Una direttiva ad hoc sulla nave dell’ong Mediterranea, battente bandiera italiana, tornata in mare il 14 aprile per fare attività di ricerca, soccorso dei migranti e monitoraggio. Salvini avverte che “non tollererà violazioni della normativa nazionale e internazionale”
ROMA – Una direttiva ad hoc sulla Mare Jonio, la nave dell’ong Mediterranea, battente bandiera italiana, tornata in mare il 14 aprile per fare attività di ricerca, soccorso e monitoraggio. Il documento, emanato ieri dal Viminale, avverte Mare Jonio che “non tollererà violazioni della normativa nazionale e internazionale”.
Il riferimento al rischio di terroristi sui barconi. Nello specifico, il ministero dell’Interno fa riferimento al caos libico che potrebbe accrescere il “rischio di terroristi nei confini italiani”. Inoltre, secondo la direttiva del ministro Matteo Salvini, le strategie criminali dei trafficanti di migranti sfruttano l’attività in mare svolta da imbarcazioni private. Ciò “accresce il pericolo di situazioni di rischio per la vita umana in mare – si legge nel documento – e può determinare rischi di ingresso sul territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica, in quanto trattasi nella totalità di cittadini stranieri privi di documenti di identità e la cui nazionalità è presunta sulla base delle rispettive dichiarazioni”.
Il coordinamento con la Guardia costiera libica. Per questo motivo il ministero intima alle autorità militari e di polizia di vigilare sull’operato dell’ong italiana Mediterranea, e in particolare sull’operato del comandante e sulla proprietà della Nave “Mare Jonio” perché “si attengano alle vigenti normative nazionali ed internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare e di idoneità tecnica dei mezzi impiegati per la citata attività”. Il riferimento è al coordinamento con la Guardia costiera libica: Salvini chiede di verificare che Mare Jonio rispetti “le prerogative di coordinamento delle Autorità straniere legittimamente titolate ai sensi della vigente normativa internazionale al coordinamento delle operazioni di soccorso in mare nelle proprie acque di responsabilità dichiarate e non contestate dai paesi costieri limitrofi”.
I compiti delle autorità. Infine la direttiva dispone che il comandante e la proprietà della Mare Jonio “non reiterino condotte in contrasto con la vigente normativa nazionale ed internazionale in materia di soccorso in mare, di immigrazione, nonché con le istruzioni di coordinamento delle competenti Autorità. Le Autorità militari e di polizia destinatarie del presente atto – conclude la direttiva – ne cureranno l’esecuzione, a partire da ogni possibile forma di notificazione ed intimazione agli interessati, e la stretta osservanza”.
La risposta di Mediterranea. Nel pomeriggio l’ong italiana ha replicato con un comunicato stampa. “Apprendiamo che il Viminale ha dedicato, nella sua intensa attività di produzione di ‘direttive ad navem’, una nuova direttiva interamente dedicata alla nostra nave, Mare Jonio, salpata per la seconda missione del 2019 il 14 aprile scorso – si legge nella nota -Diffidiamo altresì chiunque e nella fattispecie il Ministro dell’Interno italiano – dicono da Mediterranea Saving Humans – dal mettere in atto comportamenti che violino le leggi nazionali ed internazionali in materia di rispetto dei diritti umani e di obbligo di salvataggio in mare”. La direttiva “dice che la nostra presenza in mare sarebbe un incentivo per chi lascia la Libia – proseguono dalla nave umanitaria -, bisognerebbe appunto ricordare al Viminale che in Libia c’è una guerra, e che in ogni caso, come l’Onu e l’Ue non perdono occasione di ricordare, quel Paese non è mai stato un porto sicuro, ma piuttosto il teatro di ‘indicibili orrori’, stupri quotidiani, torture, esecuzioni sommarie per tutti i migranti, inclusi i bambini”. L’ong precisa che si atterrà “esattamente come chiede la direttiva, alle vigenti norme nazionali e internazionali, cosa che implica l’impossibilità di fare alcun riferimento alla Libia, certi che anche che l’illegittimità della sua zona Sar sarà presto definitivamente riconosciuta”. (ec)