Tanto è irruento Salvini, tanto è posato Conte. Sullo sfondo la posta è Palazzo Chigi. Il segretario della Lega scalpita sempre di più all’interno del “governo del cambiamento”. E’ vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno, ma tende ad occupare sempre nuovi spazi. Sempre di più, di fatto, veste anche i panni del ministro degli Esteri, il collega Moavero: fa continui viaggi in Africa, in Europa e in Russia, polemizza in modo furente con il presidente della Repubblica francese Macron (sui migranti) e con i vertici della commissione europea Juncker e Moscovici (sul bilancio italiano, sui parametri per l’euro, ancora sui migranti).
Anzi, in più occasioni si comporta più da presidente del Consiglio che da vice presidente (sui rapporti con la Pechino, con Bruxelles, con Parigi). Più di una volta è entrato in rotta di collisione con Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio ha fatto appello alla sua “infinita pazienza” e ha cercato sempre una soluzione indolore ai problemi e alle contrapposizioni. A fine marzo c’è stato il caso clamoroso dello scontro sul tema della difesa della famiglia. Salvini ha sparato: sulle adozioni «mi aspetto di più dal presidente del Consiglio». Conte ha immediatamente replicato tramite un acuminato comunicato stampa: occorre «studiare le cose prima di parlare altrimenti si fa solo confusione». Una “stilettata” inferta sia al ministro per la Famiglia, il leghista Fontana (competente sul tema), sia al suo vice Salvini.
Domenica 31 marzo Conte e Salvini si sono incontrati in Toscana. Il ministro dell’Interno ha gettato acqua sul fuoco: hanno parlato soprattutto di “vini” e «con lui non c’è alcun problema».
Il problema invece si chiama voto europeo. Matteo Salvini, in vista delle elezioni di maggio per l’Europarlamento, sta alzando i toni verso tutti: verso Luigi Di Maio, l’altro uomo forte del governo M5S-Lega, e verso lo stesso presidente del Consiglio. Le elezioni regionali dell’ultimo anno hanno confermato i sondaggi: il Carroccio ha raddoppiato i voti incassati nelle politiche del 4 marzo e “sorpassato” il Movimento 5 stelle, compagno nell’esecutivo populista.
Ma se la stella di Di Maio si è appannata e sono in picchiata i consensi dei grillini, non è così per Conte: la popolarità del presidente del Consiglio, come rilevano i sondaggi, è molto alta e supera anche quella del suo vice leghista. Così il professore di diritto privato, del tutto sconosciuto prima di andare a Palazzo Chigi al posto di Salvini e Di Maio, sta ottenendo uno straordinario successo. Conte, di area cinquestelle, non si era presentato alle politiche di un anno fa ma si è rivelato un protagonista e non un “esecutore” del contratto di governo stilato dal segretario della Lega e dal capo politico del M5S.
L’”avvocato del popolo”, come si è definito, ha saputo superare passaggi delicati: grazie a una sua mediazione è stato trovato un difficile accordo con la commissione europea sulla legge di Bilancio 2019 e sempre grazie al suo negoziato è stata siglata l’intesa con la Cina sulla Nuova Via della Seta (criticata dagli Usa, dalla Ue e dallo stesso Salvini).
I ripetuti successi hanno spinto alcuni ad indicare Conte perfino come possibile candidato a succedere a Di Maio alla guida del M5S o a presiedere un nuovo esecutivo, ma lui ha seccamente smentito queste ipotesi.
Un fatto è certo: il segretario leghista, in campagna elettorale permanente, polemizza non solo con Di Maio per conquistare nuovo spazio ma anche con Conte. “Spintona” il presidente del Consiglio. E’ il segno che l’”avvocato del popolo” è giudicato un interlocutore in crescita con il quale fare i conti. Il successore di Bossi e di Maroni alle elezioni politiche del 2018 si era presentato con scritto nel simbolo “Salvini premier”. La bandiera di “Salvini premier” potrebbe essere rialzata dopo le europee.