 0484058 del 18.12.2012 è pervenuta presso la Procura di Roma ed accertare le ragioni del ritardo nella trasmissione, disposta in data 19.12.2012 dal sostituto Procuratore Ettore Squillace Greco”; e ancora si sarebbe dovuto “escutere la fonte confidenziale citata nella relazione SISDE del 3.9.1997, previa nuova richiesta al direttore pro tempore del SISDE (oggi AISI) in ordine all’attuale possibilità di rivelarne le generalità”.
Invece le indagini suppletive “hanno eluso buona parte degli accertamenti richiesti dal GIP, trascurando de plano le più importanti verifiche istruttorie”.
Sul punto relativo al ritardo nella trasmissione della nota dalla Procura di Firenze a quella di Roma l’opposizione presentata per conto dei giornalisti è assai dura: “Nel quadro di un’indagine tanto delicata, già condizionata da conclamate condotte di depistaggio (si veda sentenza di revisione Corte di Appello di Perugia, ricorso Hashi, 19 aprile 2016), suscita notevole perplessità la sufficienza con cui la Procura della Repubblica riduce ad una mera «svista» e ad una banale «fatalità», il mancato invio da Firenze a Roma di questi atti giudiziari, accontentandosi della sorprendente versione che agli stessi investigatori – come a qualunque persona di buon senso – lascia intravedere tutto il suo «buon margine di approssimazione».
La speranza che l’opposizione vada a buon fine è sorretta dalle numerose e dettagliatissime inchieste giornalistiche sul caso Alpi che sono state trasmesse e pubblicate nei giorni della triste ricorrenza dei 25 anni dall’agguato. Atti, interviste, legami che certamente potranno essere utili anche alla Procura di Roma dopo essere stati in queste settimane un grande servizio di informazione su quella che è già una delle peggiori storie di depistaggio verificatesi dal dopoguerra ad oggi.
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