“Tutte le famiglie felici si assomigliano, quelle infelici lo sono ciascuna a modo loro”. Con questa massima il crisianissimo Leone Tolstoj forse profetizzava la sua stessa fine, in una sperduta stazione russa, molto vecchio, in fuga dopo l’ennesima incomprensione familiare. Anche le famiglie dei grandi uomini possono dare grandi dispiaceri. Quasi tutti i “grandi” (donne e uomini) sono stati tali anche a seguito di dolorose esperienze familiari. Più alto era il livello sociale e più aspri erano i contrasti. Sin dai tempi dei Faraoni il parricidio era una soluzione di tali contrasti.
Il convegno mondiale di Verona partiva, a mio avviso, da un’ottima idea ma, come le strade dell’inferno, lascia sul lastrico le buone intenzioni. Il riferimento evangelico non è casuale in quanto la componente religiosa (interreligiosa!) nel “Family day” di Verona è proprio predominante. Ovviamente si tratta delle componenti retrive e conservatrici delle religioni cristiane. Che cercano di moderare gli effetti che l’epoca contemporanea manifesta sul tema dei rapporti familiari.
Un elemento di originalità è dato dal principale organizzatore che si rifà alla Costituzione Italiana (artt. 29, 30, 31, 34) per stabilire che la famiglia è solo quella tradizionale. Si prefigura che tutto quanto legislativamente accaduto in Italia sul tema familiare, divorzio compreso, possa essere tacciato di incostituzionalità. Certo è che 70 anni fa l’Italia era molto diversa da oggi, nel bene e nel male. Zaja, affermando una doppia negazione (“Sono contro l’omofobia”), non raggiunge il risultato matematico positivo, non sempre meno per meno fa più.
Quello che pare mancava e manca agli organizzatori del “Family day” è proprio una visione “cristiana” della società. Una visione che si sintetizza con: “Chi non ha mai peccato scagli la prima pietra!” Massima che è alla base della tolleranza e della inclusione, sentimenti molto carenti oggi, anche tra tanti fedeli di ogni credo. In ogni caso il limite è nel titolo stesso per cui (come Tolstoj) non esiste “la” famiglia ma “le” famiglie; anche quelle tradizionali non possono essere tutte le stesse.
Se i conservatori non ci credono, vadano nel cristianissimo Sud America a vedere come stanno tutte le famiglie, se sono uguali, lo sono nella disperazione. Forse per certi ceti sociali sarebbe più indicato uno “Sfamali! Day”, riferito ai figli. Forse la “diversità” non è la ricchezza che vorremmo, ma è una realtà innegabile e irreversibile, neanche con leggi speciali. Come disse una volta Giovanni Paolo II, in qualità di Vescovo di Roma: “Volemose bene!” Ognuno con i propri limiti, anche di stato di famiglia. Infine sarebbe meglio istituire i “Families days”: tante famiglie, per tanti, tanti giorni. Unico obbligo: l’amore.