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Ddl Pillon: imbarazzi e divisioni nella ricerca del testo unico sulla riforma della famiglia

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Malgrado sia stato condannato per diffamazione, lui non molla, e dopo aver celebrato come “una medaglia” la condanna a pagare 1.550 euro di multa e un risarcimento di 30mila euro all’Arcigay Omphalos, si appresta a ributtarsi a capofitto nel testo unico sulla riforma della famiglia ma senza buttare via il suo ddl 735, ormai contestato in tutto il Paese ma anche dai suoi amici legisti e dai partner di governo pentastellati. Simone Pillon, che ha festeggiato la sentenza del tribunale di Perugia con incoraggiamenti fatti a se stesso sul suo profilo Facebook (poi attribuiti a una svista dello staff), dice di essere un perseguitato per le sue idee ma di continuare a difendere la famiglia tradizionale che ha in testa a tutti i costi.
Come un crociato il senatore difende il suo disegno di legge da chi lo vuole archiviare, come aveva dichiarato il sottosegretario Spadafora (M5S), lavorando alacremente a un accorpamento di cui parla da settimane: quello con altri ddl depositati in commissione giustizia sulla riforma di famiglia. Una discussione diventata incandescente per le numerose proteste all’interno del parlamento e nelle piazze che ormai si muovono ogni qual volta si nomini Pillon. E questo in un’atmosfera di grande imbarazzo dei cinquestelle che vorrebbero riscrivere una proposta sulla famiglia ma ex novo, buttando via il suo lavoro, anche con la partecipazione delle opposizioni che invece si rifiutano categoricamente.
Opposizioni che vogliono il ritiro di qualunque testo “cugino del Pillon” che sarà presentato in commissione giustizia o in aula, dando ormai per certo il passaggio dalla sede redigente e quella referente, davanti al forte turbamento dei 5stelle che invece hanno firmato un patto di governo sottoscrivendo anche l’introduzione dell’Alienazione parentale, contenuta nel ddl 735, senza probabilmente sapere cosa stavano facendo. Un’impasse che prima o poi andrà affrontata e che stanno cercando di ritardare, rinviando la discussione del testo che a oggi dovrebbe riprendere il 7 maggio ma che probabilmente non si riattiverà prima delle elezioni Europee. Maretta che serpeggia anche in Forza Italia dato che alcuni di questi ddl sono stati presentati da FI mentre ormai pubblicamente si sono espresse contro sia la vicepresidente della camera di Forza Italia, Mara Carfagna.

Ma che cosa vuole accorpare Pillon al suo disegno di legge?

Di questo parlerà al convegno che si svolge domani (giovedì 18 aprile) al Comune di Milano (Sala Alessi dalle 9.30 alle 13.30, Palazzo Marino – Piazza della Scala 2, Milano) dal titolo “I diritti dei bambini e i doveri degli adulti. L’uso dell’alienazione parentale nei tribunali per negare e ribaltare la violenza domestica: dove inizia il ddl Pillon e quali rischi per il futuro”. Organizzato da Articolo21 e Cadmi, con il patrocinio del comune di Milano, l’incontro milanese avrà tra i suoi relatori, Fabio Roia (Presidente sez. Misure Prevenzione Tribunale di Milano), Manuela Ulivi (Avvocata, Presidente Cadmi), Andrea Coffari (Avvocato, Presidente Movimento infanzia), Silvia Belloni (Avvocata, consigliera Ordine avvocati Milano), e Antonella Penati (Presidente Federico nel cuore onlus), ma soprattutto affronterà il ddl Pillon e quello che sarà il testo unico che verrà presentato al suo posto, facendo anche un passo indietro sulla genesi di questa proposta, e sul perché l’alienazione parentale si applica già nei tribunali.


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