Belsat è una delle pochissime alternative ai mezzi d’informazione controllati dalle autorità della Bielorussia. Negli anni scorsi ha dovuto trasferire la sua sede centrale in Polonia, ma mantiene un ufficio di corrispondenza nella capitale Minsk.
Il 9 aprile l’accanimento delle autorità bielorusse contro la Internet tv indipendente ha raggiunto un nuovo picco: agenti di polizia hanno fatto irruzione negli studi dell’emittente sequestrando computer e archivi elettronici.
La causa di tutto ciò è un’inchiesta trasmessa da Belsat nell’ottobre 2018 su una serie di arresti per corruzione nel settore della sanità pubblica. A gennaio, la procura generale ha aperto un’inchiesta contro Belsat per diffamazione e da allora diversi giornalisti sono stati convocati per interrogatori.
Fino, appunto, al raid intimidatorio di martedì scorso che, come confermato all’agenzia russa Sputnik da un portavoce della polizia bielorussa, aveva proprio a che fare con l’inchiesta della procura.
A rischiare ora sono Aleksei Minchonok, capo dell’ufficio di Minsk di Belsat, insieme all’operatore di ripresa Aleksandr Lyubenchuk e ad altri due giornalisti, Irina Slavnikova e Ales Zalevski. Se processati e giudicati colpevoli di diffamazione, potrebbero essere condannati a tre anni di carcere.